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La ragazzina malata, l'Ave Maria e quell'abbraccio muto del Papa

Il canto di Alexia, 15 anni, all'ospedale pediatrico di Città del Messico, ha commosso il Papa. Guarda il video di Romereports.com

All'ospedale pediatrico "Federico Gomez" di Città del Messico il Papa andava a incontrare il dolore dei bambini: quello degli innocenti, che da sempre e più di ogni altro appare inaccettabile agli uomini. Quella sofferenza che nei Fratelli Karamazov suscita in Dostoevskij il famoso interrogativo: “Se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l’armonia eterna, che c’entrano i bambini? È del tutto incomprensibile il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocchi pure a loro comprare l’armonia con la sofferenza”.

Dunque il Papa è entrato nelle stanze del dolore innocente - nel video di romereports.com si sentono distintamente i pianti dei piccoli malati. E si è trovato di fronte Alexia, 15 anni, malata di osteosarcoma, una grave forma di tumore osseo. Alexia sedeva in carrozzella, il capo avvolto da un turbante a nascondere la calvizie della chemioterapia. Il volto della ragazza, che dà le spalle agli obiettivi, nelle riprese non si vede: si vede invece la faccia del Papa, in piedi davanti a lei.

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La giovane malata dunque intona l'Ave Maria di Schubert. Ha una voce sottile e cristallina, che non teme di cimentarsi con le note più acute. Attorno a lei, improvvisamente, tutti fanno silenzio - come per un ordine che nessuno ha impartito. La quindicenne leva il suo canto limpido, e il Papa si china su di lei, assorto - quasi come se nemmeno lui si aspettasse quel canto, da una fanciulla poco più che bambina, in un reparto oncologico.

E a chi sta a guardare quel minuto a Città del Messico la domanda di Dostoevskij torna in mente, con tutta la ribellione che il dolore dei bambini genera, sempre. È una pietra miliare nell'ateismo, quell'antica domanda: se davvero Dio è così buono, perchè lascia soffrire i bambini? E non c'è alcuna risposta che possa aggiustare lo scandalo: se non il chinare la fronte davanti alla sofferenza di Cristo in croce - cui anche i bambini, come agnelli, misteriosamente partecipano. Ma l'Ave Maria della fanciulla messicana, con la sua quieta limpidezza, addirittura suggerisce l'idea che, perfino a 15 anni - quanti forse ne aveva la Madonna nel giorno del suo "sì" all'Angelo - il dolore possa essere accettato, e offerto.

È un mistero, quella preghiera chiara di una ragazza inseguita dal cancro. Forse per questo Francesco, chino su di lei, si commuove. E alla fine semplicemente, muto, la stringe fra le braccia.

Marina Corradi

© Avvenire, 15 febbraio 2016

 

Il Papa insieme ai bambini dell’ospedale pediatrico

 

All'ingresso nel reparto onco-ematologico, in cui si è intrattenuto in forma privata con i piccoli degenti, il Papa ha suonato anche la piccola campanella, che nella tradizione dell'ospedale pediatrico "Federico Gomez" di Città del Messico, i giovani malati di cancro che guariscono e vengono dimessi fanno squillare in segno di incoraggiamento verso gli altri piccoli pazienti: "ce la potete fare", è l'augurio implicito. Ed è quello che ha voluto intendere il Pontefice nella commovente visita all'ospedale infantile, il più importante della città, con 212 posti letto distribuiti fra 30 specialità mediche e chirurgiche.

Bergoglio vi è stato accolto dalla "primera dama" Angelica Rivera, moglie del presidente messicano Enrique Pena Nieto, dal ministro della Salute, dai dirigenti e dal personale della struttura. Quindi ha incontrato i piccoli assistiti nell'auditorium, con le famiglie. "Da un lato - ha detto -, attraversare quella porta e vedere i vostri occhi, i vostri sorrisi, i vostri volti ha suscitato il desiderio di rendere grazie. Grazie per l'affetto che avete nell'accogliermi; grazie perché vedo l'affetto con cui siete curati e accompagnati".

"Grazie - ha proseguito - per lo sforzo di tanti che stanno facendo del loro meglio perché possiate riprendervi presto. È così importante sentirsi curati e accompagnati, sentirsi amati e sapere che state cercando il modo migliore di curarci; per tutte queste persone dico: grazie". "E nello stesso tempo, desidero benedirvi - ha aggiunto -. Voglio chiedere a Dio che vi benedica, accompagni voi e i vostri familiari, tutte le persone che lavorano in questa casa e fanno in modo che quei sorrisi continuino a crescere ogni giorno. A tutte le persone che non solo con medicinali, bensì con la 'affettoterapià aiutano perché questo tempo sia vissuto con più gioia". "Questa cosa è così importante - ha concluso - l"affettoterapià: qualche volta una carezza aiuta molto a riprendersi".

"Che tenerezza!", ha esclamato il Pontefice al termine del suo discorso, abbracciando una piccola malata. Sempre con la "primera dama" Angelica Rivera al fianco, in un'atmosfera sorridente, ma anche di grande commozione, specie tra i genitori, il Papa ha salutato uno ad uno i piccoli pazienti, carezzandoli e baciandoli, scambiando abbracci, ricevendo da loro disegni e altri piccoli doni, dicendo loro parole di conforto e incoraggiamento. "Ti nomino custode del mio rosario", ha detto a uno di essi. Quindi ha fatto visita ai piccoli malati oncologici, a uno dei quali, Rodrigo, di cinque anni, ha dato personalmente la medicina.

Nel reparto oncologico dell'ospedale ci sono 38 bambini, anche sottoposti a chemioterapia, alcuni in attesa di trapianto. Una ragazza, al passaggio del Papa, gli ha intonato l'Ave Maria di Schubert, aumentando la commozione dei presenti, compresa la moglie del capo dello Stato, che non ha più trattenuto le lacrime.

© Avvenire, 15 febbraio 2016

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