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Il Papa: «Con la preghiera umile si ottiene misericordia»

​Nella catechesi in piazza San Pietro Papa Francesco ha commentato la parabola evangelica del fariseo e del pubblicano, sottolineando che per pregare bene è necessario “estirpare” dal cuore “arroganza e ipocrisia”

Foto Lapresse

All’udienza generale in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha svolto la sua catechesi sulla preghiera umile che ottiene misericordia commentando la parabola del fariseo e del pubblicano. È questo il punto di partenza, con il quale – ricorda il Papa – “Gesù vuole insegnarci qual è l’atteggiamento giusto per pregare, invocare la misericordia del Padre”.

Papa Francesco ha fatto propria la “bella preghiera” del pubblicano, invitando la folla a ripeterla tre volte, e poi ripetendo l’invito al termine della catechesi. A proposito della preghiera del fariseo, ha commentato il Papa, “non basta dunque domandarci quanto preghiamo: dobbiamo anche chiederci come preghiamo, o meglio com’è il nostro cuore. È importante esaminarlo per valutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia. Ma io domando: si può pregare con arroganza? No. Si può pregare con ipocrisia? No”.

“Il fariseo s’incammina sicuro di sé e non si accorge di aver smarrito la strada del suo cuore”. “Il pubblicano, invece – ha aggiunto il Papa -, si presenta nel tempio con animo umile, con animo pentito”, e “la sua preghiera è brevissima, non è così lunga come quella del fariseo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
“La parabola – ha commentato Francesco – insegna che si è giusti o peccatori non per la propria appartenenza sociale, ma per il modo di rapportarsi con Dio e per il modo di rapportarsi con i fratelli. I gesti di penitenza e le poche, semplici parole del pubblicano testimoniano la sua consapevolezza circa la sua misera condizione. La sua preghiera è essenziale: agisce da umile, sicuro solo di essere un peccatore bisognoso di pietà”.

“Siamo tutti presi dalla frenesia del ritmo quotidiano, spesso in balia di sensazioni, frastornati, confusi. È necessario imparare a ritrovare il cammino verso il nostro cuore, recuperare il valore dell’intimità e del silenzio, perché è lì che Dio c’incontra e ci parla. Soltanto a partire da lì possiamo a nostra volta incontrare gli altri e parlare con loro”.

Foto Lapresse

“Nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza è un corrotto, è un ipocrita”. Così Papa Francesco nella catechesi all’udienza generale di questo mercoledì, dedicata alla parabola del fariseo e del pubblicano. È il pubblicano, che si prostra dinanzi al Signore riconoscendosi peccatore, a essere “icona del vero credente”, perché “il peccatore può mendicare la misericordia di Dio” e cosi il pubblicano “mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore”.

Mentre il fariseo è “l’icona del corrotto che fa finta di pregare , ma soltanto riesce a pavoneggiarsi di sé stesso davanti a uno specchio”. “La superbia – ha ammonito il Papa – compromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto condizione necessaria per essere rialzati da Lui, così da sperimentare la misericordia che viene a colmare i nostri vuoti.

Foto Lapresse

© Avvenire, 1 giugno 2016

 

Anno santo della misericordia

 

Giubileo, i sacerdoti col Papa da tutto il mondo

Stanno arrivando da tutto il mondo a Roma. Sono i sacerdoti che, insieme con i seminaristi, celebreranno nell’Urbe il loro Giubileo particolare. Fra loro ci sarà papa Francesco che domani sarà impegnato in una sorta di “maratona spirituale” senza precedenti in città. In una sola giornata il Pontefice terrà tre diverse meditazioni – proprio per i presbiteri e i futuri preti – in altrettante Basiliche maggiori della Capitale: San Giovanni in Laterano, poi Santa Maria Maggiore e infine San Paolo fuori le Mura.

«Francesco ha deciso che sacerdoti e seminaristi si fermino un momento in mezzo alle tante attività pastorali per trovare un po’ di riposo e di ristoro nel cuore del Buon Pastore – spiega a Radio Vaticana l’arcivescovo messicano Jorge Carlos Patrón Wong, segretario della Congregazione per il clero con la delega per i Seminari –. Siamo consapevoli della nostra debolezza e povertà; per questo abbiamo bisogno della misericordia di Dio».

