Il Papa e Padre Pio: «La vita cristiana è "mi dono", non un "mi piace" sulla pagina dei santi»
Pazienza, piccolezza e sapienza. Sono le tre parole su cui ruota l’omelia di papa Francesco, a San Giovanni Rotondo. Dopo aver incontrato i piccoli malati nel reparto di oncoematologia dell'ospedale Casa sollievo della sofferenza, aver salutato la comunità dei cappuccini e dopo aver venerato il corpo di padre Pio nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, Francesco si è recato sul sagrato – atteso da migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia, per celebrare la Messa.
«I gruppi di preghiera, gli ammalati della Casa Sollievo, il confessionale», ha spiegato Bergoglio, sono «tre segni visibili, che ci ricordano tre eredità preziose: la preghiera, la piccolezza e la sapienza di vita». Per imitare Gesù bisogna partire proprio dalla preghiera. Anche se, dice Francesco, «al momento di pregare vengono in mente tante scuse, tante cose urgenti da fare» e siamo presi «da un attivismo che diventa inconcludente quando si dimentica “la parte migliore”, quando si scorda che senza di Lui non possiamo fare nulla».
Non solo, il Papa chiede se le nostre preghiere somigliano a quelle di Gesù o se sono soltanto «chiamate di emergenza», «tranquillanti da assumere a dosi regolari per avere sollievo dallo stress». Francesco ricorda che la preghiera è, innanzitutto, momento di lode, non una frettolosa richiesta di questo o di quello. E sottolinea anche che «San Pio, a cinquant’anni dalla sua andata in Cielo, ci aiuta, perché in eredità ha voluto lasciarci la preghiera. Raccomandava: “Pregate molto, figli miei, pregate sempre, senza mai stancarvi”».
«La preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è un’indispensabile opera di misericordia spirituale. E se noi non affidiamo i fratelli, le situazioni al Signore, chi lo farà? Chi intercederà, chi si preoccuperà di bussare al cuore di Dio per aprire la porta della misericordia all’umanità bisognosa? Per questo Padre Pio ci ha lasciato i gruppi di preghiera», dice il Papa. Riprendendo le parole del santo, Francesco ricorda che «è la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, […] che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza sanitaria, che dona la forza morale […], che spande il sorriso e la benedizione di Dio su ogni languore e debolezza».
E poi la piccolezza, i misteri rivelati agli umili, perché sono loro che sanno accogliere i segreti di Dio perché «sono quelli che hanno bisogno dei grandi, che non sono autosufficienti, che non pensano di bastare a sé stessi. Piccoli sono quelli che hanno il cuore umile e aperto, povero e bisognoso, che avvertono la necessità di pregare, di affidarsi e di lasciarsi accompagnare. Il cuore di questi piccoli è come un’antenna, che capta il segnale di Dio».
«L'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza è un Santuario speciale dove Dio è presente»
Dio cerca il contatto con tutti, ma «chi si fa grande crea un’enorme interferenza: quando si è pieni di sé, non c’è posto per Dio». Francesco ricorda che la Casa sollievo della sofferenza è «uno speciale santuario» dove Dio è presente «perché vi si trovano tanti piccoli da Lui prediletti. San Pio lo chiamò “tempio di preghiera e di scienza”, dove tutti sono chiamati a essere “riserve di amore” per gli altri». Ancora, continua Francesco, «nell’ammalato si trova Gesù, e nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo c’è la via per incontrarlo. Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo».
Il Papa ricorda quando a scuola raccontavano di Sparta e dei bambini malformati che venivano buttati giù dalal rupe. «E noi bambini dicevamo: “Quanta crudeltà!”, ma oggi facciamo lo stesso». Infine la sapienza, che «non risiede nell’avere grandi doti». La «vera forza non sta nella potenza. Non è sapiente chi si mostra forte e non è forte che risponde al male col male. L’unica arma sapiente e invincibile è la carità animata dalla fede, perché ha il potere di disarmare le forze del male. San Pio ha combattuto il male per tutta la vita e l’ha combattuto sapientemente, come il Signore: con l’umiltà, con l’obbedienza, con la croce, offrendo il dolore per amore. E tutti ne sono ammirati; ma pochi fanno lo stesso. Tanti parlano bene, ma quanti imitano? Molti sono disposti a mettere un “mi piace” sulla pagina dei grandi santi, ma chi fa come loro? Perché la vita cristiana non è un “mi piace”, ma un “mi dono”».
Annachiara Valle
© www.famigliacristiana.it, sabato 17 marzo 2018