Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Il Papa all'Assunta: le donne siano liberate da violenze e schiavitù

“Donaci giorni di pace”: questa la preghiera che il Papa, all’Angelus del 15 agosto, ha elevato a Maria, Regina della Pace, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la sua Assunzione in cielo. Papa Francesco ha anche rivolto un appello di pace per il Congo

Foto Lapresse

“Donaci giorni di pace”: questa la preghiera che Papa Francesco, all’Angelus in Piazza San Pietro, ha elevato a Maria, Regina della Pace, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la sua Assunzione in cielo.

Oggi – ha detto il Papa all’Angelus – contempliamo Maria “nel suo cammino verso la Gerusalemme celeste, per incontrare finalmente il volto del Padre e rivedere il volto del suo Figlio Gesù. Tante volte nella sua vita terrena aveva percorso zone montuose, fino all’ultima tappa dolorosa del Calvario, associata al mistero della passione di Cristo. Oggi la vediamo giungere alla montagna di Dio, «vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle» (Ap 12,1)" e "varcare le soglie della patria celeste”. Maria – ha ricordato – “è stata la prima a credere nel Figlio di Dio ed è la prima di noi ad essere assunta in cielo in anima e corpo”

L’Assunzione di Maria – ha proseguito Francesco – “è un mistero grande che riguarda ciascuno di noi, riguarda il nostro futuro. Maria, infatti, ci precede nella strada sulla quale sono incamminati coloro che, mediante il Battesimo, hanno legato la loro vita a Gesù, come Maria legò a Lui la propria vita”:

“La festa di oggi ci fa guardare al cielo, la festa di oggi preannuncia i ‘cieli nuovi e la terra nuova’, con la vittoria di Cristo risorto sulla morte e la sconfitta definitiva del maligno. Pertanto, l’esultanza dell’umile fanciulla di Galilea, espressa nel cantico del Magnificat, diventa il canto dell’umanità intera, che si compiace nel vedere il Signore chinarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con sé nel cielo. Il Signore si china sugli umili per alzarli”.

Maria - osserva il Papa - "ha sofferto tanto nella sua vita" e ci fa pensare a tante situazioni dolorose che vivono oggi le donne:

“In particolare, a quelle delle donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza, delle donne schiave della prepotenza dei potenti, delle bambine costrette a lavori disumani, delle donne obbligate ad arrendersi nel corpo e nello spirito alla cupidigia degli uomini. Possa giungere quanto prima per loro l’inizio di una vita di pace, di giustizia, di amore, in attesa del giorno in cui finalmente si sentiranno afferrate da mani che non le umiliano, ma con tenerezza le sollevano e le conducono sulla strada della vita fino al cielo... E chiediamo al Signore che Lui stesso le porti nelle mani sulla strada della vita e le liberi da queste schiavitù".

L'appello per la pace in Congo
All'Angelus per la Festa dell'Assunta il Papa ha lanciato un accorato appello di pace per la Repubblica Democratica del Congo.

“Alla Regina della pace, che contempliamo oggi nella gloria celeste, vorrei affidare ancora una volta le ansie e i dolori delle popolazioni che in tante parti del mondo sono vittime innocenti di persistenti conflitti. Il mio pensiero va agli abitanti del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, recentemente colpiti da nuovi massacri che da tempo vengono perpetuati nel silenzio vergognoso, senza attirare neanche la nostra attenzione. Fanno parte purtroppo dei tanti innocenti che non hanno peso sulla opinione mondiale. Ottenga Maria per tutti sentimenti di compassione e di comprensione e desiderio di pace e concordia!".

© Avvenire, 16 agosto 2016

 

«La Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia». Lo ha ricordato domenica 14 agosto Papa Francesco prima della recita

Angelus, Papa: servono missionari appassionati

Foto Lapresse

«La Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia. Questo è il fuoco dello Spirito Santo».

Lo ha ribadito Papa Francesco prima della recita dell’Angelus, da piazza San Pietro, ricordando, “con ammirazione”, “l’esemplare testimonianza” dei “numerosi sacerdoti, religiosi e fedeli laici che, in tutto il mondo, si dedicano all’annuncio del Vangelo con grande amore e fedeltà, non di rado anche a costo della vita”.

Soffermandosi sul Vangelo di questa domenica (Lc 12,49-53), Francesco ha sottolineato che “se la Chiesa non riceve” il “fuoco” dello Spirito Santo o “non lo lascia entrare in sé, diviene una Chiesa fredda o soltanto tiepida, incapace di dare vita, perché è fatta da cristiani freddi e tiepidi”.

E poi, ha aggiunto, “chiediamo alla Vergine Maria di pregare con noi e per noi il Padre celeste, affinché effonda su tutti i credenti lo Spirito Santo, fuoco divino che riscalda i cuori e ci aiuta ad essere solidali con le gioie e le sofferenze dei nostri fratelli. Ci sostenga nel nostro cammino l’esempio di san Massimiliano Kolbe, martire della carità, di cui oggi ricorre la festa: egli ci insegni a vivere il fuoco dell’amore per Dio e per il prossimo”.

Papa Francesco: no a Chiesa funzionale che non rischia mai
“Con il fuoco dello Spirito Santo siamo chiamati a diventare sempre più comunità di persone guidate e trasformate, piene di comprensione, persone dal cuore dilatato e dal volto gioioso”, ha ricordato Papa Francesco.

“Nell’adempimento della sua missione nel mondo – ha affermato Francesco – la Chiesa – cioè tutti noi Chiesa – ha bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo per non lasciarsi frenare dalla paura e dal calcolo, per non abituarsi a camminare entro i confini sicuri. Questi due atteggiamenti portano la Chiesa ad essere una Chiesa funzionale, che non rischia mai. Invece, il coraggio apostolico che lo Spirito Santo accende in noi come un fuoco ci aiuta a superare i muri e le barriere, ci rende creativi e ci sprona a metterci in movimento per camminare anche su strade inesplorate o scomode, offrendo speranza a quanti incontriamo”.

Per Francesco, “più che mai oggi c’è bisogno di sacerdoti, di consacrati e di fedeli laici, con lo sguardo attento dell’apostolo, per commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali, caratterizzando così il cammino dell’evangelizzazione e della missione con il ritmo sanante della prossimità. C’è proprio il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci ‘prossimi’ degli altri: delle persone che soffrono, dei bisognosi; di tante miserie umane, di tanti problemi; dei rifugiati, dei profughi, di quelli che soffrono. Quel fuoco che viene dal cuore”.

© Avvenire, 16 agosto 2016