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Il compleanno. Gli 80 anni di papa Francesco in 80 parole

Da misericordia a tango, da "balconear" a tenerezza, ecco il ritratto di Bergoglio attraverso 80 frammenti di vita fra frasi, episodi, gesti

Il 17 dicembre papa Francesco compie 80 anni. Un momento importante per lui e per la Chiesa tutta ma anche l’occasione per conoscerlo più da vicino. Per questo abbiamo pensato di raccontarlo attraverso 80 frammenti di vita: frasi, episodi, gesti che non hanno la pretesa di realizzare una biografia organica ma un piccolo, incompleto collage in cui le tessere sono tenute insieme dalla colla della stima e dell’affetto. E’ il nostro modo di augurare al Papa “Buon compleanno”.

1. LA NASCITA IN ARGENTINA
Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, il 17 dicembre 1936. Fu battezzato otto giorni dopo, il 25 dicembre, presso la parrocchia San Carlo Borromeo nel quartiere Almagro.

2. LA CASA
Eretta al numero 268 della piccola via Varela, nel quartiere Flores a Buenos Aires, tra José Bonifacio e Juan Bautista Alberti. Qui è nato il futuro Papa. In un primo tempo come casa natale di Bergoglio era stata indicata una abitazione situata in via Membrillar 531 sempre nel quartiere Flores.

3. I GENITORI
Il padre, Mario José Bergoglio, figlio di italiani immigrati in Argentina, faceva il ragioniere, impiegato nelle ferrovie. Sua mamma, Regina Sivori, anch’essa figlia di emigranti italiani, era casalinga e portava avanti la famiglia, composta anche da cinque figli: Oscar Adrian, Alberto, Maria Elena, Marta Regina e Jorge Mario.

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4. I NONNI
Sono soprattutto quelli paterni che hanno avuto maggior influenza sul piccolo Jorge Mario. Si chiamavano Giovanni Angelo Bergoglio e Rosa Vassallo. Quest’ultima è stata spesso citata dallo stesso Papa come modello nella trasmissione della fede. Ma anche nel tramandare le tradizioni e la lingua – italiano e dialetto piemontese – delle proprie radici, che per la famiglia Bergoglio sono piantate nell’Astigiano.

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5. LA VOCAZIONE
Nel 1953 Bergoglio aveva quasi 17 anni e la sua fede si era un po’ appannata. Il 21 settembre, Festa dello studente e memoria liturgica di san Matteo, aveva deciso di fare un salto in chiesa, dove incontrò padre Duarte, un sacerdote che non aveva mai visto prima, ma che gli trasmise la sensazione di una grande spiritualità. Si confessò da lui e in quei momenti percepì la chiamata a diventare sacerdote. «Fu lo stupore di un incontro con qualcuno che ti sta attendendo», ha raccontato. La certezza di questa vocazione non ebbe però immediatamente seguito. Per qualche anno, ottenuto il diploma come tecnico chimico, continuò a lavorare in un laboratorio di analisi degli alimenti.

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6. LA MALATTIA
A vent’anni Jorge Mario Bergoglio si trovava tra la vita e la morte per una malattia ai polmoni. I medici gli dovranno asportare la parte superiore del polmone destro. La guarigione e la riabilitazione saranno lunghe e dolorose. Ma confermeranno nel futuro Papa il suo cammino di vocazione.

7. IL NOVIZIATO
La data del suo ingresso nel noviziato della Compagnia di Gesù è l’11 marzo 1958. Inizia il percorso di formazione che lo porterà anche fuori dall’Argentina, ossia in Cile.

8. È SACERDOTE
Bergoglio diventa sacerdote il 13 dicembre 1969, quattro giorni prima di compiere 33 anni. Il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua come gesuita.

9. NELLA COMPAGNIA DI GESU'
Fra il 1964 e il 1965 Bergoglio è professore di letteratura e psicologia nel Collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel Collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al Collegio San Giuseppe. Dopo la professione perpetua è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la Facoltà di teologia, consultore della Provincia della Compagnia di Gesù e rettore del Collegio. Il 31 luglio 1973 viene eletto provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Sei anni dopo riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del Collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Verrà poi inviato nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba come direttore spirituale e confessore.

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10. LA POESIA PREDILETTA
Papa Francesco ama «moltissimo» il poeta tedesco Friedrich Hölderlin (1770-1843) e ha citato la poesia Alla veneranda nonna (nel giorno del 72° compleanno) che si chiude con i versi: «E imparerò a vivere a lungo come te, o madre!».

11. JORGE LUIS BORGES
Più volte papa Francesco ha ricordato lo scrittore argentino Jorge Luis Borges (1899-1986), «un agnostico che tutte le sere recitava il Padre Nostro perché l’aveva promesso alla madre e che morì con il conforto religioso». Quando Bergoglio era professore di letteratura, invitò Borges a tenere alcune lezioni nel suo liceo.

