
Il messaggio di Pasqua dei Patriarchi e Capi delle Chiese a Gerusalemme
«Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno»
Giovanni 11:25–26
Dal cuore delle tenebre che avvolgono la nostra regione, noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, proclamiamo con audacia al mondo un messaggio di vita e speranza. È lo stesso annuncio rivolto alle donne giunte al sepolcro di Cristo per piangerlo. Come disse loro l’angelo: «Perché cercate il vivente tra i morti? Non è qui, è risorto» (Lc 24:5). A queste parole sconvolgenti, il dolore delle donne si trasformò in gioia e il lamento in esultanza. Il Signore era davvero risorto!
Due millenni dopo, la luce vivente di Cristo risorto, sprigionata dal sepolcro a Pasqua, continua a brillare nelle tenebre, vincendo il potere del peccato e della morte (Rm 8:2). Come esseri umani, abbiamo attraversato nella storia momenti di guerra e oscurità. Nelle nostre vite personali, talvolta cadiamo. Crediamo che Gesù, con la sua morte, abbia portato fisicamente il peso della nostra caduta. Ma quella caduta non lo schiacciò: Egli si è rialzato, è risorto. La sua risurrezione è la luce che dissolve le tenebre e solleva chi a Lui si avvicina con fede (Rm 6:4).
Questa luce meravigliosa guida e rafforza il popolo fedele di Dio per manifestare le opere mirabili di misericordia dell’Onnipotente verso i poveri, gli umiliati e gli oppressi (1 Pt 2:9–10; Lc 4:18). Con gratitudine per la grazia redentrice di Dio in Cristo, abbracciamo questa missione, specialmente mentre cerchiamo di rispondere pastoralmente a quanti hanno sofferto così gravemente nella nostra regione negli ultimi diciotto mesi.
Tuttavia, non possiamo compiere da soli questo compito impegnativo. Chiediamo quindi a cristiani e persone di buona volontà in tutto il mondo di rinnovare il loro impegno a lavorare e pregare per il sollievo degli afflitti, la liberazione di tutti i prigionieri, la fine delle guerre e delle aggressioni che hanno causato sofferenza umana immane, morte e distruzione nella nostra amata Terra Santa, così come in altre regioni del mondo ugualmente colpite.
Soprattutto, li esortiamo a unirsi a noi nel lavorare per una pace giusta e duratura, che inizi da Gerusalemme, la Città della Risurrezione, e si estenda da Gerusalemme fino ai confini della terra (At 1:8).
Rivolgendo questo messaggio pasquale ai cristiani ovunque nel mondo, desideriamo inviare un saluto speciale al nostro clero e ai fedeli rifugiatisi negli ultimi diciotto mesi nella Chiesa Ortodossa di San Porfirio e nella Chiesa Cattolica della Sacra Famiglia a Gaza. Esprimiamo inoltre solidarietà allo staff dell’Ospedale Anglicano Ahli Arab, che ha perseverato con coraggio nel tendere la mano guaritrice di Dio ai feriti gravi, nonostante indicibili difficoltà.
Infine, osserviamo con gioia che quest’anno le celebrazioni orientali e occidentali della Risurrezione del Signore cadono nella stessa data. Provvidenzialmente, ciò coincide con il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, il primo dei grandi concili ecumenici che riunì i leader cristiani di tutto il mondo antico.
Preghiamo che questa felice convergenza di eventi ispiri le nostre Chiese a cercare con sempre maggiore impegno l’unità in Cristo, mentre proclamiamo gli uni agli altri, nello stesso giorno, l’antico saluto pasquale che risuona attraverso i secoli:
«Cristo è risorto! (Al Maseeh Qam! Christos Anesti! Christos haryav i merelotz! Pekhrestos aftonf! Christ est Ressuscité! Cristo è risorto! Christus resurrexit! Meshiha qam! Christos t'ensah em' muhtan! Christus ist auferstanden!). È veramente risorto! Alleluia!»
I Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme
© www.custodia.org, giovedì 17 aprile 2025