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La parrocchia perfetta? Quella senza chiacchiere

Il Papa riprende da Guidonia le visite alle parrocchie romane dopo la pausa giubilare. Ai fedeli dice: "Una comunità dove ci sono le chiacchiere non è capace di dare testimonianza"

«Non dimenticatevi di pregare per me e, mi raccomando, niente chiacchiere». Papa Francesco saluta così i fedeli della parrocchia di Santa Maria a Setteville, a Guidonia, nella prima visita a una parrocchia romana dopo la sospensione degli incontri durante l’anno giubilare.

Prima, nell’omelia, aveva ricordato che «la parrocchia perfetta è quella senza chiacchiere». Bergoglio ha sottolineato che «c’è  un peccato che non trovo tra quelli degli apostoli, raccontati nel Vangelo: sono traditori, codardi, ma non sparlano tra loro. Hanno tradito il Signore  anche Pietro, il primo Papa, ha rinnegato e tradito Gesù, ma non erano chiacchieroni. Siamo tutti peccatori, ma una comunità dove ci sono le chiacchierone e i chiacchieroni è una comunità che è incapace di dare testimonianza».

E dunque niente chiacchiere, ha ribadito, «niente, se hai qualcosa contro vai a dirlo in faccia. Questo è il segno che lo Spirito Santo è in una parrocchia, gli altri peccati, tutti, li abbiamo. Una collezione di peccati, uno prende questo, uno quello, tutti siamo peccatori, ma quello che distrugge una comunità sono le chiacchiere, da dietro».

Prima di entrare in chiesa il Papa si è fermato con i bambini ed i giovani della catechesi. Tra loro, molti ragazzi del percorso post-cresima, «mi hanno detto che la cresima a Roma è il sacramento dell'addio o, al massimo, dell'arrivederci al matrimonio», ha detto loor esortandoli a continuare a restare in chiesa e a sentrisi amati da Gesù. e un gruppo di Scout. Il Papa ha poi salutato 45 bambini, tutti battezzati nel corso del 2016, insieme con i loro genitori e ha ringraziato il centinaio di fedeli che aiutano il Parroco, don Luigi Tedoldi, nell’opera pastorale. Infine si è spostato in sacrestia dove ha confessato 4 penitenti: una giovane coppia, che accudisce il viceparroco, don Giuseppe Berardino, gravemente malato di Sla; un giovane del percorso post-cresima e il padre di un bambino ammalato.

Rispondendo alle domande dei giovani che lo interrogavano sulla fede papa Francesco ha sottolineato che «anche io a volte ho camminato nel buio della fede e la fede si è abbassata tanto, ma poi con un po' di tempo la ritrovi», ha confidato.«La fede alcuni giorni non si vede, è tutto nero. Per esempio quando ieri ho fatto il battesimo di tredici bambini terremotati tra loro c'era anche un papà che ha perso la moglie e uno pensa, può avere fede quest'uomo? E si capisce che là è buio, bisogna rispettare quel buio dell'anima. Non si studia per avere fede si riceve come un regalo».
«Se io», ha detto ancora, «dico che sono cattolico, vado tutte le domeniche a messa ma poi con i genitori non parlo, non assisto i nonni, non assisto i poveri, non vado a trovare gli infermi, così non è testimonianza, non serve. Così non si è altro che cristiani pappagallo, parole, parole, parole, chissà se voi ricorderete quella canzone. La testimonianza cristiana si fa con tre cose: la parola, il cuore, le mani».
Ancora sul perdono ha raccontato che «è difficile, io ho conosciuto una vecchietta che era una signora forte, brava, la picchiava anche il marito, doveva perdonare sempre ma dimenticare è difficile. Quando tu sei in guerra con una persona il tuo cuore è ferito dall'odio e dall'inimicizia e la ferita fa male ma bisogna perdonare e non andare da quella persona a dare il perdono come un'elemosina, il perdono va dato con il cuore magari anche senza parlarne trattando quella persona come se niente fosse successo».

 E infine, alla domanda su quale sia stato il dono più grande di Dio, il Papa ha risposto «potrei dire la fede ma quello che io sento come grande dono di Dio è la mia famiglia, mamma papà, fratelli e soprattutto nonni».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, domenica 15 gennaio 2017