12. GLI SCRITTORI PREFERITI
Numerosi sono gli scrittori cari al Papa. Uno è Robert Hugh Bensonm (1871-1914), sacerdote anglicano, figlio di un arcivescovo di Canterbury, che si convertì al cattolicesimo, di cui Francesco ha ricordato il romanzo Il padrone del mondo. Poi c’è il russo Fedor Dostoevskij (1821-1881)

13. I FILM AMATI
«Un film che ho molto amato è Roma città aperta», ha raccontato il Pontefice facendo riferimento al film del 1945 diretto da Roberto Rossellini. Altro titolo è Il pranzo di Babette, il cui regista danese Gabriel Axel è scomparso a 95 anni nel 2014. Il film gli piace perché, ha spiegato, «vi si vede un caso tipico di esagerazione di limiti e proibizioni».

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14. LA MUSICA CHE IL PAPA ASCOLTA
Papa Francesco ama Giacomo Puccini e in particolare Turandot. Poi apprezza Richard Wagner. «La Tetralogia dell’anello eseguita da Furtwängler alla Scala è la cosa per me migliore – ha rivelato – . Ma anche il Parsifal eseguito da Knappertsbusch». L’orecchio di Bergoglio apprezza molto l’ouverture Leonore numero 3 di Ludwig van Beethoven. E Francesco ama anche Mozart e Johann Sebastian Bach con le Passioni (tratto che lo accomuna a papa Ratzinger).

15. IL TANGO

Da buon argentino il Papa si è lasciato conquistare dal tango. «È una cosa che mi viene da dentro», ha confidato. Adora l’orchestra di Juan D’Arienzo e non smette di ascoltare Carlos Gardel, Julio Sosa, Ada Falcón (che si farà monaca), Azucena Maizani (a cui darà l’estrema unzione). Ma è anche aperto ad esperienze più avanguardiste: seguiva Astor Piazzolla e Amelia Baltar.

16. LA BAND MUSICALE
Bergoglio, da professore, ha aiutato due studenti, affascinati dai Beatles, a mettere su una «band di capelloni». Il docente gli ha concesso gli amplificatori usati dal rettore e li ha fatti esibire a scuola. Col risultato che uno degli aspiranti artisti, Pepe Cibils, è stato l’organista alla sua prima Messa.

17. IL QUADRO
La Crocifissione bianca di Marc Chagall (1887-1985) è il dipinto preferito di Papa Francesco. Il dipinto a olio, conservato all’Istitute of Arts di Chicago, è uno dei più discussi tra le opere dell’artista russo. Nel dipinto Gesù Crocifisso indossa intorno ai fianchi il tallit, lo scialle di preghiera ebraico. Intorno a lui il mondo sta sprofondando nel caos e nella sofferenza. Accanto si vedono scene di persecuzione nei confronti degli ebrei.

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18. CALCIO E BASKET
Il Papa ama lo sport. «Da giovane – ha confessato – giocavo a basket, ma mi piaceva tantissimo anche andare allo stadio a vedere le partite di calcio. Andavamo tutti quanti, compresa mia madre, a vedere il San Lorenzo, la nostra squadra del cuore: i miei erano di Almagro, il quartiere del club».

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19. IL VESCOVO AUSILIARE
L’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Antonio Quarracino, sceglie padre Bergoglio come suo stretto collaboratore. Papa Giovanni Paolo II il 20 maggio 1992 lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires. Il 27 giugno riceve nella cattedrale l’ordinazione episcopale proprio dal cardinale. È subito nominato vicario episcopale della zona Flores e il 21 dicembre 1993 diviene vicario generale.

20. IL MOTTO EPISCOPALE
Il motto scelto da Bergoglio come vescovo – e confermato da Papa – è “miserando atque eligendo”. È tratto dalle omelie di san Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di san Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Una frase che Bergoglio sente di aver vissuto proprio nella sua chiamata alla vocazione.

21. LO STEMMA
Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia. In alto campeggia l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante caricato dalle lettere, in rosso, Ihs, monogramma di Cristo. In basso si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica san Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Così il Papa ha inteso esprimere la sua particolare devozione verso la Vergine e Giuseppe.

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22. ARCIVESCOVO A BUENOS AIRES
Il 3 giugno 1997 Bergoglio è promosso arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Passati neppure nove mesi, alla morte del cardinale Quarracino gli succede, il 28 febbraio 1998, come arcivescovo, primate di Argentina, ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese, gran cancelliere dell’Università Cattolica.

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23. IL CARDINALE
Il 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II crea Bergoglio cardinale con il titolo di san Roberto Bellarmino.

24. LA METROPOLITANA
Bergoglio si è definito «un camminatore». «Da cardinale – ha raccontato – mi incantava camminare per le strade ma anche in metro; la città mi incanta, sono un cittadino nell’anima». Celebri sono i suoi spostamenti in metropolitana da arcivescovo di Buenos Aires.

