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Il Papa: "Preghiamo per il dialogo tra le due Coree"

Il primo maggio sarà al Santuario del Divino Amore per la recita di un rosario in favore della pace in Siria. "Abbiate il coraggio di uscire da voi stessi per venire incontro agli altri"

“Accompagno con la preghiera l’esito positivo del Summit inter-coreano di venerdì scorso e il coraggioso impegno assunto dai leader delle due parti a realizzare un percorso di dialogo sincero per una penisola coreana libera dalle armi nucleari”. Da piazza San Pietro, dopo aver recitato il Regina Coeli,  papa Francesco si rivolge alla folla di 30 mila fedeli radunati in piazza San Pietro col pensiero rivolto alle due Coree. E aggiunge: “Prego il Signore perché la speranza di un futuro di pace e di più fraterna amicizia non siano deluse, e perché la collaborazione possa proseguire portando frutti di bene per l’amato popolo coreano e per il mondo intero”.

Francesco ha dato anche appuntamento ai fedeli per il primo maggio al santuario romano del Divino Amore, dove andrà nel pomeriggio per recitare il Rosario davanti alla miracolosa immagine della Madonna e dare inizio alle celebrazioni del mese mariano: “Reciteremo il Rosario, pregando in particolare per la pace in Siria e nel mondo intero. Invito tutti ad unirsi spiritualmente e a prolungare per tutto il mese di maggio la preghiera del Rosario per la pace”.

Prima di accennare alla situazione internazionale aveva esortato i cristiani all’incontro col prossimo: “Si tratta di rimanere con il Signore per trovare il coraggio di uscire da noi stessi, dalle nostre comodità, dai nostri spazi ristretti e protetti, per inoltrarci nel mare aperto delle necessità degli altri e dare ampio respiro alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. Questo coraggio di uscire da sé e inoltrarci nelle necessità degli altri nasce dalla fede nel Signore Risorto e dalla certezza che il suo Spirito accompagna la nostra storia. Uno dei frutti più maturi che scaturisce dalla comunione con Cristo è, infatti, l’impegno di carità verso il prossimo, amando i fratelli con abnegazione di sé, fino alle ultime conseguenze, come Gesù ci ha amato. Il dinamismo della carità del credente non è frutto di strategie, non nasce da sollecitazioni esterne, da istanze sociali o ideologiche, ma nasce dall’incontro con Gesù e dal rimanere in Gesù. Egli per noi è la vite dalla quale assorbiamo la linfa, cioè la “vita” per portare nella società un modo diverso di vivere e di spendersi, che mette al primo posto gli ultimi”.

© www.famigliacristiana.it, domenica 29 maggio 2018

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