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India, Chiesa missionaria antica e «giovane»

Verso l'anno della Fede. Dossier La sfida di credere 8.

popolo_india.jpgCrescono le attese e si perfezionano i programmi che accompagneranno la Chiesa indiana dentro l’Anno della Fede, coinvolgendo molti aspetti della vita cristiana. Sostanzialmente, per la Chiesa del grande Paese asiatico, in cui rappresenta una minoranza di 20 milioni su 1,2 miliardi di abitanti, una possibilità preziosa di rinnovamento della quotidianità pastorale e della spinta missionaria, ponendo al centro la costruzione della comunità cattolica, ma aperta a raggiungere genti di altre Chiese e denominazioni e, ancora oltre, tendendo la mano ai non cristiani.

Come sottolinea l’arcivescovo di Delhi, «nonostante l’Anno della Fede sia stato pensato soprattutto per le Chiese dell’Occidente, anche la Chiesa cattolica dell’India lo vede come una opportunità meravigliosa di coordinare i diversi impegni nell’apostolato con il fine di approfondire la fede a livello individuale e comunitario. Un’occasione gioiosa d’incontro con il Signore risorto, un’opportunità di far conoscere la Buona Notizia a quanti non l’hanno ancora udita».

Lungo il percorso per arrivare agli obiettivi e agli impegni che la Chiesa dell’India si è data nell’occasione, il cui punto nodale è stata la consultazione nazionale tenutasi nel Centro di missiologia e comunicazione "Ishvani Kendra" nella città di Pune per individuare il contributo della cattolicità dell’India a una evangelizzazione contestualizzata. Tuttavia, in un Paese a scala continentale ed estremamente diversificato, il contributo e le iniziative locali saranno determinanti.

L’Arcidiocesi di Delhi, che si situa non soltanto nel centro del potere politico e delle contraddizioni della nazione, ma anche in un vero crogiolo di fedi e di etnie, ha deciso di dare ampio risalto alla promozione della giustizia e della pace, dell’ecumenismo e confronto con fedi diverse. Come indicano gli organizzatori delle varie commissioni incaricate di definire le iniziative nella capitale, sovrapposizioni e carenze saranno inevitabili, ma certamente catechesi, centralità della Parola nella vita comunitaria, come pure la promozione dei valori essenziali della persona ne usciranno rafforzati.

Un percorso, quello dell’Anno della Fede, per una Chiesa tutt’altro che monocromatica e monolitica. Come si sottolinea infatti alla Conferenza episcopale, esistono regioni dell’India dove la fede cristiana è radicata e antica quanto la cristianità stessa, mentre in altre regioni la Chiesa è ancora agli albori e in altre si riscontra una grande necessità di prima evangelizzazione. Una Chiesa però sostanzialmente univoca rispetto alle sfide della modernità, della secolarizzazione, degli integralismi e del rapporto con una società che ha le sue fondamenta nell’induismo, religione-prassi di vita caratterizzata da aspetti altamente spirituali ma anche da tratti fortemente discriminatori.

Indubbiamente l’Anno della Fede aiuterà la cattolicità dell’India a riflettere profondamente sulla sua vocazione, diventando quindi, come ancora sottolineano i suoi pastori, «un dono che si fa condivisione». Da notare che la Chiesa Siro-malabarica, che vede risalire la propria storia e tradizione a san Tommaso Apostolo, ha dichiarato l’anno in corso "Anno della Missione" e ha anche fatto molto per promuovere nel clero, come pure nel laicato, il desiderio di condividere la propria fede con altri finora ignari del messaggio cristiano, ponendosi così in linea con quanto auspicato per l’Anno ella Fede.

Allo stesso modo la Conferenza dei Religiosi cattolici dell’India terrà il proprio convegno biennale in ottobre, mese di avvio dell’Anno della Fede, nella città meridionale di Hyderabad. Al centro dell’incontro di questo organismo che radunerà 500 delegati in rappresentanza di oltre 150mila religiosi e religiose, ci saranno lo studio e la riflessione sul tempo che sta per aprirsi, ma anche proposte concrete in occasione dell’evento.
La Conferenza episcopale, infine, che raccoglie 178 vescovi in carica e 46 emeriti nelle 166 diocesi, ha attivato il proprio Comitato per l’evangelizzazione e le strutture dei tre riti (cattolico, siro-malabarico e siro-malankarico) incaricate di missione, proclamazione, evangelizzazione.

Anche l’arte, strumento di inculturazione della fede ma anche efficace mezzo di divulgazione, sarà al centro di diverse iniziative, tra cui il convegno nazionale a Bangalore su Arte e fede cristiana. Seguiranno infine il percorso dell’Anno della Fede laboratori in diverse diocesi e mostre di arte cristiana a Goa e a Delhi. rescono le attese e si perfezionano i programmi che accompagneranno la Chiesa indiana dentro l’Anno della Fede, coinvolgendo molti aspetti della vita cristiana. Sostanzialmente, per la Chiesa del grande Paese asiatico, in cui rappresenta una minoranza di 20 milioni su 1,2 miliardi di abitanti, una possibilità preziosa di rinnovamento della quotidianità pastorale e della spinta missionaria, ponendo al centro la costruzione della comunità cattolica, ma aperta a raggiungere genti di altre Chiese e denominazioni e, ancora oltre, tendendo la mano ai non cristiani.