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25. BERGOGLIO È PAPA
Jorge Mario Bergoglio ha partecipato a due Conclavi. Il primo nel 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II. Il suo nome viene citato tra quelli “papabili”. E, secondo alcuni resoconti non ufficiali avrebbe raccolto nel breve Conclave dell’aprile 2005, anche molti voti. Il secondo Conclave, nel quale viene eletto Papa, assumendo il nome di Francesco, a cui partecipa è quello del 2013 dopo la rinuncia al ministero petrino da parte di Benedetto XVI. Il 13 marzo 2013 viene eletto Papa nelle votazioni del pomeriggio.

 

26. BENEDETTO XVI
«Prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca». Papa Francesco si è appena presentato sulla loggia centrale della Basilica Vaticana, pochi minuti dopo l’annuncio della sua elezione. E il primo pensiero è rivolto proprio al suo predecessore che da Castel Gandolfo sta seguendo l’esito del Conclave attraverso la televisione, dopo la sua rinuncia al ministero petrino. Un segno di affetto e di stima che Francesco in questi anni ha rinnovato in diverse occasioni, sia in modo pubblico con l’invito al suo predecessore a presenziare ad alcune celebrazioni, sia in forma privata con messaggio, telefonate e visite presso il monastero Mater Ecclesiae dentro il Vaticano dove Benedetto XVI ha scelto di vivere. «È come avere un nonno saggio in casa», ha anche detto di Ratzinger, rispondendo ai giornalisti.

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27. LA SUA CAMERA A CASA SANTA MARTA
Il Papa vive nell’appartamento 201 di Casa Santa Marta, la struttura all’interno della Città del Vaticano fatta costruire da Giovanni Paolo II per dare una residenza ai cardinali durante il Conclave. È un palazzo di cinque piani e l’appartamento di Francesco è al secondo. È composto da un soggiorno, uno studio, una camera da letto e un bagno.

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28. LA STATUETTA NELLO STUDIO
La statua di san Giuseppe dormiente – con Giuseppe raffigurato nel sonno, disteso su un fianco – che Bergoglio conservava in curia a Buenos Aires, è una delle poche cose che ha voluto far arrivare dall’Argentina dopo l’elezione al soglio di Pietro. Oggi si torva nel suo studio a Casa Santa Marta e sotto vi infila dei biglietti con le sue richieste di grazie al santo.

29. L’ORA DELLA SVEGLIA
Il Pontefice si sveglia alle 4.45, resta nella sua stanza e recita l’Ufficio delle letture. Quindi legge e medita le letture della Messa del giorno, preparando così l’omelia che pronuncerà poco dopo nella cappella di Casa Santa Marta.

30. LA SIESTA

Il segreto per vincere lo stress di un’agenda stracarica di impegni? «Prego e dormo come un legno», ha detto il Papa nell’intervista concessa a Tv2000 e InBlu Radio lo scorso novembre. Ma ha anche raccontato: «Normalmente alle 9 vado in stanza e leggo quasi
fino alle dieci, quando mi comincia a lacrimare un occhio spengo la luce». Però «ho bisogno della siesta. Devo dormire dai 40 minuti a un’ora, mi tolgo le scarpe e mi ritiro al letto».

31. I CIBI PREFERITI
È nota la predilezione del Papa per il “dulce de leche”, la crema di latte e zucchero inventata un secolo fa in Argentina. Ma a Casa Santa Marta sono entrate anche le “empanadas”, fagottini di pasta ripiena cotti al forno. E non manca il celebre tè argentino, il Mate.

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32. LA PIZZERIA
A papa Francesco manca «uscire per strada, andare a camminare per le strade. Oppure andare in una pizzeria a mangiare una pizza».

33. TV E RADIO
Papa Francesco non guarda la televisione dal 1990. «È una promessa che ho fatto alla Vergine del Carmelo la notte del 15 luglio 1990. Mi sono detto: “Non è per me”». Ma ha ascoltato molto la radio. «Con la mamma al sabato ascoltavamo le opere che trasmettevano alla Radio del Estado. Ci faceva sedere accanto all’apparecchio e prima che cominciasse ci narrava la trama».

34. IL COMPUTER

«Ti devo dire la verità? Non sono per niente capace con le macchine, non sono capace di usare il computer. Che vergogna, vero?». È quanto ha raccontato nel 2015 papa Francesco in un videocollegamento con i ragazzi disabili rispondendo ad Alicia, 16 anni, spagnola che gli parlava del suo amore per la fotografia e gli chiedeva se anche lui ama scattare foto e scaricarle sul pc.

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35. IL TELEFONO
«Sono così, ho sempre fatto questo anche a Buenos Aires. Ricevevo un biglietto, una lettera di un prete in difficoltà, una famiglia o un carcerato e rispondevo…». Così il Papa ha spiegato un giorno a monsignor Dario Edoardo Viganò la sua “familiarità” con il telefono. Uno degli aspetti del suo stile, quello delle telefonate a gente comune, in diversi Paesi del mondo, che più hanno sorpreso l’opinione pubblica soprattutto nei primi mesi del pontificato.

