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"Noi e gli altri": tredici ragazzi raccontano i migranti

Famiglie, viaggi, speranze e coraggio: i racconti dei giovani autori di questo libro edito da Città Nuova, sono lontani dai luoghi comuni e dalle tinte facili sul fenomeno della migrazione e lasciano invece sprigionare la forza e la spinta a guardare la realtà con responsabilità e umanità

I migranti che abbandonano il loro Paese, spinti dalla guerra e dalla fame, e partono, in cerca di un futuro migliore; le complessità che derivano da un processo di integrazione, mai scontato, di storie e culture differenti; l'accoglienza; il razzismo. C'è tutto questo al centro delle narrazioni di tredici studenti italiani delle scuole superiori selezionati attraverso il concorso letterario Scriviamoci 2018, ideato dal Centro per il libro e la lettura dei Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dall'Atlante digitale del Novecento letterario. 

Il pensiero schietto e profondo dei giovani

Ai ragazzi è stato chiesto di sviluppare il tema “Noi e l’Altro”, che dà il titolo al volume edito da Città Nuova. La scelta - secondo i curatori Carlo Albarello e Assunta Di Febo - è derivata "da una presa di coscienza sul fenomeno delle migrazioni, che recentemente ha avuto un impatto considerevole sul discorso pubblico e l’immaginario collettivo". Sono stati presentati in tutto 263 “temi”, provenienti da 111 scuole. Solo una piccola parte confluisce nel volumetto agile da sfogliare, ma da cenetellinare per l'intensità dei racconti che racchiude quello della vincitrice, Sara Maria Caviglia, del Liceo classico "Virgilio" di Mantova.

“ Vorrei essere a casa. Ma mi trovo su un barcone che ha una speranza: Lampedusa. ”

Il titolo è E la chiamano salvezza: l'autrice ha solo 14 anni ma ha dimostrato - spiega a Vatican News uno dei curatori del libro Carlo Albarello - uno sguardo "sorprendentemente maturo e sapiente" nel raccontare il viaggio straziante attraverso il Mediterraneo verso quella che molti chiamano salvezza, "senza indugiare in luoghi comuni seppur nella durezza delle tinte".

Ascolta l'intervista a Carlo Albarello
 

Il viaggio e la mancata integrazione

E' questo il tratto predominante nei racconti: della migrazione, spiega il curatore, i ragazzi sono colpiti più dalla "ricerca di nuovi spazi di vita, dall'attraversamento delle frontiere e quindi dalla difficoltà a trovare nuova sistemazione e una vera accoglienza, piuttosto che dall'insediamento in nuovi Paesi e in situazioni di vita diverse". Poca l'attenzione dei ragazzi invece, all'agire dei governi o alle decisioni istituzionali, anche perchè - sottolinea Albarello -  "il concorso si è chiuso prima delle ultime elezioni in Italia e prima quindi degli ultimi provvedimenti in materia".

“ Certi si tirano addirittura indietro, costruendo muri proprio come quello abbattuto a Berlino solo pochi decenni fa ”

Famiglia e scuola luoghi da salvare

In tanti se non in tutti i racconti racchiusi come "perle preziose" nel volume, fa notare ancora il curatore, divengono protagonisti quei luoghi come la scuola e la famiglia, "luoghi di vita" in crisi di identità oggi" e che invece i ragazzi risultano amare, tutelare e rilanciare. Sorprendente anche la grande padronanza lessicale, la competenza di scrittura e l’originalità delle forme scelte dai giovani autori, tra cui non di rado spicca il tratto fantastico.

“ Ci sono persone che viaggiano fino a noi da pianeti lontani, solcando i mari della galassia su pesanti piattaforme di metallo, per scappare da luoghi che si sgretolano sempre di più, di giorno in giorno. ”

L'accoglienza non si può negare

Commovente infine, il tratto di alcune pagine: i ragazzi - sottolinea Carlo Albarello - "sanno mettere il dito nella piaga della questione migrazione e la lettura dei loro racconti insegna a tutti il coraggio e la forza di pensare diversamente: non è possibile non trovare spazi di accoglienza, non è possibile non dare una possibilità di vita a chi arriva nel nostro paese alla ricerca di futuro".

“ A volte mi chiedo a cosa serva la storia se, pur studiandola e analizzandola, non riusciamo a imparare niente dagli sbagli dei nostri antenati ”