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La “Santa delle Perseguitate”: in un film la storia di Santa Scorese, assassinata da uno stalker

Tra cronaca e fiction, “L’incredibile storia di Santa Scorese” è il mediometraggio d’esordio del regista pugliese Mimmo Spataro, che porta sullo schermo anche un punto di vista femminile sulla triste vicenda, che è quello di Assunta D’Elia, la moglie di Spataro, sceneggiatrice della pellicola. Santa Scorese, 23 anni, di Palo del Colle, morì nel 1991 per le coltellate inferte da Giuseppe, un giovane con problemi psichici, che da anni la perseguitava, senza un motivo, se non l’ossessione di averla per sé, dopo averla vista in parrocchia

Era la notte tra il 15 ed il 16 marzo del 1991 quando Santa Scorese, 23 anni, di Palo del Colle, paese della provincia di Bari, morì per le coltellate inferte da Giuseppe, un giovane con problemi psichici, che da anni la perseguitava, senza un motivo, se non l’ossessione di averla per sé, dopo averla vista in parrocchia.

48DB1B66-8DB0-4C96-A8F2-833F54494675.jpegSanta da allora è divenuta “Santa delle Perseguitate”, vittima di stalking e femminicidio, ancor prima che di questo reato si parlasse. Nessuna denuncia, nonostante un padre nelle forze dell’ordine, l’ha protetta da un destino che lei sentiva segnato. E che raccontava, in un diario segreto, diventato il suo testamento spirituale.
In quelle pagine confessava di aver deciso di consacrarsi a Dio, entrando a far parte delle Suore Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe. Una scelta maturata nel tempo, nei lunghi colloqui con il suo confessore, nelle esperienze con i focolarini e con l’Azione Cattolica.

“Una cosa ho scoperto: che Dio è veramente l’unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi. Sento come ora, nonostante il trambusto che c’è dentro, la sua presenza doni tranquillità e fiducia, fiducia che non sono sola, che Lui mi ama comunque, anche con i miei limiti, e sento anche la necessità di risceglierlo ogni giorno come la cosa più importante per me, per la quale vale la pena di lottare, soffrire e morire”, scrive sul diario pubblicato postumo.

Proprio da un incontro in parrocchia tornava, la sera in cui è stata uccisa sotto casa, davanti allo sguardo del padre affacciato al balcone, che non ha potuto far altro che sottrarre il suo corpo dalle mani del suo assassino. Santa poco prima di morire lo perdonò, come ha testimoniato un medico del Policlinico di Bari, dove tentarono disperatamente di salvarla. Giuseppe, come aveva tristemente “profetizzato” Santa, continuò a perseguitare la sua famiglia ed i suoi amici ancora dopo anni dalla sua morte, con lettere e minacce.
Santa Scorese a fine anni ‘90 è stata nominata Serva di Dio ed attualmente è in corso il processo di beatificazione, per martirio in odio alla fede. Dalla sua storia di “vergine martire”, secondo la definizione della Curia di Bari, negli scorsi anni è stato tratto un libro edito da La Meridiana ed un adattamento teatrale del regista Alfredo Traversa. Oggi invece per la prima volta se ne parla in un film. A Taranto, al teatro Orfeo, si è tenuta la prima nazionale. Tra cronaca e fiction, “L’incredibile storia di Santa Scorese” è il mediometraggio d’esordio del regista pugliese Mimmo Spataro, che porta sullo schermo anche un punto di vista femminile sulla triste vicenda, che è quello di Assunta D’Elia, la moglie di Spataro, sceneggiatrice della pellicola.

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“Ho conosciuto la storia di Santa grazie a Tiziana Risolo, amica ed attrice – racconta Assunta D’Elia – che in quel periodo stava portando in scena a teatro questa giovane ragazza, in un lavoro dell’attore e regista Alfredo Traversa, nel nostro film nelle vesti del padre della protagonista.

La vicenda umana ed il percorso spirituale di Santa mi hanno talmente turbato, sconvolto, da sentire che dovevo raccontare.

Così ho proposto a Mimmo di farne un film ed ho passato tutta la scorsa estate a scrivere la sceneggiatura, confortata a distanza dalla sorella di Santa, Rosamaria Scorese, che insieme ai genitori ci ha aperto le porte di casa. Il mio lavoro prende spunto dai diari di questa giovane donna e mi sono sentita accompagnata da lei nella scrittura. Santa è un esempio di fede, tenacia, speranza. Aveva capito fin da principio cosa rischiava ma ha continuato a vivere pur tra mille persecuzioni, pedinamenti, lettere minatorie, minacce, senza sentirsi tutelata ed ha perso la vita perdonando il suo assassino”.
“Per noi era talmente importante far conoscere attraverso il cinema la storia di Santa che abbiamo deciso di produrre e finanziare a spese nostre questo film – spiega Mimmo Spataro – ed io ho cercato di ammortizzare i costi facendo anche da fonico, operatore ripresa e drone, fotografo ed occupandomi della post produzione, insieme ad Assunta. Ci tengo a ringraziare gli attori che sono stati a nostra completa disposizione per un piccolo guadagno e tutti coloro che hanno creduto come noi

C4F4B759-83BC-451C-81C2-3D8C65A4A2A0-768x1086.jpegin questo progetto. Dopo la prima a Taranto, speriamo di portarlo in giro per festival e di essere d’aiuto per la causa di beatificazione. Da questo esperienza è nata una nuova grande famiglia. Abbiamo un gruppo WhatsApp, chiamato ‘Tutti per Santa’ ed è proprio così che ci sentiamo, uniti dal suo esempio di vita”.

La prima visione è stata non solo per gli spettatori ma anche per chi al film ci ha lavorato e per la famiglia di Santa Scorese.

Le riprese si sono divise tra le aule dell’Università di Bari, l’ospedale Moscati di Taranto, Alberobello e Polignano a Mare, per le immagini aeree, Palo del Colle, paese nativo di Santa e la parrocchia tarantina di san Pasquale. In tutto 35 giorni, spalmati in tre mesi di lavoro.
“Quando ci è stato proposto di farne un film – confessa Rosamaria Scorese, la sorella di Santa – eravamo increduli. L’abbiamo vissuta come i fidanzamenti di una volta, con l’innamorato che si presenta a casa a chiedere la mano. Era davvero una proposta d’amore. Abbiamo accolto Mimmo ed Assunta nella nostra famiglia, perché oltre la rabbia che questa vicenda porta con sé, c’è la gioia, la bellezza, che è contagiosa. Mettermi a loro disposizione è stato un altro atto di fede. Ho seguito il lavoro di scrittura mentre sul set sono stata poco. Non volevo che si sentisse una qualunque pressione, per la mia presenza. La storia di Santa ha varcato gli oceani, è arrivata fino a Papa Francesco. È un seme che sta portando frutti. Il suo è un esempio di vita controcorrente, consacrata nell’animo, donata fino in fondo. E penso che il cinema ci aiuterà a farla scoprire a chi non la conosce”.

Marina Luzzi

© www.agensir.it, sabato 11 maggio 2019