36. L’ODORE DELLE PECORE
È il 28 marzo 2013 quando papa Francesco celebra nella mattina del Giovedì Santo la Messa Crismale con i sacerdoti della “sua” diocesi – quella di Roma – nella Basilica di San Pietro. E nell’omelia dice: «Vi chiedo: essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini». L’espressione “pastori con l’odore delle pecore” è una di quelle che segnano il pontificato di Bergoglio e sta a indicare la vicinanza di sacerdoti e vescovi al popolo di Dio che è stato loro affidato.

37. CHIESA IN USCITA

«Se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata “in uscita”, che è nata missionaria». Così Francesco ha spiegato durante un’udienza la sua celebre espressione «Chiesa in uscita». Uscire è andare verso l’altro, verso culture e popoli, verso le periferie geografiche ed esistenziali: ovvero poveri, scartati, disperati, falliti. Ma è anche uscire da se stessi, dall’autoreferenzialità, dalle comodità, dalle visioni troppo rigide.

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38. LA MISERICORDIA
La misericordia è presente nello stesso stemma episcopale di Bergoglio “Miserando atque eligendo”. Nel suo primo Angelus, il 17 marzo 2013, papa Francesco ha citato il libro del cardinale Kasper Misericordia. «E mi ha fatto tanto bene, quel libro – ha detto –. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto». E aveva aggiunto riferendosi a Dio: «Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi». Alla misericordia divina, cuore del suo pontificato, Francesco ha voluto dedicare niente meno che un Giubileo straordinario.

39. IL GIUBILEO
Dodici mesi nel segno della misericordia, «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa», come l’ha definita papa Francesco nella bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario Misericordiae vultus. Il Giubileo – che ha avuto come motto “Misericordiosi come il Padre” – è stato aperto l’8 dicembre 2015 e chiuso lo scorso 20 novembre. L’Anno Santo è stato celebrato non soltanto a Roma ma anche in tutte le diocesi del mondo dove sono state aperte le Porte Sante della misericordia. Durante l’Anno il Pontefice ha anche inviato i «missionari della misericordia».

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40. IL CONCILIO
Francesco è il primo Papa eletto dopo il Vaticano II a non avervi partecipato. Malgrado questo il suo pontificato ne è profondamente ispirato, in qualche modo può esserne considerato “figlio”. Al tempo stesso Bergoglio è legatissimo ai due Papi del Concilio: Giovanni XXIII e, soprattutto, Paolo VI che richiama spesso. Ha più volte sottolineato ad esempio che l’esortazione apostolica di Montini Evangelii nuntianti è il documento pastorale più importante mai scritto.

41. L’OPZIONE DEI POVERI
«Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri». Sono state tra le prime parole pronunciate da papa Francesco dopo la sua elezione a successore di Pietro. E in questi anni di pontificato Bergoglio ha ribadito la necessità di ascoltare il grido dei poveri. Nell’Evangelii gaudium ha scritto: «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri. Questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo». Inoltre ha evidenziato che «esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri». E ha esortato: «La cosa importante non è guardarli da lontano o aiutarli da lontano. No, no! È andare loro incontro. Questo è cristiano! Questo è ciò che insegna Gesù».

42. VILLAS MISERIAS

L’attenzione di Francesco alle periferie dimenticate – come già avveniva da arcivescovo di Buenos Aires visitando le villas miserias – si è tradotta in numerose tappe nelle baraccopoli. È accaduto nel 2013 in Brasile, quando ha visitato la favela di Varginha a Rio; oppure nel novembre 2015 quando si è fermato nel quartiere povero di Kangemi a Nairobi (Kenya). Altro gesto significativo è stato la sosta nel campo nomadi di Pietralata, alla periferia di Roma, nel febbraio 2015.

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43. LE PERIFERIE
Andare nelle periferie. Non solo geografiche, ma anche dell'uomo. È uno degli obiettivi che papa Francesco si è dato nel suo ministero petrino. E lo dimostra con i viaggi pastorali, che spesso hanno come meta proprio luoghi lontani e dimenticati. Ma anche con le visite nei Venerdì della misericordia, durante il recente Giubileo ha dimostrato di voler incontrare le periferie esistenziali. Del resto anche lui, parlando la sera dell'elezione a Papa, disse che , quasi in una periferia del mondo.

44. I MOVIMENTI POPOLARI
La democrazia «si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino». Papa Francesco ha incontrato i movimenti popolari lo scorso novembre per la terza volta dopo un primo evento a Roma nel 2014 e un secondo durante il viaggio in Bolivia. Sono organizzazioni di piccoli agricoltori e pescatori (Terra); abitanti di aree periferiche e baraccopoli (Casa); rigattieri, venditori ambulanti, artigiani di strada, lavoratori a giornata (Lavoro).

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45. I PROFUGHI
La vicinanza a profughi e migranti è una costante del pontificato di Francesco. Oltre alla visita a Lampedusa, il Papa è entrato nel campo profughi di Saint Sauveur a Bangui (Repubblica Centrafricana) nel novembre 2015 e si è recato nell’isola greca di Lesbo il 16 aprile 2016 per incontrare i rifugiati e pregare per le vittime delle migrazioni.

