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La richiesta. «Urge un Sinodo sulla missione della donna nella Chiesa»

Il documento finale dell’assemblea plenaria della Pontificia commissione per l’America latina. «I pastori vigilino sulle nuove colonizzazioni ideologiche»

«Si pone seriamente la questione di un sinodo della Chiesa universale sul tema della donna nella vita e missione della Chiesa». «Abbiano inoltre le Chiese locali la libertà e il coraggio evangelici per denunciare tutte le forme di discriminazione e di oppressione, di violenza e di sfruttamento subite dalle donne in varie situazioni e per introdurre il tema della loro dignità, partecipazione e contributo nella lotta per la giustizia e la fraternità, dimensione essenziale dell’evangelizzazione».

Sono questi due passaggi del documento finale dell’assemblea plenaria annuale della Pontificia commissione per l’America latina (Cal), che si è svolta in Vaticano dal 6 al 9 marzo sul tema «La donna, pilastro nell’edificazione della Chiesa e della società in America latina». Un tema che secondo il segretario della Cal, Guzmán Carriquiry Lecour, voleva aiutare «a rifiutare le letture semplificate e semplicistiche della realtà per riconoscere la complessità e misurarsi con essa». E papa Francesco per l’occasione ha voluto che fossero invitate, oltre ai ventidue cardinali e vescovi membri e consiglieri all’assemblea, anche quindici personalità femminili latinoamericane.

«La Chiesa cattolica, seguendo l’esempio di Gesù – si legge nell’incipit del documento finale – deve essere molto libera dai pregiudizi, dagli stereotipi e dalle discriminazioni subiti dalla donna. Le comunità cristiane devono realizzare una seria revisione di vita per una conversione pastorale capace di chiedere perdono per tutte le situazioni nelle quali sono state e tuttora sono complici di attentati alla sua dignità». Al centro della dichiarazione, in quattordici punti, non c’è un però rivendicazione “femminista” di tipo secolare, semmai la riproposizione della grandezza della dignità e vocazione femminili come emergono dalla Rivelazione. «La devozione mariana – si legge nel testo – così radicata e diffusa in America latina, manifestazione di inculturazione del Vangelo e dell’amore dei popoli, aiuti a considerare Maria come paradigma della “donna nuova”, contemplandola come esempio straordinario di una femminilità compiuta, degna di essere protetta e promossa, tanto per la sua importanza nella nascita di un tessuto sociale più umano come per la formazione dei discepoli-missionari di suo Figlio».

Così, mentre «il matrimonio e la famiglia costituiscono le esperienze fondamentali per vivere la comune dignità di uomo e donna, la loro diversità, reciprocità e complementarietà», le comunità cristiane e i pastori «vigilino di fronte alle forme di “colonizzazione culturale e ideologica” che, con il pretesto di nuovi “diritti individuali” e anche strumentalizzando rivendicazioni femministe, vengono diffuse da grandi poteri e lobbies ben organizzate, per attentare contro la verità del matrimonio e della famiglia, scalzando l’ethos culturale dei nostri popoli, favorendo la disgregazione del tessuto familiare e sociale delle nazioni. E sono le donne, comprese le madri con figli, a pagare il costo più alto di tale operazione».

© Avvenire Redazione Catholica, giovedì 12 aprile 2018

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