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Il Papa: «Le autorità ascoltino il grido del popolo»

Bergoglio, al termine dell'udienza fa appello perché "l'amato Iraq" torni al dialogo e alla pace. Nella catechesi aveva sottolineato il servizio alla missione delle donne che accolgono Paolo e fanno fiorire "le domus ecclesiae, le chiese domestiche che daranno ospitalità ai primi cristiani"

Conclude la catechesi con un appello per «l’amato Iraq, dove le manifestazioni di protesta avvenute durante questo mese hanno causato numerosi morti e feriti». Papa Francesco esprime «cordoglio per le vittime e vicinanza alle loro famiglie e ai feriti» e invita fortemente «le Autorità ad ascoltare il grido della popolazione che chiede una vita degna e tranquilla», esorta «tutti gli iracheni, con il sostegno della comunità internazionale, a percorrere la via del dialogo e della riconciliazione e a cercare le giuste soluzioni alle sfide e ai problemi del Paese» e prega «affinché quel popolo martoriato possa trovare pace e stabilità dopo anni di guerra e di violenza, dove hanno sofferto tanto».

Prima aveva continuato la catechesi sugli Atti degli Apostoli ricordando il momento in cui l’apostolo Paolo, giunto a Troade, riceve la supplica di un macedone perché vada in Macedonia ad aiutarli. «L’Apostolo non ha esitazioni, parte per la Macedonia, sicuro che è proprio Dio a inviarlo, e approda a Filippi, “colonia romana” sulla via Egnatia, per predicare il Vangelo». Papa Francesco sottolinea tre avvenimenti del soggiorno di Paolo in Macedonia: «l’evangelizzazione e il battesimo di Lidia e della sua famiglia; l’arresto che subisce, insieme a Sila, dopo aver esorcizzato una schiava sfruttata dai suoi padroni; la conversione e il battesimo del suo carceriere e della sua famiglia».

La potenza del Vangelo, spiega Bergoglio, «si indirizza, anzitutto, alle donne di Filippi, in particolare a Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatira, una credente in Dio a cui il Signore apre il cuore “per aderire alle parole di Paolo”. Questa apertura del cuore testimonia l’efficacia della predicazione apostolica ed è conseguenza del “tocco” delicato ma incisivo dello Spirito che opera insieme e tramite l’evangelizzatore. Una volta che il cuore è aperto, la persona può dare ospitalità a Cristo e agli altri: Lidia, infatti, accoglie Cristo ricevendo il Battesimo assieme alla sua famiglia e accoglie quelli che sono di Cristo, ospitando Paolo e Sila nella sua casa. Abbiamo qui la testimonianza dell’approdo del cristianesimo in Europa: l’inizio di un processo di inculturazione che dura ancora oggi».

Questo episodio si collega alla «grazia dell’accoglienza e del servizio che caratterizza sia le donne legate alla missione di Gesù, come la suocera di Simone, Marta e Maria, sia quelle che collaborano con Paolo alla diffusione del Vangelo, come Priscilla, Febe e la madre di Rufo. Grazie a questa accoglienza al femminile, infatti, fioriranno le domus ecclesiae, le chiese domestiche che daranno ospitalità ai primi cristiani».

Ma dopo il calore dell’accoglienza di Lidia, Paolo e Sila sperimentano la durezza del carcere, «dove vengono gettati per aver liberato nel nome di Gesù “una schiava che aveva uno spirito di divinazione” e “procurava molto guadagno ai suoi padroni” come indovina. I suoi padroni, per ritorsione, conducono gli Apostoli davanti ai magistrati con l’accusa di disordine pubblico». Paolo e Sila, però, non si lamentano, ma durante la prigionia pregano incessantemente. Durante l’orazione «un terremoto scuote le fondamenta della prigione, si aprono le porte e cadono le catene di tutti. Come la preghiera della Pentecoste, anche quella fatta in carcere provoca effetti prodigiosi».

Il carceriere, credendo che i prigionieri siano fuggiti, stava per suicidarsi, «perché i carcerieri pagavano con la propria vita se fuggiva un prigioniero», ma Paolo lo ferma gridandogli che i prigionieri non sono fuggiti. Allora il carceriere, visto il miracolo, domanda: «Che cosa devo fare per essere salvato?». La risposta è semplice: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». «A questo punto accade il cambiamento: il  carceriere ascolta la Parola del Signore assieme alla sua famiglia, accoglie gli apostoli «ne lava le piaghe perché erano stati bastonati e insieme ai suoi riceve il Battesimo; poi, “pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio”, imbandisce la mensa e invita Paolo e Sila a restare con loro. Nel cuore della notte di questo anonimo carceriere, la luce di Cristo brilla e sconfigge le tenebre: le catene del cuore cadono e sboccia in lui e nei suoi familiari una gioia mai provata».

Così, conclude il Papa «lo Spirito Santo sta facendo la missione, dall’inizio, da Pentecoste e più è lui il protagonista della missione e ci porta avanti, ci vuole fedeli alla vocazione per portare il Vangelo. Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo un cuore aperto, sensibile a Dio e ospitale verso i fratelli, come quello di Lidia, e una fede audace, come quella di Paolo e di Sila, e anche una apertura di cuore come quella del carceriere che si lascia educare dallo Spirito Santo».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 30 ottobre 2019

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