46. LAMPEDUSA
«Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta». Sono le parole che papa Francesco pronuncia durante l’omelia della Messa celebrata nel campo sportivo “Arena” in località Salina nell’isola di Lampedusa dove da tempo si consumano le tragedie dei viaggi della disperazione dei migranti in fuga da condizioni di vita terribili. È l’8 luglio 2013 e per papa Francesco è il suo primo viaggio fuori da Roma. E sceglie di andare in un luogo di disperazione e spesso di morte in mare. Sarà anche il segno di come nel suo pontificato Francesco scelga le mete in cui recarsi in visita: spesso le periferie del mondo, sia dal punto di vista geografico, sia da quello umano.

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47. LO SCARTO
«Cultura dello scarto», per il Papa, è quella per cui la vita umana, la persona non è più sentita come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro – o non serve più – come l’anziano –. E la denuncia della cultura e dell’economia dello scarto che costituisce uno dei pilastri della dottrina sociale di Francesco.

48. LA CULTURA DELL’INCONTRO
Potremo definirla una delle linee guida del suo pontificato. Per vincere l’indifferenza, per costruire una società veramente umana, ha più volte sottolineato il Papa, occorre promuovere la cultura dell’incontro. Bisogna cioè imitare la semplicità di Gesù, non limitandosi a vedere ma guardando, ascoltando anziché sentire, fermandosi con chi soffre, lasciandosi prendere dalla compassione verso il fratello, aiutandolo in modo concreto.

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49. LA TENEREZZA
«Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza», scrive papa Francesco nell’Evangelii gaudium. E nell’esortazione apostolica la parola “tenerezza”, non così usuale in un documento magisteriale, compare ben undici volte.

50. I CONCISTORI
Nel suo pontificato papa Francesco ha tenuto tre Concistori per la creazione di nuovi cardinali. Il primo si è svolto il 10 febbraio 2014 per la creazione di 19 cardinali, di cui 16 elettori in caso di Conclave e 3 non elettori perché di età superiore agli 80 anni. Il secondo Concistoro si è svolto il 14 febbraio 2015 per 20 nuovi cardinali, di cui 15 elettori e 5 non elettori. Il terzo Concistoro si è svolto poche settimane fa il 19 novembre 2016 con la creazione di 17 nuovi cardinali, di cui 13 elettori e 4 over 80. Nel complesso il Papa ha creato 44 cardinali elettori e 12 non elettori.

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51. LUMEN FIDEI
Lumen fidei – “La luce della fede” – è la prima enciclica firmata da papa Francesco ed è datata 29 giugno 2013. Suddivisa in quattro capitoli, la Lettera – spiega lo stesso Pontefice – si aggiunge alle encicliche di Benedetto XVI sulla carità e sulla speranza e assume il «prezioso lavoro» compiuto dal Papa emerito, che aveva già «quasi completato» l’enciclica sulla fede. A questa “prima stesura” Francesco ha aggiunto «ulteriori contributi».

52. LA RIFORMA DELLA CURIA
È il settembre 2013 quando Francesco istituisce un Consiglio di nove cardinali che lo aiuti nel progetto di revisione della Curia Romana. Il Consiglio – ribattezzato il “C9” – si riunisce periodicamente per portante avanti il progetto. Fra le novità scaturite da questo percorso la creazione della Segreteria per l’economia (febbraio 2014), della Segreteria per la comunicazione (giugno 2015), del nuovo Dicastero per i laici, la famiglia e la vita (settembre 2016).

53. EVANGELII GAUDIUM
L’Evangelii gaudium – “La gioia del Vangelo” – può essere considerato il documento “programmatico” di papa Francesco. È l’esortazione apostolica di Francesco «sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale» che raccoglie gli spunti emersi durante il Sinodo dei vescovi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” del 2012. Nell’Evangelii gaudium – datata 24 novembre 2013 – si esorta alla conversione pastorale e si propone una trasformazione missionaria della Chiesa chiamata a essere «in uscita».

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54. I VIDEOMESSAGGI
È un’altra modalità di comunicazione che Bergoglio ha sfruttato, si può dire, a piene mani. In situazioni più o meno convenzionali. Nel gennaio 2014 l’amico anglicano Anthony Palmer registrò sul suo smartphone un messaggio del Pontefice che poi mostrò durante un raduno di carismatici evangelici negli Stati Uniti. Francesco sta anche usando videomessaggi per la diffusione delle intenzioni di preghiera mensili, video pubblicati ogni 30 giorni dall’Apostolato della preghiera, storico apostolato della Compagnia di Gesù.

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55. INEQUITA’
Tra le parole “nuove” introdotte nel vocabolario dal Papa, una delle più usate è “inequità”. Vocabolo che sta a indicare la mancanza di giustizia nelle distribuzione dei beni. Alla radice le distorsioni di un’economia che rifiuta e abbandona i bisognosi. C’è cibo per tutti, accusò ad esempio nel videomessaggio inviato all’Expo 2015 di Milano, ma non tutti possono mangiare, mentre sono sotto gli occhi di tutti lo spreco e lo scarto.

