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Il Papa su Siria e Iraq: ogni sforzo per la pace costruisce una società più giusta

Francesco in un videomessaggio ricorda i gravissimi problemi che affliggono Siria, Iraq, e Paesi limitrofi: “Bisogna fare in modo - afferma - che la presenza cristiana, in queste terre, continui ad essere ciò che è sempre stata: un segno di pace, di progresso, di sviluppo e di riconciliazione tra le persone ed i popoli”

“Quando vi trovate ad operare in questi luoghi, non siete soli! Tutta la Chiesa si fa uno, per andare incontro all’uomo ferito incappato nei briganti lungo il cammino da Gerusalemme a Gerico”. È quanto sottolinea Papa Francesco in un videomessaggio rivolto ai partecipanti alla riunione sulla crisi umanitaria siriana e irachena - organizzata in modalità on line dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale insieme ad altre istanze della Santa Sede - per discutere e riflettere sui “gravissimi problemi che ancora oggi affliggono le popolazioni delle amate Siria, Iraq, e Paesi limitrofi”.

 Ascolta il servizio con la voce del Papa

Una società più giusta

Il Papa, che visiterà l’Iraq dal 5 all’8 marzo prossimi, esprime in particolare un auspicio: “la presenza cristiana, in queste terre, continui ad essere un segno di pace”.

Ogni sforzo - piccolo o grande - fatto per favorire il processo di pace, è come mettere un mattone nella costruzione di una società giusta, che si apra all’accoglienza, e dove tutti possano trovare un luogo per dimorare in pace. Il mio pensiero va soprattutto alle persone che hanno dovuto lasciare le proprie case per sfuggire agli orrori della guerra, alla ricerca di condizioni di vita migliore per sé e per i propri cari. In particolare, ricordo i cristiani costretti ad abbandonare i luoghi dove sono nati e cresciuti, dove si è sviluppata ed arricchita la loro fede. Bisogna fare in modo che la presenza cristiana, in queste terre, continui ad essere ciò che è sempre stata: un segno di pace, di progresso, di sviluppo e di riconciliazione tra le persone ed i popoli.

Appello alla comunità internazionale

Il pensiero del Pontefice è rivolto anche ai rifugiati che vogliono rientrare nel loro Paese:

Rivolgo un appello alla comunità internazionale, perché si faccia ogni sforzo per favorire questo rientro, garantendo le condizioni di sicurezza e le condizioni economiche necessarie perché ciò si possa avverare. Ogni gesto, ogni sforzo in questa direzione è prezioso.

Azioni caritatevoli e Vangelo

Francesco ricorda anche l’opera delle agenzie cattoliche che sono impegnate negli aiuti umanitari:

Un pensiero di incoraggiamento a tutti voi, che, sull’esempio del Buon Samaritano, vi adoperate senza riserve per accogliere, curare, accompagnare i migranti e gli sfollati in queste terre, senza distinzione di credo di appartenenza. Come ho avuto modo di dire tante volte, la Chiesa non è una ONG. La nostra azione caritatevole deve essere ispirata dal e al Vangelo. Questi aiuti devono essere un segno tangibile della carità di una Chiesa locale che aiuta un’altra Chiesa che sta soffrendo, tramite questi mezzi meravigliosi che sono le agenzie cattoliche di aiuto umanitario e di sviluppo. Una Chiesa che aiuta un’altra Chiesa!

Viaggio apostolico in Iraq

Dopo quindici mesi durante i quali ha sospeso i pellegrinaggi internazionali a causa della pandemia, il Papa riprenderà eccezionalmente a viaggiare. Papa Francesco si recherà in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021. Visiterà Bagdad, la piana di Ur, la città di Erbil, Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive. "Questa visita - ha detto a Vatican News il Patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Louis Raphaël I Sako - è un pellegrinaggio in cui c’è un messaggio di fraternità umana. L’enciclica Fratelli tutti ha un senso non solo per i cristiani ma anche per tutti gli uomini in questi Paesi: basta guerre, basta conflitti, basta morte, distruzione e corruzione. Bisogna costruire la fiducia, la pace e la stabilità e anche la solidarietà umana".

Amedeo Lomonaco Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, giovedì 10 dicembre 2020

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