L’ascolto dei fedeli vissuto nelle Chiese
Negli ultimi mesi sono state pubblicate dalle Conferenze episcopali dei vari Paesi le sintesi dei percorsi, dei confronti e delle proposte emerse nel cammino sinodale dalle Chiese locali o diocesane. Abbiamo così potuto leggere, conoscere e meditare su ciò che il popolo di Dio sente come urgenza per la vita della Chiesa nel mondo d’oggi. Papa Francesco più volte ha invitato a riconoscere il sensus fidei che è presente ed efficace nel popolo di Dio, e questo momento del Sinodo vissuto lo scorso anno è certamente un’occasione preziosa perché avvenga un ascolto da parte soprattutto dei vescovi. Secondo il diritto attualmente vigente spetterà a loro, nel Sinodo che si celebrerà nell’ottobre del 2023, giungere con il vescovo di Roma a decisioni e proposte di rinnovamento per tutta la Chiesa.
Si noti che se da un lato questo Sinodo è stato voluto e indetto sul tema della sinodalità, cioè sul modo di vivere la comunione ecclesiale oggi, da tutte le Chiese sono emerse, però, anche proposte di riforma, di rinnovamento della vita ecclesiale, che non possono essere tralasciate e dimenticate. Non neghiamo i limiti e le insufficienze del cammino percorso. Del resto sono le sintesi stesse che con parresìa segnalano la mancata partecipazione e consultazione di porzioni significative del popolo di Dio, come anche le difficoltà incontrate nel coinvolgere i giovani e nel portarli a “prendere la parola”, ma va comunque riconosciuta la straordinarietà di ciò che è stato vissuto nelle Chiese: l’ascolto dei fedeli!
Sappiamo anche per esperienza personale che in molte comunità è mancato e manca l’interesse per il Sinodo: si teme che si riduca, ancora una volta, a un dibattito su alcuni temi senza che poi di fatto si proceda ai cambiamenti necessari. E si nutre diffidenza verso questo modo di procedere che appare ancora determinato in senso clericale. E poi occorre anche dire la verità: in questo cammino sinodale si rischia la retorica di chi qualifica ogni evento ecclesiale come “sinodale”, svuotando così di significato questo esigente modo per vivere la comunione.
Ma ciò che genera incertezza è anche, almeno per ora, la mancanza di chiarezza sullo svolgimento di tutto il cammino sinodale. Il Sinodo celebrato a Roma come conclusivo sarà come i Sinodi finora celebrati? I fedeli vi potranno partecipare con diritto di voto sulle proposizioni finali? Sarà sempre un Sinodo che rimanderà ogni decisione al Papa, o con il Papa potrà giungere a decidere ciò che è stato discusso da tutti e che riguarda tutti? L’ascolto che ha impegnato per un anno intero le Chiese locali e ha permesso ai fedeli, anche se non a tutti, di manifestare ciò che sentono, su cui si confrontano e che propongono, sarà recepito dal Sinodo dei vescovi come espressione del sensus fidei?
Inizia ora una nuova tappa, la fase continentale che ci pare ancora molto indeterminata e incerta. E' la tappa che condurrà all'Instrumentum laboris per l’assemblea ordinaria del Sinodo. Solo allora potremo avere delle conferme circa la ricezione dell’ascolto avvenuto.
Dunque, ci è richiesta molta pazienza nella consapevolezza che questo cammino sinodale è realmente un novum per la Chiesa e comporta un mutamento di mentalità, un nuovo modo di concepire la comunione ecclesiale. Questa - non lo si dimentichi - è stata vissuta in passato con altri sentimenti, stili e modi di agire. Anche se c’era la coscienza che la Chiesa è sinodo (Giovanni Crisostomo), tuttavia la si nodalità trovava espressione solo in determinati contesti (sinodi, concili) ed era vissuta soprattutto dai vescovi. Occorre, dunque, pazienza e perseveranza per intraprendere il cammino che si apre ora dinanzi alla Chiesa, più di quanto sia avvenuto in passato. Occorre soprattutto, più che mai, nutrire nel cuore la passione per l’unità della Chiesa: un’unità plurale non uniforme, un’unità inclusiva non escludente, un’unità che accoglie le differenze e le fa vivere nella comunione della carità.
Le diverse sintesi inviate a Roma mostrano differenze profonde nel modo di sentire, nella percezione di ciò che è urgente per vivere da cristiani nel mondo d’oggi. La proposta di rivedere alcune concezioni della sessualità, l’ammissione delle donne ai ministeri ordinati, la possibilità del celibato facoltativo per i presbiteri, sono condivise da tutte le sintesi delle Chiese dell’Europa occidentale esclusa l’Italia.
Il nostro Paese ha presentato una sintesi poco significativa, non certo secondo le attese di papa Francesco, che ha chiesto più volte all’Italia di celebrare un suo Sinodo. Ma le sintesi di altre comunità nazionali, soprattutto dell’Europa orientale, si differenziano nettamente dalle altre e non a caso i loro episcopati hanno manifestato dissenso e critiche sul cammino sinodale compiuto in Germania.
Non sarà affatto facile una convergenza e una composizione a livello di fase finale di tutto questo processo. La segreteria del Sinodo sta lavorando seriamente per fare un servizio a tutte le Chiese intervenendo a chiarire, ad accompagnare e a sostenere i diversi cammini sinodali. Da parte mia c’è una grande speranza: che essa possa in qualche modo colmare la grave lacuna finora registrata, cioè la mancata consultazione dei cristiani non cattolici appartenenti ad altre confessioni. Rincresce che nelle sintesi dei diversi Paesi non appaia un contributo che oggi la prassi cattolica dell’ecumenismo avrebbe richiesto. Perché è mancato l’ascolto di quelle Chiese? L’ecumenismo è proprio in fin di vita?
È cosa buona che quasi tutte le sintesi contengano un rinnovato appello alla centralità della parola di Dio e abbiano richiesto una riforma della liturgia invitando a riaprire i cantieri. Ma proprio su questo, certamente, le altre Chiese cristiane avrebbero potuto offrire un contributo preciso e determinante. Ora siamo in attesa della sintesi che sarà pubblicata il prossimo mese e darà delle indicazioni sulla direzione che sta prendendo questo cammino sinodale.
Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose
© Vita Pastorale, ottobre 2022, pp. 52-53