56. BALCONEAR
Una delle più curiose parole usate da Francesco è sicuramente “balconear”. Si tratta di un’espressione argentina, più precisamente del gergo lunfardo, che indica chi guarda dalla finestra o dal balcone. I cristiani invece, soprattutto i giovani, non possono, non devono limitarsi a osservare la vita ma diventare protagonisti, avere il coraggio di sognare in grande. Ecco allora che non basta vivacchiare, tantomeno “balconear” rischiando di scivolare nella palude dell’indifferenza.

57. LA TERZA GUERRA MONDIALE A PEZZI
Papa Francesco ha coniato l’espressione di «terza guerra mondiale a pezzi» per indicare i conflitti, spesso dimenticati, che insanguinano oggi il pianeta. E ha anche spiegato «Quando parlo di guerra parlo guerra sul serio, non di guerra di religione. C’è guerra per interessi, soldi, risorse della natura, per il dominio sui popoli. Questi sono i motivi. Qualcuno parla di guerra di religione, ma tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri, capito?».

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58. LAUDATO SI’
Inizia con le prime parole del cantico delle creature di san Francesco d’Assisi l’enclica Laudato si’, la seconda del pontificato di Bergoglio che porta la data del 24 maggio 2015. Il documento, ribattezzato l’enciclica “verde” per l’attenzione al Creato che fa da filo conduttore, ha al centro la «cura della casa comune». Francesco descrive i problemi dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento, della povertà, dell’iniquità, denuncia il «paradigma tecnocratico» e propone l’idea di un’«ecologia integrale».

59. BARTOLOMEO I
È una profonda amicizia quella che unisce papa Francesco al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Bergoglio che si china di fronte a Bartolomeo è l’immagine chiave della sua visita in Turchia. «Fratelli nella speranza, camminiamo insieme», è stato l’invito di Francesco. E Bartolomeo I ha chiamato più volte il Pontefice «santissimo fratello». A Bartolomeo il Papa ha fatto riferimento nell’enciclica Laudato si’ dicendo di riprendere «parte del contributo del caro patriarca ecumenico».

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60. LA MONDANITÀ SPIRITUALE
La «mondanità spirituale» come «il male peggiore della Chiesa». Fu questo uno dei concetti che il cardinale Bergoglio espresse il 9 marzo 2013, nel suo intervento alla penultima congregazione dei cardinali prima di quel Conclave che lo avrebbe eletto Pontefice. Il tema, ripreso da un libro del teologo francese Henri De Lubac, sarebbe tornato potentemente nella predicazione di Francesco.

61. LE CHIACCHIERE
«Terrorismo delle chiacchiere»; «Il chiacchierone è un terrorista che butta la bomba»; «L’abitudine a chiacchierare è un’abitudine di terrorismo»; «Il giudizio delle chiacchiere»; «Quando una persona chiacchiera contro un’altra è crudele perché distrugge la fama della persona»; «Non perdete tempo ed energie nelle chiacchiere e negli intrighi»; «Un’anima meschina, piena di piccolezze, piena di chiacchiere»; «Chiacchiere da bar che rilanciate dai media rischiano di provocare conflitti». Chiacchiere, ovvero, nell’italiano spagnoleggiante del Pontefice, pettegolezzi, mormorii, maldicenze. Una delle parole più ricorrenti nell’omiletica bergogliana.

62. KIRILL
«Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso battesimo, siamo vescovi. Abbiamo parlato delle nostre Chiese e ci siamo trovati d’accordo nel fatto che l’unità si costruisce camminando». Francesco ha pronunciato queste parole al termine del colloquio privato con il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, lo scorso febbraio. Il primo incontro nella storia tra un Pontefice e un patriarca della Chiesa ortodossa russa. Avvenuto all’aeroporto di Cuba, un luogo insolito, incrocio di rotte internazionali e in questo caso, anche di traiettorie storiche.

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63. LE LACRIME
«Alle volte nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. C’è un momento nella nostra vita che solo le lacrime ci preparano a vedere Gesù». Questa la bella immagine usata da Bergoglio in una delle sue prima omelie nella cappella di Casa Santa Marta. E il tema delle lacrime è tornato più volte nella sua predicazione. Le lacrime degli uomini e le lacrime di Gesù, che «hanno sconcertato tanti teologi nel corso dei secoli, ma soprattutto hanno lavato tante anime, hanno lenito tante ferite».

64. I DISCORSI… A BRACCIO
«Grazie tante, per le parole e anche per i sentimenti», ha detto Bergoglio incontrando i seminaristi pugliesi, «non sono state parole fredde e questo fa piacere, quando c’è il calore del fratello che parla, e non ha paura di sembrare forse un po’ ridicolo, ma dice quello che sente. E questo fa bene. E così io non posso rispondere freddamente. Il discorso “freddo” preparato vi sarà consegnato. E io dirò quello che mi verrà spontaneamente...». E così ha fatto e fa il Papa innumerevoli volte. Con una particolare preferenza quando incontra suoi “pari”: sacerdoti, religiosi, vescovi.

