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Luogo che respira «a due polmoni»

Intervista al responsabile della Basilica Pontificia. Padre Distante: è un santo della Chiesa «indivisa», qui sentiamo forte l’ecumenismo. Il domenicano: la città pugliese è molto legata al proprio patrono, diventando così un territorio dell’ascolto, del dialogo e dell’accoglienza

«Pregare davanti alla tomba di san Nicola non può non farci sentire il respiro "a due polmoni" di cui parlava san Giovanni Paolo II pensando all’Europa». Padre Giovanni Distante, domenicano, rettore della Basilica pontificia di San Nicola, nella cui Cripta è stato recitato il Rosario per l’Italia, puntualizza subito lo spirito di questa ottava tappa del pellegrinaggio mariano promosso dai media Cei d’intesa con la Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana.

La Basilica di San Nicola negli ultimi anni ha ospitato eventi dal forte valore ecumenico. Un respiro che coinvolge anche questa preghiera per l’Italia?

Non si può non avere questo respiro davanti alla tomba di san Nicola. È il santo della Chiesa "indivisa", cioè è venerato dalla Chiesa d’Occidente come da quella d’Oriente. Porsi sotto la sua protezione e la sua intercessione non può non farci entrare in una dimensione ecumenica. Uno spirito d’unità.

Spirito rappresentato dalla lampada «uniflamma» presso la sua tomba?

Quella lampada rappresenta la Chiesa e mostra San Nicola che regge due ampolle, in cui sono versati due olii differenti (come le due Chiese d’Oriente e d’Occidente, ndr), ma che danno vita a un’unica fiamma, che rappresenta l’unità della fede. È davvero un Santuario particolare nel quale si respira questa unità dei cristiani cattolici e ortodossi.

Cosa rappresenta san Nicola per la città di Bari?

È un rapporto intenso quello tra la città e il santo. E vista l’importanza ecumenica della sua figura, Bari è diventata città dell’ascolto, del dialogo, dell’accoglienza. Papa Francesco ne ha colto pienamente questa dimensione ecumenica quando ha voluto parlare di pace nel Medio Oriente, convocando qui, presso la tomba di san Nicola, i patriarchi cattolici e quelli ortodossi (era il 7 luglio 2018, ndr). E anche nello scorso febbraio la scelta di Bari come luogo in cui parlare di pace nel Mediterraneo, incontro promosso dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, in accordo sempre con il Papa. Siamo riconoscenti a entrambi per queste loro scelte che hanno saputo vedere in Bari lo spirito ecumenico, che fa di questa città quasi un luogo "teologico".

Come avete vissuto questo periodo di emergenza sanitaria, che ha bloccato pellegrinaggi e gran parte dell’attività pastorale?

Un luogo che respira a due polmoni non poteva chiudere. E anche se il portone della Basilica è rimasto chiuso, la nostra comunità ha continuato la sua vita e la sua attività. Davanti all’emergenza abbiamo rafforzato le nostre armi, che sono la fede e la preghiera. E così abbiamo continuato a pregare come comunità religiosa, ma anche come comunità cristiana, utilizzando i social per continuare a fare sentire «"la voce di san Nicola", che continua a indicarci la via verso Cristo.

La Basilica di San Nicola dal 1951 è stata affidata alla comunità domenicana. Come avete vissuto questo appuntamento mariano?

La devozione a Maria è nel nostro Dna, direi che è costitutivo del nostro Ordine fondato da san Domenico. Persino il nostro vestito reca segni di questa devozione con lo scapolare che secondo la tradizione sarebbe stato consigliato dalla Vergine e con la corona del Rosario attaccata all’abito. E poi non dobbiamo dimenticare che la preghiera del Rosario nasce proprio grazie a san Domenico, che mentre spiegava i misteri della fede faceva recitare al popolo, tra un mistero e l’altro, la preghiera dell’"Ave Maria" e del "Padre Nostro". Quindi quando ci è stata offerta la possibilità di ospitare il Rosario per l’Italia siamo stati ben felici.

Questo è il primo tempio non mariano in cui fa tappa il Rosario per l’Italia. Come viveva san Nicola la devozione a Maria?

Come tutti i santi, anche Nicola era innamorato della Madonna. Del resto basta guardare le icone che lo ritraggono con in alto a destra proprio la Vergine e Cristo che gli riconsegnano le insegne episcopali.

Enrico Lenzi

© Avvenire, giovedì 7 maggio 2020

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