Come sottolinea l’arcivescovo di Delhi, «nonostante l’Anno della Fede sia stato pensato soprattutto per le Chiese dell’Occidente, anche la Chiesa cattolica dell’India lo vede come una opportunità meravigliosa di coordinare i diversi impegni nell’apostolato con il fine di approfondire la fede a livello individuale e comunitario. Un’occasione gioiosa d’incontro con il Signore risorto, un’opportunità di far conoscere la Buona Notizia a quanti non l’hanno ancora udita».

Lungo il percorso per arrivare agli obiettivi e agli impegni che la Chiesa dell’India si è data nell’occasione, il cui punto nodale è stata la consultazione nazionale tenutasi nel Centro di missiologia e comunicazione "Ishvani Kendra" nella città di Pune per individuare il contributo della cattolicità dell’India a una evangelizzazione contestualizzata. Tuttavia, in un Paese a scala continentale ed estremamente diversificato, il contributo e le iniziative locali saranno determinanti.

L’Arcidiocesi di Delhi, che si situa non soltanto nel centro del potere politico e delle contraddizioni della nazione, ma anche in un vero crogiolo di fedi e di etnie, ha deciso di dare ampio risalto alla promozione della giustizia e della pace, dell’ecumenismo e confronto con fedi diverse. Come indicano gli organizzatori delle varie commissioni incaricate di definire le iniziative nella capitale, sovrapposizioni e carenze saranno inevitabili, ma certamente catechesi, centralità della Parola nella vita comunitaria, come pure la promozione dei valori essenziali della persona ne usciranno rafforzati.

Un percorso, quello dell’Anno della Fede, per una Chiesa tutt’altro che monocromatica e monolitica. Come si sottolinea infatti alla Conferenza episcopale, esistono regioni dell’India dove la fede cristiana è radicata e antica quanto la cristianità stessa, mentre in altre regioni la Chiesa è ancora agli albori e in altre si riscontra una grande necessità di prima evangelizzazione. Una Chiesa però sostanzialmente univoca rispetto alle sfide della modernità, della secolarizzazione, degli integralismi e del rapporto con una società che ha le sue fondamenta nell’induismo, religione-prassi di vita caratterizzata da aspetti altamente spirituali ma anche da tratti fortemente discriminatori.

Indubbiamente l’Anno della Fede aiuterà la cattolicità dell’India a riflettere profondamente sulla sua vocazione, diventando quindi, come ancora sottolineano i suoi pastori, «un dono che si fa condivisione».Da notare che la Chiesa Siro-malabarica, che vede risalire la propria storia e tradizione a san Tommaso Apostolo, ha dichiarato l’anno in corso "Anno della Missione" e ha anche fatto molto per promuovere nel clero, come pure nel laicato, il desiderio di condividere la propria fede con altri finora ignari del messaggio cristiano, ponendosi così in linea con quanto auspicato per l’Anno ella Fede.

Allo stesso modo la Conferenza dei Religiosi cattolici dell’India terrà il proprio convegno biennale in ottobre, mese di avvio dell’Anno della Fede, nella città meridionale di Hyderabad. Al centro dell’incontro di questo organismo che radunerà 500 delegati in rappresentanza di oltre 150mila religiosi e religiose, ci saranno lo studio e la riflessione sul tempo che sta per aprirsi, ma anche proposte concrete in occasione dell’evento.
La Conferenza episcopale, infine, che raccoglie 178 vescovi in carica e 46 emeriti nelle 166 diocesi, ha attivato il proprio Comitato per l’evangelizzazione e le strutture dei tre riti (cattolico, siro-malabarico e siro-malankarico) incaricate di missione, proclamazione, evangelizzazione.

Anche l’arte, strumento di inculturazione della fede ma anche efficace mezzo di divulgazione, sarà al centro di diverse iniziative, tra cui il convegno nazionale a Bangalore su Arte e fede cristiana. Seguiranno infine il percorso dell’Anno della Fede laboratori in diverse diocesi e mostre di arte cristiana a Goa e a Delhi.