65. LUTERO
Papa Francesco è stato il primo Pontefice della storia a partecipare a una commemorazione della Riforma. Lo ha fatto con il viaggio in Svezia del 31 ottobre e 1° novembre scorsi. È stata anche l’occasione per soffermarsi sulla figura di Lutero. Nell’intervista rilasciata a La Civiltà Cattolica alla vigilia della visita, Bergoglio ha condensato i principali meriti di Lutero in due parole. Vale a dire Riforma («fondamentale perché la Chiesa è semper reformanda») e Scrittura («Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo».

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66. IL POLIEDRO
«Noi siamo nell’epoca della globalizzazione, e pensiamo a cos’è la globalizzazione e a cosa sarebbe l’unità nella Chiesa: forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali? No! Questa è uniformità. E lo Spirito Santo non fa uniformità! Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità. È in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo». Queste le parole pronunciate dal Papa nel luglio 2014 a Caserta, all’incontro con l’amico e pastore pentecostale Giovanni Traettino. E l’immagine del poliedro è tornata altre volte nei suoi interventi, come simbolo della riconciliazione delle differenze.

67. AMORIS LAETITIA
L’Amoris laetitia – “La gioia dell’amore” – è l’esortazione apostolica di Francesco «sull’amore nella famiglia» che porta la data del 19 marzo 2016. Raccoglie quanto emerso dai due Sinodi dei vescovi sulla famiglia del 2014 e 2015. È suddivisa in nove capitoli e oltre 300 paragrafi. Oltre a descrivere la realtà della famiglia oggi, ne indica la vocazione, parla dell’amore nel matrimonio, si sofferma sulla «fecondità» dell’amore, invita a rafforzare l’educazione dei figli e chiede di «accompagnare, discernere e integrare la fragilità» nella «logica della misericordia pastorale» (con il delicato tema dei separati risposati).

68. L’EBRAISMO

Profondo il legame fra Bergoglio e il mondo ebraico. Come testimonia la lunga amicizia con il rabbino Abraham Skorka con cui da arcivescovo di Buenos Aires ha scritto a quattro mani il libro “Il cielo e la terra”. Più volte da Papa ha ribadito il «“sì” alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo» e il «“no” ad ogni forma di antisemitismo». Numerose le visite nelle sinagoghe. E intensa è stata la visita “silenziosa” nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia lo scorso luglio.

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69. GLI “SCHIAFFI SPIRITUALI”
«Per me Molfetta è una parola che ha tante risonanze – ha detto il Papa incontrando i seminaristi pugliesi –. E mi riporta a una donna, una suora, una grande donna, che ha lavorato tanto nei seminari, anche in Argentina, vicina alla nostra casa di formazione: Suor Bernadetta, era delle vostre parti. Quando io, come maestro dei novizi e anche come superiore provinciale, avevo qualche problema con qualcuno, lo mandavo a parlare con lei. E lei, due “schiaffi spirituali”, e la cosa si sistemava. Quella saggezza delle donne di Dio, delle mamme. È una grazia crescere nella vocazione sacerdotale avendo vicino queste donne, queste mamme, che sanno dire le cose che il Signore vuole che siano dette».

70. IL CURA BROCHERO
L’“incontro” di Bergoglio con il santo Cura Brochero (1840-1914), sacerdote dell’arcidiocesi di Cordoba che fu un infaticabile evangelizzatore, avvenne proprio a Cordoba, dove l’allora gesuita si spese moltissimo come confessore. Qui si accorse che tra i fedeli alcuni svolgevano una buona Confessione. Incuriosito, scoprì che si trattava dei meno abbienti, che venivano tutti da Traslasierras, la regione nella quale cento anni prima aveva svolto la sua missione appunto il Cura Brochero. Era la prova, per Bergoglio, che l’evangelizzazione del prete gaucho «dopo quasi un secolo, era ancora efficace».

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71. FAVRE, GESUITA «MODELLO»
Come gesuita «modello» Bergoglio ha indicato in una delle sue prime grandi interviste Pierre Favre (1506-1546), primo compagno di sant’Ignazio di Loyola. Ne ha sottolineato questi tratti: «Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce, dolce». Lo ha canonizzato il 17 dicembre 2013.

72. LA VALIGETTA

Nessun dubbio che sia la valigetta più famosa del mondo. Parliamo della borsa scura che il Papa porta con sé quando viaggia. «Dentro cosa c’è?» gli chiesero i giornalisti che avevano volato con lui in aereo verso la Gmg di Rio de Janeiro, nel 2013. «Non la chiave della bomba atomica – la risposta di Francesco –. Dentro c’è il rasoio, il breviario, l’agenda, un libro da leggere - ne ho portato uno su santa Teresina di cui sono devoto -. Io ho sempre portato una borsa quando viaggio, è normale». E da allora un po’ tutti si sono abituati a vedere il Papa con la valigetta.

