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Il Papa: il dolore dei migranti grida al cospetto di Dio che conosce i loro volti

Momento di preghiera in piazza San Pietro, presieduto dal Papa, alla presenza di partecipanti al Sinodo, dedicato a coloro che hanno perso la vita lungo le diverse rotte migratorie, per i loro familiari per quanti sono sopravvissuti e per tutti i profughi e i migranti che sono ancora in cammino. “È necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, indicare strade più sicure e impegnarsi ad ampliare i canali migratori regolari”

Si rendano sicure le strade percorse dai migranti, perché non cadano nelle mani delle reti criminali che su di loro speculano, e ci si impegni ad ampliare i canali migratori regolari. È questo che il Papa chiede, parlando con alle spalle Angel Unawares, la scultura che li raffigura quei migranti e rifugiati, quegli “uomini e donne di ogni età e provenienza, in mezzo a loro gli Angeli che li conducono”, che perdono la vita lungo le rotte migratorie, o che sopravvivono senza che vengano loro riconosciuti dignità e diritti. È a tutti loro, così come ai loro familiari e a chi ancora è in cammino, che va il pensiero dei partecipanti alla XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si ritrovano in Piazza San Pietro per un Momento di preghiera per i migranti e i rifugiati, presieduto dal Papa, la cui riflessione, partendo dalla parabola del buon samaritano, si sofferma sui pericoli delle nuove rotte migratorie “che attraversano deserti, foreste, fiumi e mari”.

Quanti fratelli e sorelle oggi si ritrovano nella medesima condizione del viandante della parabola? Tanti! Quanti vengono derubati, spogliati e percossi lungo la strada? Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli. Vengono poi venduti come merce di scambio. Vengono sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi. Vengono umiliati, torturati e violentati. E tanti, tanti muoiono senza arrivare mai alla meta. Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio. Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni.

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Dalla compassione nasce la fraternità

Oggi come ai tempi del buon samaritano, “c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura, questa è la verità”

Invece, cosa dice il Vangelo di quel samaritano? Dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione (v. 33). Questa è la chiave. E La compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio. E la compassione è impronta di Dio nel nostro cuore.

La compassione è la chiave che segna la svolta, il cui frutto è la fraternità.

Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Per molti, purtroppo, è troppo tardi e non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una, o il Mediterraneo è finito per essere la tomba. Ma il Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica.

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Le migrazioni, opportunità per le società

Il buon samaritano, soccorrendo il povero viandante, adempie ai quattro verbi “che riassumono” l’azione con i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, “i migranti vanno accolti, protetti, promossi e integrati”. E così come le migrazioni oggi presentano criticità, possono però rappresentare anche opportunità per società “più inclusive, più belle, più pacifiche”.

Dobbiamo tutti impegnarci a rendere più sicura la strada, affinché i viandanti di oggi non cadano vittime dei briganti. È necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, che speculano sui sogni dei migranti. Ma è altrettanto necessario indicare strade più sicure. Per questo, bisogna impegnarsi ad ampliare i canali migratori regolari.

Le politiche demografiche ed economiche devono dialogare con quelle migratorie, mettendo sempre al centro i più vulnerabili. Va poi promosso “un approccio comune e corresponsabile al governo dei flussi migratori, che sembrano destinati ad aumentare nei prossimi anni”. Il Papa conclude chiedendo di essere prossimi a migranti e rifugiati che bussano alle porte e invitando ad un minuto di silenzio per ricordare chi ha perso la vita lungo le diverse rotte migratorie.

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, giovedì 19 ottobre 2023

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