Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

L’ascolto dei fedeli vissuto nelle Chiese

Fatto straordinario nonostante alcuni limiti e insufficienze del cammino sinodale percorso

Negli ultimi mesi sono state pubblica­te dalle Conferenze episcopali dei vari Paesi le sintesi dei percorsi, dei confronti e delle proposte emerse nel cammino sinodale dalle Chiese loca­li o diocesane. Abbiamo così potuto leggere, conosce­re e meditare su ciò che il popolo di Dio sente come urgenza per la vita della Chiesa nel mondo d’oggi. Pa­pa Francesco più volte ha invitato a riconoscere il sensus fidei che è presente ed efficace nel popolo di Dio, e questo momento del Sinodo vissuto lo scorso anno è certamente un’occasione preziosa perché avvenga un ascolto da parte soprattutto dei vescovi. Secondo il diritto attualmente vigente spetterà a loro, nel Sinodo che si celebrerà nell’ottobre del 2023, giungere con il vescovo di Roma a decisioni e proposte di rin­novamento per tutta la Chiesa.

Si noti che se da un lato questo Sinodo è stato vo­luto e indetto sul tema della sinodalità, cioè sul modo di vivere la comunione ecclesiale oggi, da tutte le Chiese sono emerse, però, anche proposte di rifor­ma, di rinnovamento della vita ecclesiale, che non possono essere tralasciate e dimenticate. Non ne­ghiamo i limiti e le insufficienze del cammino percor­so. Del resto sono le sintesi stesse che con parresìa se­gnalano la mancata partecipazione e consultazione di porzioni significative del popolo di Dio, come an­che le difficoltà incontrate nel coinvolgere i giovani e nel portarli a “prendere la parola”, ma va comunque riconosciuta la straordinarietà di ciò che è stato vissu­to nelle Chiese: l’ascolto dei fedeli!

Sappiamo anche per esperienza personale che in molte comunità è mancato e manca l’interesse per il Sinodo: si teme che si riduca, ancora una volta, a un dibattito su alcuni temi senza che poi di fatto si proce­da ai cambiamenti necessari. E si nutre diffidenza verso questo modo di procedere che appare ancora determinato in senso clericale. E poi occorre anche dire la verità: in questo cammino sinodale si rischia la retorica di chi qualifica ogni evento ecclesiale co­me “sinodale”, svuotando così di significato questo esigente modo per vivere la comunione.

Ma ciò che genera incertezza è anche, almeno per ora, la mancanza di chiarezza sullo svolgimento di tutto il cammino sinodale. Il Sinodo celebrato a Roma come conclusivo sarà come i Sinodi finora cele­brati? I fedeli vi potranno partecipare con diritto di voto sulle proposizioni finali? Sarà sempre un Sino­do che rimanderà ogni decisione al Papa, o con il Pa­pa potrà giungere a decidere ciò che è stato discusso da tutti e che riguarda tutti? L’ascolto che ha impe­gnato per un anno intero le Chiese locali e ha permes­so ai fedeli, anche se non a tutti, di manifestare ciò che  sentono, su cui si confrontano e che propongo­no, sarà recepito dal Sinodo dei vescovi come espres­sione del sensus fidei?

Inizia ora una nuova tappa, la fase continentale che ci pare ancora molto indeterminata e incerta. E' la tappa che condurrà all'Instrumentum laboris per l’assemblea ordinaria del Sinodo. Solo allora potre­mo avere delle conferme circa la ricezione dell’ascol­to avvenuto.

Dunque, ci è richiesta molta pazienza nella consapevolezza che questo cammino sinodale è realmente un novum per la Chiesa e comporta un mu­tamento di mentalità, un nuovo modo di concepire la comunione ecclesiale. Questa - non lo si dimenti­chi  -  è  stata  vissuta  in passato con altri sentimenti, stili e modi di agire. Anche se c’era la coscienza che la Chiesa è sinodo (Giovanni Crisostomo), tuttavia la si nodalità trovava espressione solo in determinati con­testi (sinodi, concili) ed era vissuta soprattutto dai ve­scovi. Occorre, dunque, pazienza e perseveranza per intraprendere il cammino che si apre ora dinanzi alla Chiesa, più di quanto sia avvenuto in passato. Occor­re soprattutto, più che mai, nutrire nel cuore la pas­sione per l’unità della Chiesa: un’unità plurale non uniforme, un’unità inclusiva non escludente, un’uni­tà che accoglie le differenze e le fa vivere nella comu­nione della carità.

Le diverse sintesi inviate a Roma mostrano diffe­renze profonde nel modo di sentire, nella percezione di ciò che è urgente per vivere da cristiani nel mondo d’oggi. La proposta di rivedere alcune concezioni del­la sessualità, l’ammissione delle donne ai ministeri ordinati, la possibilità del celibato facoltativo per i presbiteri, sono condivise da tutte le sintesi delle Chiese dell’Europa occidentale esclusa l’Italia.

Il nostro Paese ha presentato una sintesi poco si­gnificativa, non certo secondo le attese di papa Fran­cesco, che ha chiesto più volte all’Italia di celebrare un suo Sinodo. Ma le sintesi di altre comunità nazio­nali, soprattutto dell’Europa orientale, si differenzia­no nettamente dalle altre e non a caso i loro episcopa­ti hanno manifestato dissenso e critiche sul cammi­no sinodale compiuto in Germania.

Non sarà affatto facile una convergenza e una composizione a livello di  fase finale di tutto questo processo. La segreteria del Sinodo sta lavorando se­riamente per fare un servizio a tutte le Chiese inter­venendo a chiarire, ad accompagnare e a sostenere i diversi cammini sinodali. Da parte mia c’è una gran­de speranza: che essa possa in qualche modo colmare la grave lacuna finora registrata, cioè la mancata consultazione dei cristiani non cattolici appartenenti ad altre confessioni. Rincresce che nelle sintesi dei di­versi Paesi non appaia un contributo che oggi la pras­si cattolica dell’ecumenismo avrebbe richiesto. Per­ché è mancato l’ascolto di quelle Chiese? L’ecumeni­smo è proprio in fin di vita?

È cosa buona che quasi tutte le sintesi contenga­no un rinnovato appello alla centralità della parola di Dio e abbiano richiesto una riforma della liturgia in­vitando a riaprire i cantieri. Ma proprio su questo, certamente, le altre Chiese cristiane avrebbero potu­to offrire un contributo preciso e determinante. Ora siamo in attesa della sintesi che sarà pubblicata il prossimo mese e darà delle indicazioni sulla direzio­ne che sta prendendo questo cammino sinodale.

Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose

© Vita Pastorale, ottobre 2022, pp. 52-53

Prossimi eventi