Arcivescovo

S.E. Giuseppe

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Il Sacerdozio Ministeriale

«I sacerdoti, a somiglianza dell'ordine dei vescovi, dei quali formano la corona spirituale, partecipando alla grazia dell'ufficio di quelli per mezzo di Cristo, eterno ed unico mediatore, mediante il quotidiano esercizio del proprio ufficio crescano nell'amore di Dio e del prossimo, conservino il vincolo della comunione sacerdotale, abbondino in ogni bene spirituale e diano a tutti la viva testimonianza di Dio, emuli di quei sacerdoti che nel corso dei secoli, in un servizio spesso umile e nascosto, hanno lasciato uno splendido esempio di santità»

«La loro lode risuona nella Chiesa di Dio. Pregando e offrendo il sacrificio, com’è loro dovere, per il loro popolo e per tutto il popolo di Dio, coscienti di ciò che fanno e conformandosi ai misteri che compiono, anziché essere ostacolati dalle cure apostoliche, dai pericoli e dalle tribolazioni, ascendano piuttosto per mezzo di esse ad una maggiore santità, nutrendo e dando slancio con l'abbondanza della contemplazione alla propria attività, per il conforto di tutta la Chiesa di Dio» (LG, 41).

Così il Concilio, attraverso una delle sue memorabili Costituzioni, delineava il ministero sacerdotale. Una definizione che rappresenta anche una sfida per ciascuno di noi. In questo piccolo affresco dogmatico, infatti, troviamo le pennellate essenziali che dipingono l’essenza e il compito che viene affidato a ciascuno di noi; un piccolo vademecum che dovrebbe essere scolpito nella coscienza personale e urgere, giorno per giorno, un severo esame di coscienza.

Crescere nell’amore di Dio e del prossimo, innanzitutto. È vero che ognuno di noi è animato da santi desideri, si prefigge traguardi, elabora progetti, si orienta verso mete da raggiungere. L’intenso, talvolta eccessivo, impegno pastorale è pervaso da aspirazioni che ci inducono a inventare strategie creative e coinvolgenti al fine di portare a compimento i propositi migliori. Ma se manca in tutto ciò la tensione continua per una crescita autentica nell’amore, ogni pur apprezzabile sforzo finisce per essere vanificato. Dio e il prossimo! «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22, 37-39). Ogni sacerdote, prima di ogni credente, è chiamato a «rinascere all’amore».

Conservare il vincolo della comunione sacerdotale. Davvero intenso questo appello conciliare, che non ci invita semplicemente a sentirci parte di una famiglia più grande, il presbiterio diocesano. L’ordinazione che abbiamo ricevuto già ci inserisce in tale fraternità: nessuno di noi può e deve considerarsi un’isola. Il fatto di non essere parte di un ordine o di una congregazione religiosa non ci rende meno famiglia. La comunione sacerdotale è essenziale per un ministero che sia realmente espressione di Chiesa, di una comunità in cammino che, proprio perché tale, vive, agisce e opera come un’unica sinfonia che si esprime attraverso la coralità dei suoni. L’importante è conservare tale vincolo! E per farlo bisogna alimentarlo quotidianamente, coltivarlo attraverso le molteplici occasioni che ci vengono offerte.

Abbondare in ogni bene spirituale. Quanta ricchezza in questo appello e, nello stesso tempo, quale grande sfida! Nell’epoca della competizione e dell’immagine in cui, anche noi siamo immersi, dove ciò che conta, spesso, non è quello che si è, ma quello che appare, viviamo la tentazione sottile del protagonismo: «La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio» (1 Cor 2, 4-5). È lo Spirto Santo l’unico vero protagonista del ministero presbiterale: tutto ciò che viene da Lui non può che portare frutto, in abbondanza!

Dare viva testimonianza di Dio. Il mondo ha una profonda nostalgia di Dio. E questo è tanto più vero quanto più entriamo nella carne viva del nostro tempo, della nostra società con le sue luci e le sue ombre, nelle sue più alte realizzazioni e nei suoi più cocenti disastri. Quante volte abbiamo fatto l’esperienza dell’aridità, della sterilità, quante volte abbiamo raccolto il desiderio di un “di più”, di un qualcosa che manca e di cui si avverte uno struggente bisogno! Il supplemento d’anima che da più parti e a gran voce viene implorato è ciò che noi dobbiamo ai nostri fratelli con tutto il peso della nostra responsabilità sacerdotale. Una testimonianza che, però, sia viva, sentita, vissuta in prima persona; solo così diventa credibile. Un Dio cha abita stabilmente in noi, che continuamente prende dimora nella nostra vita, non potrà che essere accolto nella vita dei nostri fratelli.

Ascendere ad una maggiore santità. È l’ultimo appello del testo conciliare, ma è il più alto, quello che definisce in modo più compiuto il nostro essere preti. «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lv 19, 1). Il mandato che il Dio dei padri affida a Mosè è certamente altissimo, ma, se Dio ce lo propone, ci fornisce anche i mezzi per raggiungerlo, anche se in modo imperfetto. Ed è un impegno che riguarda noi in prima persona, non gli altri. Siamo noi sacerdoti che abbiamo il dovere di questa singolare e personalissima ascensione quotidiana, facendo appello allo strumento per eccellenza che è dato nelle nostre povere mani: la preghiera. Tutti facciamo esperienza di quanto il nostro servizio possa essere fecondato da questo incontro personale e intimo con il Signore. La preghiera non può mai essere confinata ad uno dei tanti impegni della giornata, ma la deve permeare, quasi scandire minuto per minuto, attimo per attimo. Solo così la santità, a cui siamo chiamati, diventerà possibile e, soprattutto, contagiosa.

L’anniversario della nostra ordinazione presbiterale ravvivi la fedeltà all’incommensurabile dono che dal Signore abbiamo ricevuto.

Auguri a tutti i sacerdoti della nostra Chiesa!

 

 

Francesco Cacucci

Arcivescovo di Bari-Bitonto