Il Papa: 4 falsi dei e l'unico Dio
È stata con questa esortazione che Benedetto XVI, parlando a braccio, ha inaugurato ieri mattina i lavori dell’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente in programma fino al prossimo 24 ottobre. Vi prendono parte 185 Padri sinodali, a rappresentare i quasi 6 milioni di cattolici dell’area e, tra altri invitati, figurano un rabbino del Comitato ebraico internazionale, il consigliere sunnita del Gran Mufti del Libano e un Ayatollah di Teheran. Un appuntamento in cui i partecipanti, come aveva già spiegato lo stesso papa Ratzinger nell’omelia della celebrazione inaugurale di domenica, sono chiamati a riflettere «sul presente e sul futuro dei fedeli e delle popolazioni del Medio Oriente», concentrandosi «sugli aspetti propri della loro missione».
In una Basilica vaticana gremita di gente, dove in omaggio ai diversi riti rappresentanti il Vangelo è stato proclamato in latino e in greco, e cori hanno cantato in latino e in arabo, il Pontefice ha così dunque insistito sulle ragioni di questo Sinodo e sulla prospettiva a cui guardare al Medio Oriente, senza ignorarne le problematiche politiche, economiche e sociali. Un’impostazione, ha spiegato, che ci spinge a guardare a questa terra «nella prospettiva di Dio», che significa «riconoscere in essa la "culla" di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta».
Così, se, come recita il titolo scelto, il Sinodo deve servire ad approfondire «Comunione e testimonianza» delle Chiese del Medio Oriente, l’auspicio di «tutti», per Benedetto XVI, è che «i fedeli sentano la gioia di vivere in Terra Santa, terra benedetta dalla presenza e dal glorioso mistero pasquale del Signore Gesù Cristo. Lungo i secoli quei Luoghi hanno attirato moltitudini di pellegrini ed anche comunità religiose maschili e femminili, che hanno considerato un grande privilegio il poter vivere e rendere testimonianza nella Terra di Gesù. Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa – ha osservato – sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza».
Ma perché questo avvenga, i cristiani del Medio Oriente hanno bisogno di esercitare «un diritto umano fondamentale», ossia poter «vivere dignitosamente nella propria patria». Per questo è necessario «favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione». Tutti, ha concluso, «sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza», mentre «i cristiani continueranno a dare il loro contributo non soltanto con le opere di promozione sociale, ma soprattutto con lo spirito delle Beatitudini».