Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

"Non abbiate paura di denunciare. Abbiamo bisogno di uomini e donne veri"

Ricordando a Palermo il sacerdote ucciso dalla mafia il Papa parla ai giovani e li sprona a non stare in poltrona, già pensionati, ma di inseguire i propri sogni. Senza cedere alla disperazione del non può cambiare nulla e appassionandosi alla legalità, al servizio verso gli altri, all'accoglienza

Dio detesta la pigrizia e ama l’azione. Per questo, per trovarlo non bisogna stare in poltrona, ma mettersi in cammino. Papa Francesco risponde alle domande dei giovani che lo aspettano in piazza Politeama «Rimanere seduti crea interferenza con la Parola di Dio, che è dinamica. Dio si scopre camminando, non aspettando che nella vita magicamente qualcosa accada». Non si tratat di muoversi per tenersi in forma, ma «di muovere il cuore. Pensate al giovane Samuele. Stava giorno e notte nel tempio, eppure era in continuo movimento, perché non stava immerso nei suoi affari, ma in ricerca. Ecco il Signore parla a chi è in ricerca. Chi cerca, cammina. Essere in ricerca è sempre sano; sentirsi arrivati, soprattutto per voi, è tragico». Il Papa esorta i giovani a non mettersi in pensione, a non essere «pancioni», a continuare a cercare Dio. «Ma non sul telefonino! Lì le chiamate del Signore non arrivano. Non in televisione, dove il Signore non possiede alcun canale. Neanche nella musica assordante e nello sballo che intontisce: lì la linea col cielo è interrotta. Il Signore non va neppure cercato davanti allo specchio, dove stando soli rischiate di rimanere delusi di quello che siete. Non cercatelo nella vostra stanzetta, chiusi in voi stessi a ripensare al passato o a vagare col pensiero in un futuro ignoto. No, Dio parla ora nella relazione».

E sprona a uscire, a condividere, a prendere il largo, a sognare in grande. Dio, dice il Papa, «non ti vuole dietro le quinte a spiare gli altri o in tribuna a commentare, ma in scena. Mettiti in gioco! Hai paura di fare qualche figuraccia? Pazienza, perdere la faccia non è il dramma della vita. Il dramma della vita è non metterci la faccia, è non donare la vita! Meglio cavalcare i sogni belli con qualche figuraccia che diventare pensionati del quieto vivere: meglio buoni idealisti che pigri realisti: meglio essere Don Chisciotte che Sancho Panza!».

E, sulla seconda domanda sul quanto contano per un cristiano l’accoglienza e la dignità umana papa Francesco ricorda che la «Sicilia, al centro del Mediterraneo, è sempre stata terra di incontro. Non si tratta solo di una bella tradizione culturale, è un messaggio di fede. Perché la fede si fonda sull’incontro. Dio non ci ha lasciati soli, è sceso a incontrarci. Ci ha voluti incontrare e salvare insieme, come popolo, non come individui. Allora l’altro, la sua dignità, l’accoglienza, la solidarietà per noi non sono buoni propositi per gente educata, ma tratti distintivi del cristiano. Un cristiano che non è solidale non è cristiano. La solidarietà è il tratto del cristiano».

Ancora il Papa aggiunge che «quello che oggi manca, di cui c’è carestia, è l’amore: non l’amore sentimentale, quello che si vede nei fotoromanzi o nelle telenovela, ma quello concreto, l’amore del Vangelo. E io dirò a te e a tutti voi: “Come va il tuo amore, com’è il termometro del tuo amore?”».

Un amore che deve essere gioioso per ché  «Dio ama chi dona con gioia»«Amore e gioia» insieme sono «accoglienza. Per vivere non si può solo distinguere, spesso per giustificarsi; bisogna coinvolgersi, bisogna sporcarsi le mani, se non sei capace di sporcarti le mani mai sarai accogliente».

Il Papa ricorda anche che «la vita non si spiega, la vita si vive, lasciamo le spiegazioni a dopo, ma vivere la vita, la vita si vive», dice Bergoglio citando Pirandello. Questo «vale ancora di più per la vita cristiana. La prima domanda da farsi è: metto le mie capacità, i miei talenti quello che so fare a disposizione degli altri? Ho tempo per gli altri? Attivo un po’ di amore concreto nelle mie giornate?». Bergoglio chiede ai giovani della «solitudine che avete nel cuore» e di «quante volte vi trovate soli nella tristezza, nella solitudine? Questo è il termometro che ti dice che la temperatura dell’accoglienza dello sporcarsi le mani è troppo bassa». Per essere gioiosi «bisogna essere accoglienti a servizio degli altri.

Non abbiate paura di denunciare. Abbiamo bisogno di uomini e donne veri, che denunciano il malaffare e lo sfruttamento, che vivono relazioni libere e liberanti, che amano i più deboli e si appassionano di legalità, specchio di onestà interiore. Abbiamo bisogno di uomini e donne che fanno quel che dicono, dicendo no al gattopardismo dilagante».

Infine la risposta al come vivere l’essere giovani in questa terra. «Mi piace dire che siete chiamati a essere albe di speranza», dice il Papa. «La speranza sorgerà a Palermo, in Sicilia, in Italia, nella Chiesa a partire da voi. Voi avete nel cuore e nelle mani la possibilità di far nascere e crescere speranza. Per essere albe di speranza bisogna alzarsi ogni mattina con cuore giovane, speranzoso, lottando per non sentirsi vecchi, per non cedere alla logica dell’irredimibile. È una logica perversa: questo non va, tutto è perduto, è una logica perversa secondo cui non c’è salvezza per questa terra. No! No al fatalismo e sì alla speranza cristiana. E voi avete nelle mani la capacità di fare la speranza. Per favore No alla rassegnazione. Un giovane non può essere rassegnato. Tutto può cambiare».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, sabato 15 settembre 2018

Prossimi eventi