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73. IL «DONO» DELLA GERMANIA
Negli anni ì80, quando Bergoglio si trovava in Germania, scoprì durante un viaggio ad Augusta, nella chiesa di San Pietro in Perlach, il dipinto della “Vergine che scioglie i nodi”, opera di Johann Georg Melchior Schmidtner intorno al 1700. Riportò quell’immagine in Argentina, contribuendo a diffonderne la devozione.

74. L’OMAGGIO A MARIA
«Il Papa mi comunicò la sua intenzione di visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore appena un’ora dopo la sua elezione, mentre eravamo a cena. E devo dire che questa richiesta non mi colse di sorpresa perché ne conoscevo da tempo la forte devozione mariana e in particolare a Maria Salus Populi Romani». Così ha detto il cardinale Santos Abril y Castelló. Bergoglio da allora ha fatto visita all’icona mariana alla partenza e al ritorno di ogni suo viaggio apostolico.

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75. I CARCERATI
Papa Francesco è da sempre molto attento alla realtà delle carceri. Sin da semplice prete e poi da arcivescovo ha visitato spesso i detenuti e ha tenuto frequenti contatti telefonici con i penitenziari. Un’abitudine che ha conservato anche da Papa, non mancando mai di inserire l’incontro con i reclusi durante i suoi viaggi più lunghi. Anzi, durante il Giubileo, che ha avuto un momento interamente dedicato alla carceri, si è venuto a sapere che il Pontefice ha parlato telefonicamente anche con condannati a morte. Francesco non ha mai negato di sentirsi particolarmente vicino ai carcerati. «Mi domando – ha ripetuto più volte –: perché lui e non io? Merito io più di lui che sta là dentro? Perché Lui è caduto e io no?».

76. IL TERREMOTO IN ITALIA
«Dal primo momento ho sentito che dovevo venire da voi». Così papa Francesco ha abbracciato i terremotati di Umbria, Lazio e Marche durante la visita dello scorso 4 ottobre nelle zone colpite dal sisma di fine agosto. «Ho pensato bene nei primi giorni di questi tanti dolori che la mia visita, forse, era più un ingombro che un aiuto, che un saluto, e non volevo dare fastidio». E ha aggiunto: «Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi». Francesco ha incontrato gli sfollati di Amatrice, entrando nella zona rossa dove si è fermato in preghiera, Accumoli, Arquata del Tronto e San Pellegrino di Norcia.

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77. I “PROMESSI SPOSI”
«Le pagine dei Promessi Sposi le ho lette e rilette tante volte. Soprattutto i capitoli in cui si parla del cardinale Federigo Borromeo, le pagine dove viene descritto l’incontro con l’Innominato». Così papa Francesco ha rivelato il suo legame con il romanzo di Alessandro Manzoni. E nel 2015 ha chiesto di non mettete da parte un «capolavoro sul fidanzamento» come i Promessi Sposi, appunto.

78. IL GATTOPARDISMO
Uno dei segreti della forza comunicativa di Bergoglio sta nella sua capacità di attingere dalla cultura popolare. Lo scorso 1° dicembre, ad esempio, per indicare la resistenza dell’uomo alla grazia di Dio, ha usato l’immagine del «gattopardismo spirituale». Il rimando è ovviamente al romanzo di Tomasi di Lampedusa e al film che ne trasse Luchino Visconti. È affetto da gattopardismo spirituale, ha spiegato il Papa, chi a parole è sempre per il cambiamento ma poi lascia che tutto resti com’è. Quelli il cui «sì, sì, ci convertiremo, ubbidiremo», indica in realtà un deciso no a ogni trasformazione. È la resistenza «delle parole vuote», senza valore.

79. ASSISI

Assisi, ovvero la città umbra di san Francesco – di cui Bergoglio porta il nome da Pontefice –, è particolarmente cara al Papa argentino. In questi anni di pontificato l’ha visitata per ben tre volte: la prima volta il 4 ottobre 2013 per la solennità del patrono d’Italia; la seconda volta il 4 agosto 2016 con la sosta alla Porziuncola, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, per gli ottocento anni del Perdono di Assisi; la terza volta il 20 settembre scorso per celebrare i trenta anni della Giornata mondiale di preghiera per la pace che il 27 ottobre 1986 Giovanni Paolo II promosse coinvolgendo i leader religiosi del mondo.

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80. LE ROSE DI TERESA DI LISIEUX
«Quando ho un problema», ha spiegato Bergoglio ai giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, «chiedo alla santa (Teresa di Lisieux, ndr) non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e aiutarmi ad accettarlo, e come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca».

(81.) IL FUTURO
No, non ci siamo sbagliati. Sappiamo che questa è la voce numero 81 del nostro collage. Però non si può concludere questo racconto dedicato a Francesco senza guardare avanti. Qualche giorno fa il Papa ha confessato il presentimento che il suo pontificato durerà poco. Noi naturalmente speriamo sia il contrario ma al tempo stesso leggiamo nelle sue parole il totale abbandono in Dio che è eterno presente, la consegna di sé alla volontà del Padre. Che è poi la ricetta della santità, e della felicità completa in questa vita. Tanti auguri papa Francesco!

 

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