L’appuntamento che si inserisce nel calendario dell’Anno Santo si articolerà in tre giornate e ha per tema le parole con cui il Papa ha delineato il volto del presbitero: “A immagine del Buon Pastore, il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti”. Si comincia oggi. Dalle 9 sacerdoti e seminaristi saranno in una delle tre chiese giubilari indicate dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (San Salvatore in Lauro, Santa Maria in Vallicella, San Giovanni dei Fiorentini) dove avranno la possibilità di celebrare il sacramento della Riconciliazione e di dedicarsi all’Adorazione eucaristica. Poi il pellegrinaggio alla Porta Santa della Basilica di San Pietro: è stato predisposto uno speciale varco nei pressi di Castel Sant’Angelo che seguirà via della Conciliazione.

Alle 17.30 una serie di catechesi sul tema della misericordia in alcune chiese del centro storico di Roma. Guideranno le riflessioni – secondo il gruppo linguistico di appartenenza – Vincent Dollmann, vescovo ausiliare di Strasburgo (francese), Robert Barron, vescovo ausiliare di Los Angeles (inglese), il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura (italiano), Grzegorz Rys, vescovo ausiliare di Cracovia (polacco), Paulo César Costa, vescovo ausiliare di Rio de Janeiro (portoghese), il cardinale José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David (spagnolo), l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia (tedesco).

A seguire le celebrazioni eucaristiche. Domani è in programma il ritiro spirituale guidato da Francesco. Le meditazioni nelle tre Basiliche (alle 10, alle 12 e alle 16) saranno trasmesse dal Centro Televisivo Vaticano e potranno essere seguite in tutto il mondo via Internet o tramite le emittenti tv. La giornata di ritiro terminerà con la concelebrazione eucaristica per gruppi linguistici.

Il Giubileo si concluderà venerdì con la Messa della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. L’Eucaristia sarà presieduta da Bergoglio alle 9.30 in piazza San Pietro e verrà concelebrata dai sacerdoti che prendono parte all’evento. Secondo l’arcivescovo Jorge Carlos Patrón Wong, intento dell’iniziativa è offrire ai preti «una grande opportunità per rinnovarci, per prendere di nuovo questo profumo del Buon Pastore, condividerlo con il nostro popolo, per ricevere nuovamente l’emissione dello Spirito Santo e rinnovare le nostre forze, il coraggio, l’entusiasmo e farci prossimi a tutti».

Giacomo Gambassi

© Avvenire, 1 giugno 2016

 

In morte di don Marco, mentre inizia il Giubileo dei sacerdoti

 

«Piccirì, vuoi farti prete?»

 

don Marco

La foto lo ritrae con l’ostensorio d’argento tra le mani e il velo omerale sulle spalle. È lo sguardo però che attira l’attenzione. Lo sguardo di quel giovane prete che, incantato, fissa l’Ostia misteriosa. Piccolo pezzo di pane nel quale è racchiuso un mistero immenso. E don Marco in quel mistero aveva voluto gettarsi a capofitto.

Quel mistero ha potuto contemplare sotto le sue stesse mani da quando era stato ordinato sacerdote. La foto, però, è dello scorso anno, perché don Marco, sabato pomeriggio, vigilia del Corpus Domini, è volato in cielo. Ci teneva tanto a celebrare il decimo anniversario della sua ordinazione. Mancava giusto un mese. Il Signore ha decretato diversamente. È bello ricordarlo oggi, mentre a Roma iniziano i tre giorni dello speciale Giubileo che il Papa ha voluto fosse riservato ai sacerdoti.

La diocesi di Aversa, la parrocchia che era stata affidata a don Marco e che ha tanto amato, amici e familiari: tutti non hanno smesso di bussare alla porta del cuore di Gesù da quando arrivò la terribile notizia: don Marco malato di cancro. Quella porta, però, è rimasta chiusa. Perché? I misteri di Dio li conosce Lui. A noi basta sapere che tutto «concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono chiamati secondo il suo disegno».

Tutto viene permesso per la nostra salvezza. Noi cristiani abbiamo la grazia di «sperare contro speranza». Don Marco non aveva ancora 36 anni. Un prete brillante, preparato, intelligente, colto. Sapeva suonare e cantare. I giovani lo amavano. Era per loro il parroco e l’amico; il confidente e il maestro. Per loro scriveva le sue canzoni nelle quali Cristo era sempre al centro. Ha sofferto tanto, Marco. Un giorno mi ha detto. «Sai, padre, anche tu hai avuto una piccola parte nella mia vocazione». Davvero? E quale? Aiutami a ricordare. E lui, sorridendo, è andato a rovistare nella selva dei suoi ricordi: «Eravamo in sagrestia.

