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Pace per il mondo sofferente. Così il Papa nel Messaggio natalizio

“Un bambino è nato per noi… E’ il Principe della pace. Accogliamolo”!

In questo Santo Natale Papa Francesco, nel Messaggio natalizio con la Benedizione Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, ha rivolto stamani ai circa 40 mila pellegrini di tutto il mondo il suo pensiero a quei Paesi colpiti da conflitti e tensioni. Il Pontefice ha invocato il sollievo portato dal Bambino Gesù anche per tutti coloro che soffrono a causa del terrorismo, per i migranti, i rifugiati, i terremotati, per chi è in povertà, nella fame e per i bambini. E nel tweet odierno, lanciato sull’account ‘@Pontifex’, Francesco ribadisce: “Cristo è nato per noi, esultiamo nel giorno della nostra salvezza”.

“Cari fratelli e sorelle, buon Natale!”.

E’ un paterno abbraccio al mondo il messaggio natalizio di Papa Francesco, che guarda alle sofferenze alle quali ancora oggi Dio risponde col suo amore, facendosi uomo nella povertà e nella semplicità del Bambino nato in una mangiatoia. E’ Gesù, il Salvatore.

“Il potere di questo Bambino, Figlio di Dio e di Maria, non è il potere di questo mondo, basato sulla forza e sulla ricchezza; è il potere dell’amore”.

E’ quel potere – afferma Francesco – “che ha creato il mondo, la vita, che perdona le colpe, riconcilia i nemici, trasforma il male in bene. Questo potere dell’amore – continua – è il potere del servizio, che instaura nel mondo il regno di Dio, regno di giustizia e di pace”.

E, proprio con la speranza di pace portata dall’annuncio della nascita di Gesù, il Papa passa in rassegna quei popoli “feriti dalla guerra e da aspri conflitti”, a cominciare dalla Siria. Per la fine della sanguinosa crisi siriana il Santo Padre auspica che “si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese”.

"Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso. Soprattutto nella città di Aleppo, teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci, è quanto mai urgente che, rispettando il diritto umanitario, si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria".

Poi il Papa rivolge un pensiero particolare alla Terra Santa, scelta e prediletta da Dio, perché presto sia risolta la questione israelo-palestinese.

"Israeliani e Palestinesi abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia".

E ancora, speranze di pace per l’Iraq, la Libia e lo Yemen, dove le popolazioni patiscono la guerra ed efferate azioni terroristiche. Nelle parole del Papa, poi, il dramma della Nigeria:

“...dove il terrorismo fondamentalista sfrutta anche i bambini per perpetrare orrore e morte”.

Francesco chiede il dono della pace pure per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo, perché si risanino le divisioni e si intraprenda “un cammino di sviluppo e di condivisione, preferendo la cultura del dialogo alla logica dello scontro”.

L’abbraccio del Santo Padre va anche all’Ucraina orientale “dove, a causa del conflitto, è urgente una comune volontà nel recare sollievo alla popolazione e dare attuazione agli impegni assunti”.

E, nel lungo elenco dei Paesi alla ricerca della concordia, il Pontefice guarda al “caro popolo colombiano, che ambisce a compiere un nuovo e coraggioso cammino di dialogo e di riconciliazione”, e al Venezuela, “affinché si ponga fine alle attuali tensioni in vista di un avvenire di speranza per tutta la popolazione”.

Poi il Papa guarda all’Asia: al Myanmar, affinché possa raggiungere una situazione di pacifica convivenza, e alla penisola coreana, affinché si superino le tensioni “in un rinnovato spirito di collaborazione”.

Accorato il pensiero di Francesco per chi è stato colpito dal terrorismo, per gli abbandonati e gli esclusi , “quelli che soffrono la fame e le vittime di violenze". Il Papa invoca la pace per i profughi, i migranti e i rifugiati e “quanti oggi sono oggetto della tratta delle persone”. C’è bisogno di pace – afferma – anche per i popoli impoveriti dalle “ambizioni economiche di pochi e dall’avida ingordigia del dio denaro che porta alla schiavitù. Pace a chi è segnato dal disagio sociale ed economico e a chi patisce le conseguenze dei terremoti o di altre catastrofi naturali”. Poi un pensiero all’infanzia ferita e sfruttata.

“Pace ai bambini, in questo giorno speciale in cui Dio si fa bambino, soprattutto a quelli privati delle gioie dell’infanzia a causa della fame, delle guerre e dell’egoismo degli adulti”.

Francesco chiede infine a tutti gli uomini di buona volontà di continuare a “costruire un mondo più umano e più giusto, sostenuti dalla convinzione che solo con la pace c’è la possibilità di un futuro più prospero per tutti”. Un cammino in cui ci illumina la lode al Bambino portatore di fratellanza e concordia.

“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio: è il 'Principe della pace'. Accogliamolo!".

Infine dopo la benedizione, con la concessione dell’indulgenza plenaria, ancora gli auguri del Papa.

“In questo giorno di gioia siamo tutti chiamati a contemplare il Bambino Gesù, che ridona la speranza ad ogni uomo sulla faccia della terra. Con la sua grazia, diamo voce e diamo corpo a questa speranza, testimoniando la solidarietà e la pace. Buon Natale a tutti!”.

