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Iraq. A Mosul prima Messa per la pace dopo il conflitto

Nella chiesa siro cattolica di san Tommaso la Messa con l’arcivescovo Boutros Moshi a più di un anno e mezzo dalla liberazione di Mosul. Era stata saccheggiata dai jihadisti durante l’occupazione

Dopo gli anni dell’occupazione jihadista di Mosul e a più di un anno e mezzo dalla sua liberazione, la chiesa siro cattolica di San Tommaso, ancora ingombra di macerie, ha ospitato giovedì scorso una Messa per la pace e la riconciliazione con la presenza anche di musulmani e di persone appartenenti a minoranze non cristiane, nel segno della riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione locale.

La liturgia eucaristica è stata celebrata dall'arcivescovo siro cattolico Boutros Moshi nella chiesa situata nel quartiere storico dell’Orologio. Si tratta di una delle chiese più antiche della città e, come riferisce l’agenzia Fides, era stata danneggiata ma non completamente distrutta dalle battaglie che hanno imperversato su Mosul, dopo essere stata saccheggiata dai jihadisti durante l’occupazione.

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Alla celebrazione anche musulmani, yazidi, shabak, curdi e turkmeni
La celebrazione ha visto la partecipazione dell’arcivescovo caldeo Najib Mikhail Moussa, insieme a diverse suore, sacerdoti, rappresentanti delle organizzazioni della società civile e gruppi di musulmani, yazidi, shabak, curdi e turkmeni.

La liturgia eucaristica ha rappresentato anche un passaggio importante del progetto sostenuto dall’associazione Italiana "Un Ponte Per…", che promuove iniziative e processi di riconciliazione tra le diverse componenti della popolazione e il superamento delle ferite, dei risentimenti e dei sospetti lasciati in eredità dal conflitto. Alla celebrazione hanno preso parte anche alcuni rappresentanti del Conflict Prevention Team di “Un Ponte Per...”, vale a dire sette giovani operatori di pace locali che lavorano sulla trasformazione non violenta dei conflitti tra le comunità, inclusa la dimensione del dialogo interreligioso, nel progetto "Bridging Communities in the Ninewa Governorate".

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L’evento è un segno di incoraggiamento per il ritorno delle famiglie cristiane a Mosul
La chiesa è stata resa parzialmente agibile anche grazie all'opera di giovani volontari cristiani e musulmani. In un intervento svolto in margine alla celebrazione, l’attivista Mustafa Hisham ha definito l’iniziativa anche come un incoraggiamento a promuovere il ritorno a Mosul e nella Piana di Ninive delle decine di migliaia di cristiani fuggiti abbandonando le proprie case nel tempo dell’occupazione jihadista.

Le notizie sul ritorno a Mosul e nella Piana di Ninive degli sfollati cristiani appaiono sempre contrastanti e le verifiche risultano difficili. Di recente, fonti russe avevano riferito che a Mosul, dopo la fine del conflitto, avrebbero fatto ritorno alle proprie case soltanto una cinquantina di famiglie cristiane.

© Avvenire Redazione Internet, sabato 2 marzo 2019

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