Tu venisti a confessare nella nostra parrocchia. Io ero un chierichetto. Alla fine della confessione mi hai detto: 'Piccirì, vuoi farti prete?'». E ha sorriso. Davvero, Marco? Che gioia mi dai, gli ho risposto. Possibile? Possibile che una semplice frase gettata così alla buona possa entrare nel cuore di un ragazzino e ritornare alla memoria sul letto di morte? Quanta responsabilità abbiamo nei confronti delle persone che il Signore mette sul nostro cammino.

La sera prima del suo ingresso in Paradiso sono andato a fargli visita. In camera con lui c’erano il nostro vescovo Angelo Spinillo, due sacerdoti e i suoi stupendi genitori. Era sereno. La morfina riusciva a tenere a bada il dolore. Era contento: papa Francesco gli aveva telefonato qualche giorno prima. Davvero, Marco? E che ti ha detto? Come si è presentato? «Mi ha detto: 'pronto? Sono Bergoglio'. Ma io ero un po’ assonnato. Mi ha promesso la sua preghiera ma anche mi ha chiesto di pregare per lui». Francesco: grande Papa capace di gesti semplici che rincuorono. Nicola invece di anni ne aveva 30. Il suo parroco aveva voluto affidargli una missione bella e responsabile: essere ministro straordinario della Comunione. Nicola lo aiutava in chiesa e portava l’Eucaristia agli ammalati. Anche lui si ammalò di cancro qualche anno fa. Come don Marco, anche lui ha sofferto tantissimo. E anche lui è volato in cielo nella solennità del Corpus Domini.

Il 18 settembre 2015 don Marco scrisse sulla sua bacheca Facebook: «La puzza persiste al paesello... Ma nessuno indìce uno sciopero, una protesta? Una voce che grida... Ma è mai possibile che non esista più nessuno? La puzza ci ha resi già morti tutti? Nessuno? Il Signore dopo aver creato il mondo lo benedisse, e oggi l’uomo maledice l’opera più bella mai avutasi! Sorgi o uomo e difendi il tuo creato!». Il paesello è Pascarola, frazione di Caivano. Si pensa che il toponimo derivi da 'pascoli d’oro'. In quelle terre amene furono ammassate negli anni scorsi tonnellate di immondizie, e in aggiunta vi si costruì una zona industriale.

La puzza cui allude don Marco, già gravemente ammalato, le nostre auorità competenti ancora non sanno dirci da dove proviene, dopo anni di lotte e di proteste. Incredibile ma vero. Sottovoce, quasi parlando con se stesso, don Marco mi disse: «È giusto che anche un prete paghi il prezzo per lo scempio della 'terra dei fuochi'». Addio Marco. Addio Nicola. Dal Cielo accompagnateci nella lotta per salvare la nostra terra e il nostro popolo.

Maurizio Patriciello

© Avvenire, 1 giugno 2016

 

Papa Francesco in Svezia almeno per due giorni

Il viaggio del Papa in Svezia per partecipare il 31 ottobre a Lund alla celebrazione ecumenica con la Federazione luterana mondiale per i 500 anni della Riforma di Martin Lutero, si prolunga di almeno un giorno, poiché ad oggi prevede anche, il primo novembre, una Messa con la comunità cattolica.

Il programma completo del viaggio, spiega una nota annunciando la Messa del primo novembre, verrà pubblicato successivamente, ma a questo punto è evidente che non si potrà trattare di un viaggio di una sola giornata, come era stato ventilato in un primo tempo.

Federazione luterana mondiale e Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani hanno pubblicato un comunicato congiunto sulle celebrazioni ecumeniche del 31 ottobre a Lund, che si svolgeranno in due momenti: una preghiera nella cattedrale di Lund e un evento pubblico nello stadio di Malmo, aperto a una più ampia partecipazione e incentrato sul servizio comune alla carità.

I due eventi del 31 ottobre saranno guidati da Papa Francesco, dal vescovo Munib Younan e dal reverendo Martin Junge, rispettivamente presidente e segretario generale della Federazione luterana mondiale, in collaborazione con i responsabili della Chiesa di Svezia e della diocesi cattolica di Stoccolma.

"Il 31 - ha detto padre Federico Lombardi conversando con i giornalisti - ci sono i due eventi ecumenici, e il giorno successivo il Papa celebra la messa per la comunità cattolica, gli altri dettagli del programma", compresi incontri con autorità, "saranno pubblicati a suo tempo, ora era importante per l'organizzazione degli eventi ecumenici pubblicarne lo svolgimento".

© Avvenire, 1 giugno 2016

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