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Il Papa: «Il no dei comandamenti è per dire sì all'amore»

Papa Francesco conclude la catechesi sul decalogo spiegando che Cristo ha portato a compimento la legge trasformando il negativo del "non uccidere, non rubare, non insultare" nel positivo dell'amore per Dio e per gli altri. Un dono che ci è fatto dallo Spirito Santo. E intanto un bambino gioca con le guardie svizzere

Un bambino sale sul palco a toccare una guardia svizzera e poi a correre dietro la sedia del Papa: «È argentino, quindi indisciplinato» commenta papa Francesco all’orecchio di padre Georg mentre i fotografi si scatenano con i click.

L’udienza generale, questa mattina, è in aula Paolo VI e conclude la catechesi sui Dieci comandamenti. «La vita nuova  non è il titanico sforzo per essere coerenti con una norma, la vita nuova è lo Spirito stesso di Dio che inizia a guidarci fino ai suoi frutti, in una felice sinergia fra la nostra gioia di essere amati e la sua gioia di amarci. Si incontrano le due gioie», spiega papa Francesco. Che riassume tutto il decalogo utilizzando la parola chiave «desideri». I desideri autentici di bene, di gioia, di amore, posti in noi dallo Spirito Santo e che ci liberano dall’idolatria. Dio, infatti, attraverso i Comandamenti ci «invita all’obbedienza per riscattarci dall’inganno delle idolatrie che tanto potere hanno su di noi. Cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo», sottolinea papa Francesco, «ci svuota e ci schiavizza, mentre ciò che ci dà statura e consistenza è il rapporto con Lui che, in Cristo, ci rende figli a partire dalla sua paternità». Questo ci libera e ci dà «il riposo vero, autentico».

Attraverso questa strada «entriamo nella relazione con il prossimo che, a partire dall’amore che Dio mostra in Gesù Cristo, è una chiamata alla bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità. Ma per vivere così, cioè nella bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità abbiamo bisogno di un cuore nuovo».

Bergoglio parla di «trapianto» spiegando che si passa «dal cuore vecchio al cuore nuovo attraverso il dono di desideri nuovi. Attenti alla parole», dice ripetendo «desideri nuovi» che sono quelli «seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù, come Lui insegna nel “discorso della montagna”. Infatti, nella contemplazione della vita descritta dal Decalogo, ossia un’esistenza grata, libera, autentica, benedicente, adulta, custode e amante della vita, fedele, generosa e sincera, noi, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo davanti a Cristo. Il Decalogo è la sua “radiografia”, il decalogo è la radiografia del Cristo». Un negativo che lascia «apparire il suo volto – come nella sacra Sindone».  Il Papa parla della fecondità dello Spirito Santo  che mette in noi «i desideri che sono un dono suo, i desideri dello Spirito, desiderare secondo lo Spirito, desiderare al ritmo dello Spirito, desiderare con la musica dello Spirito».

E se i comandamenti sono un negativo, «non uccidere, non rubare, non insultare», con Cristo che è venuto a completare la Legge, «quel non si trasforma in un atteggiamento positivo: amare, desideri che seminano la positività e questa è la pienezza che Cristo è venuto a portarci. In Cristo, e solo in Lui, il Decalogo smette di essere condanna e diventa l’autentica verità della vita umana, cioè desiderio di amore, nasce il desiderio del bene, desidero di gioia, desiderio di pace, di magnanimità, di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza, di dominio di sé. Da quei no si passa a questi si. Atteggiamenti positivi di un cuore che si apre allo Spirito Santo».

Ed «ecco», conclude, « a che cosa serve cercare Cristo nel Decalogo: a fecondare il nostro cuore perché sia gravido di amore, e si apra all’opera di Dio. Quando l’uomo asseconda il desiderio di vivere secondo Cristo, allora sta aprendo la porta alla salvezza».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 28 novembre 2018

 

Il Papa e il bimbo argentino: liberi davanti a Dio come i più piccoli

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All’udienza generale, un bimbo argentino raggiunge il Papa per un saluto fuori programma

 

Al termine dell’udienza generale in Aula Paolo VI un fuori programma oggi per tutti i presenti: un bimbo argentino raggiunge il Papa per un saluto, viene riaccompagnato tra i fedeli dalla mamma e poi torna vicino al Santo Padre. Il Papa riflette parlando a braccio in spagnolo:

Este chico...
Questo bambino non riesce a parlare: è muto, però sa “comunicare”, sa esprimersi. E ha una cosa che mi fa pensare: è libero, indisciplinatamente libero. Però è libero. E mi induce a pensare: sono anch’io libero così davanti a Dio? Quando Gesù dice che dobbiamo comportarci come bambini, ci dice che dobbiamo avere la libertà che ha un bambino davanti a suo Padre. … questo bambino… chiediamo la grazia che possa parlare.