Giancarlo La Vella

© www.news.va, 25 dicembre 2016

 

Il testo integrale del Messaggio "Urbi et Orbi"

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MESSAGGIO URBI ET ORBI
DEL SANTO PADRE FRANCESCO

NATALE 2016

Loggia Centrale della Basilica Vaticana
Domenica, 25 dicembre 2016

Cari fratelli e sorelle, buon Natale!

Oggi la Chiesa rivive lo stupore della Vergine Maria, di san Giuseppe e dei pastori di Betlemme contemplando il Bambino che è nato e che giace in una mangiatoia: Gesù, il Salvatore.

In questo giorno pieno di luce, risuona l’annuncio profetico:

«Un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace» (Is 9,5).

Il potere di questo Bambino, Figlio di Dio e di Maria, non è il potere di questo mondo, basato sulla forza e sulla ricchezza; è il potere dell’amore. E’ il potere che ha creato il cielo e la terra, che dà vita ad ogni creatura: ai minerali, alle piante, agli animali; è la forza che attrae l’uomo e la donna e fa’ di loro una sola carne, una sola esistenza; è il potere che rigenera la vita, che perdona le colpe, riconcilia i nemici, trasforma il male in bene. E’ il potere di Dio. Questo potere dell’amore ha portato Gesù Cristo a spogliarsi della sua gloria e a farsi uomo; e lo condurrà a dare la vita sulla croce e a risorgere dai morti. E’ il potere del servizio, che instaura nel mondo il regno di Dio, regno di giustizia e di pace.

Per questo la nascita di Gesù è accompagnata dal canto degli angeli che annunciano:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).

Oggi questo annuncio percorre tutta la terra e vuole raggiungere tutti i popoli, specialmente quelli feriti dalla guerra e da aspri conflitti e che sentono più forte il desiderio della pace.

Pace agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso. Soprattutto nella città di Aleppo, teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci, è quanto mai urgente che, rispettando il diritto umanitario, si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria. È tempo che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese.

Pace alle donne e agli uomini dell’amata Terra Santa, scelta e prediletta da Dio. Israeliani e Palestinesi abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia. Possano ritrovare unità e concordia l’Iraq, la Libia, lo Yemen, dove le popolazioni patiscono la guerra ed efferate azioni terroristiche.

Pace agli uomini e alle donne in varie regioni dell’Africa, particolarmente in Nigeria, dove il terrorismo fondamentalista sfrutta anche i bambini per perpetrare orrore e morte. Pace nel Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo, perché si risanino le divisioni e tutte le persone di buona volontà si adoperino per intraprendere un cammino di sviluppo e di condivisione, preferendo la cultura del dialogo alla logica dello scontro.

Pace alle donne e agli uomini che tuttora subiscono le conseguenze del conflitto nell’Ucraina orientale, dove è urgente una comune volontà nel recare sollievo alla popolazione e dare attuazione agli impegni assunti.

Concordia invochiamo per il caro popolo colombiano, che ambisce a compiere un nuovo e coraggioso cammino di dialogo e di riconciliazione. Tale coraggio animi anche l’amato Venezuela nell’intraprendere i passi necessari per porre fine alle attuali tensioni ed edificare insieme un avvenire di speranza per tutta la popolazione.

Pace a quanti, in diverse zone, stanno affrontando sofferenze a causa di costanti pericoli e persistenti ingiustizie. Possa il Myanmar consolidare gli sforzi per favorire la pacifica convivenza e, con l’aiuto della comunità internazionale, prestare la necessaria protezione e assistenza umanitaria a quanti ne hanno grave e urgente necessità. Possa la penisola coreana vedere superate le tensioni che l’attraversano in un rinnovato spirito di collaborazione.

Pace a chi è stato ferito o ha perso una persona cara a causa di efferati atti di terrorismo, che hanno seminato paura e morte nel cuore di tanti Paesi e città. Pace – non a parole, ma fattiva e concreta – ai nostri fratelli e sorelle abbandonati ed esclusi, a quelli che soffrono la fame e a coloro che sono vittime di violenze. Pace ai profughi, ai migranti e ai rifugiati, a quanti oggi sono oggetto della tratta delle persone. Pace ai popoli che soffrono per le ambizioni economiche di pochi e l’avida ingordigia del dio denaro che porta alla schiavitù. Pace a chi è segnato dal disagio sociale ed economico e a chi patisce le conseguenze dei terremoti o di altre catastrofi naturali.

E pace ai bambini, in questo giorno speciale in cui Dio si fa bambino, soprattutto a quelli privati delle gioie dell’infanzia a causa della fame, delle guerre e dell’egoismo degli adulti.

Pace sulla terra a tutti gli uomini di buona volontà, che ogni giorno lavorano, con discrezione e pazienza, in famiglia e nella società per costruire un mondo più umano e più giusto, sostenuti dalla convinzione che solo con la pace c’è la possibilità di un futuro più prospero per tutti.

Cari fratelli e sorelle,

«un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio»: è il «Principe della pace». Accogliamolo!

***

[dopo la Benedizione]

A voi, cari fratelli e sorelle, giunti da ogni parte del mondo in questa Piazza, e a quanti da diversi Paesi siete collegati attraverso la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, rivolgo il mio augurio.

In questo giorno di gioia siamo tutti chiamati a contemplare il Bambino Gesù, che ridona la speranza ad ogni uomo sulla faccia della terra. Con la sua grazia, diamo voce e diamo corpo a questa speranza, testimoniando la solidarietà e la pace. Buon Natale a tutti!

 

 

 

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