«IL RUOLO DEI MASS-MEDIA CATTOLICI PER INCIDERE NEL DIBATTITO POLITICO»
l salesiano George Plathottam, è segretario dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale dell’India. A lui abbiamo chiesto qual è il ruolo dell’informazione cattolica verso l’Anno della Fede.
In che modo i media ecclesiali agiscono per favorire l’evangelizzazione e il rinnovamento dentro e fuori la Chiesa indiana?
Quanto sono stato chiamato a ricoprire la mia carica, uno dei miei primi impegni è stato di avviare un programma sistematico di formazione di personale pastorale nelle comunicazioni sociali. Era il 2010 e due anni dopo non siamo ancora riusciti a convincere tutti i seminati e le case di formazione a vederlo come una priorità, nonostante i molti documenti in proposito, sia della Chiesa universale, sia di quella indiana. Un’altra area di impegno riguarda lo sviluppo del sito web di ciascuna diocesi e il sito della Conferenza episcopale con l’obiettivo di impegnare i nuovi media. In questo caso abbiamo visto dei successi, ma complessivamente c’è ancora strada da fare.
In quale modo i mass-media cattolici contribuiscono al dibattito sociale e politico nel Paese?
Ci sono molte questioni socio-politiche che vedono in azione la Chiesa, in questo sostenuta dai vari Uffici della Conferenza episcopale. Nella democrazia indiana siamo in grado di impegnarci nel dibattito pubblico e di influenzare in qualche modo anche le scelte politiche. Ovviamente servirebbe una presenza più forte dei media cattolici da affiancare ai gruppi d’impegno a livello nazionale e regionale, alle molte Ong di ispirazione ecclesiale e ai centri di studi e di ricerca. Registriamo un gran numero di iniziative sia al livello di riflessione, sia di azione, non senza ostacoli. Questioni come la proclamazione e la conversione, il cambio di fede, spesso portano a problemi in diverse regioni.
Una sfida, dunque, quella mediatica?
Io credo che i media cattolici dovrebbero essere più coraggiosi nell’impegnarsi nel dialogo con la società a livello nazionale su questioni che sono al centro dei conflitti e della violenza, a volte diretti anche verso noi cristiani. La Chiesa è conosciuta per il suo impegno nei campi dell’educazione, della sanità e dello sviluppo socio-economico, ma i media non sono adeguati a questo impegno. I mezzi di comunicazione ecclesiali, con maggiore professionalità, possono rendere note queste iniziative a una comunità più ampia. Abbiamo anche la necessità di condividere le molte storie di successo, mettere in luce individui e organizzazioni che più sono coinvolti per il bene comune.

«DECISIVO IL DIALOGO CON LE ALTRE RELIGIONI E CULTURE»
La nostra speranza è che l’Anno della Fede porti rinnovamento nella Chiesa e maggiore solerzia nel condividere la Buona Notizia con indiani di altre fedi». Con questa affermazione, mons. Vincent Michael Concessao, arcivescovo di Delhi, sintetizza il senso per l’India dell’iniziativa universale che si avvierà l’11 ottobre prossimo.
Per quali aspetti l’Anno della Fede sarà importante per la Chiesa indiana?
Un aspetto di assoluto rilievo per la Chiesa è quello del dialogo con le altre fedi, con le diverse culture dell’India e con i poveri. Accanto ad essi, vi sono anche i problemi di particolarismi e fondamentalismi, come pure – ad essi sovente collegati – di violenza e terrorismo. Questo chiama anche a un impegno di dialogo con culture di grande antichità che influenzano la vita della popolazione, ma sono anche fonte di molti problemi che l’India ha di fronte nonostante il progresso economico di cui si parla spesso ma che è riservato anzitutto alle classi medie e superiori, mentre si allarga il divario di reddito e di opportunità.
L’Anno della Fede può essere visto come possibilità di rinnovamento all’interno della Chiesa indiana o di più forte impegno a raggiungere i non battezzati?
Con riguardo alla proclamazione in un contesto di pluralismo religioso e tradizioni multi-religiose antico di millenni, la Chiesa in India può fornire un contributo metodologico di grande importanza. Essenziale è riconoscere che dietro a tutto quanto di positivo si ritrova in ogni religione vi è Dio, che tutti gli individui sono fatti a immagine e somiglianza di Dio. Riconoscere umilmente questa verità e apprezzarla può essere il primo passo verso un processo di evangelizzazione in contrasto con una certa arroganza che a volte caratterizza il nostro lavoro missionario.
Quali sono le iniziative previste nella diocesi da lei guidata che include la capitale, concentrato dei problemi e dei successi dell’India negli ultimi decenni ma anche dello sforzo della Chiesa per accompagnarli?
Il cammino verso l’evento ci ha dato l’opportunità di rafforzare alcune aree di azione nell’arcidiocesi che conta 85mila cattolici censiti in 47 parrocchie e stazioni missionarie. Certamente la catechesi, ma anche la risposta dei fedeli alla situazione locale alla luce del Vangelo, lo sviluppo delle comunità di base e il dialogo di vita con i non-cattolici. Abbiamo già avviato settimanalmente in tre parrocchie la proclamazione della Parola di Dio e incontri di guarigione, con l’intenzione di estenderli prossimamente, dati i risultati incoraggianti.
Il percorso preparatorio segnala anche l’attenzione particolare ai giovani...
Infatti, e lo stiamo facendo usando alcune iniziative già avviate. Ai giovani è rivolto il nostro impegno, per metterli in grado di entrare nella politica e nella pubblica amministrazione in modo che possano diffondere i valori cristiani nella società.


 
Stefano Vecchia
 
© Avvenire, 22 settembre 2012
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