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Il rinascimento di Bari e la spinta della chiesa

Per Bari la sfida continua. Il nuovo vescovo ha ricevuto in dono dal predecessore il suo pastorale come «segno luminoso di continuità e di fraternità»

Nel periodo buio della pandemia, a Bari è successo un fatto nuovo che in qualche modo smuove le coscienze e genera una spinta di effervescenza. È arrivato un nuovo vescovo, anzi arcivescovo, e la cosa non riguarda solo la Chiesa o solo la diocesi, ma investe tutta la regione perché si tratta della sede episcopale del capoluogo regionale e perché ha portato (meglio ri-portato) in Puglia un nome nuovo e imprevisto alla vigilia. Il nuovo arcivescovo si chiama Giuseppe Satriano, brindisino di origine, ed è un operatore della carità con esperienza missionaria in Africa ed episcopale in una minuscola ma importante diocesi calabrese, cioè il Sud del Sud.
Ieri pomeriggio il nuovo arcivescovo si è insediato, a tre mesi dalla nomina, e la cerimonia liturgica di inizio del ministero pastorale ha comportato preparativi ancor più complicati e faticosi di una visita pontificia, a causa delle prescrizioni dettate dall’emergenza sanitaria. Prima della messa, il vescovo ha incontrato in forma privata i rappresentanti delle istituzioni.

Ma prima ancora – in mattinata – si è presentato ai giornalisti per lasciarsi interrogare su linea pastorale, obiettivi e curiosità varie.

Per due volte, in due distinte risposte durante la conferenza stampa, le considerazioni del nuovo vescovo hanno riguardato il risvolto civile e socio-politico della realtà barese. «Bari è punto di riferimento luminoso per la Puglia», ha detto la prima volta. «Bari vive un rinascimento importante, purtroppo frenato ora dal Covid», ha ripreso poi. Dunque il magistero pastorale non prescinde dal ruolo della città-regione: non è una novità, rispetto all’opera svolta in oltre vent’anni di episcopato dal predecessore, mons. Cacucci, ma sicuramente una spinta ulteriore, un rilancio efficace, un incoraggiamento edificante.
Non casuale la scelta del 25 gennaio per l’insediamento, giorno in cui il calendario liturgico della Chiesa cattolica celebra la conversione di San Paolo, ma anche giorno conclusivo della annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’ecumenismo è una delle vocazioni di Bari, il motivo per cui papa Francesco è giunto pellegrino per due volte in due anni sulla tomba di San Nicola, e la presenza della Chiesa ortodossa ieri pomeriggio in cattedrale è stata autorevole e significativa.
Il rinascimento di Bari (ovvero della Puglia) muove dalla presa di coscienza degli errori del passato, dalla voglia e dalla capacità di correggersi e guardare avanti. «Paolo si converte a partire dal suo fallimento», ha detto il nuovo arcivescovo nell’omelia. Così come ha chiesto di essere vicini alle persone, di essere capaci di dialogare con le paure e con le ansie. Questo rinascimento di Bari ha un metodo: «divenire artigiani di comunione e di unità», e poi anche «seminatori di speranza».

A una settimana dalla mancata aggiudicazione del titolo di capitale della cultura per il 2022, questa indicazione della Chiesa intreccia l’intero programma di lavoro architettato in vista di quel riconoscimento ministeriale che, non a caso, poggia proprio sulla figura iconica di San Nicola per la storia di Bari. Quella traccia civica di rilancio culturale fa leva sulle forze sane e sui talenti del territorio, così come il nuovo vescovo punta all’ascolto e alla valorizzazione dei giovani: «Hanno un potenziale esplosivo e rivoluzionario, bisogna dar loro l’opportunità di esprimersi», ha sottolineato.
Il rinascimento verte sulla capacità di essere se stessi, punta proprio sulla responsabilità di essere se stessi. Questo è un obiettivo programmatico per Bari. Il nuovo arcivescovo ha voluto rivelare in proposito un aspetto privato del suo colloquio col Papa, quando Francesco lo ha informato della sua decisione di trasferirlo a Bari. «Dalla Calabria a Bari, perché? Cosa devo fare a Bari?». E il Papa: «Continua a fare ciò che stai facendo e sii te stesso».
Per Bari la sfida continua. Il nuovo vescovo ha ricevuto in dono dal predecessore il suo pastorale come «segno luminoso di continuità e di fraternità». La strada è lunga, ma Bari e la Puglia hanno dimostrato più volte nella storia di saper essere come «gli artigiani di unità»: ora potremmo averne la riprova.

Onofrio Pagone

© La Gazzetta del Mezzogiorno, martedì 26 gennaio 2021

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