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Papa all'ANMIL: l'uomo non è merce, diffondere nuova cultura del lavoro

Il mondo ha bisogno di un sussulto di umanità per superare l’indifferenza e tutelare i più deboli, sradicando il germe dello sfruttamento. I moniti del Papa nell’udienza in Sala Clementina ai membri dell’ANMIL, l’Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro

Promuovere una cultura e una prassi attente alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, sostenendo quotidianamente quanti già hanno subito mutilazioni o invalidità. E’ quello che fa l’ANMIL ed è ciò che invoca il Papa incontrando oggi in Sala Clementina i membri dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro, a cui manifesta subito stima e gratitudine, ma anche forte vicinanza.

Quanti, sul lavoro, si sono infortunati con conseguenze permanenti e debilitanti, vivono una situazione di particolare sofferenza, soprattutto quando l’handicap che portano impedisce loro di continuare a lavorare e di provvedere a sé e ai loro cari, come un tempo facevano. A tutti costoro esprimo la mia vicinanza. Dio consola chi soffre avendo Egli stesso sofferto, e si fa vicino ad ogni situazione di indigenza e di umiltà.

Non tagliare la solidarietà

Il richiamo del Papa è ad un impegno fattivo di solidarietà nei confronti di chi è vittima di incidenti sul lavoro, ma anche delle famiglie, ugualmente colpite e pertanto bisognose di conforto.  Francesco lancia un monito anche ai governi:

La scarsità delle risorse, che giustamente preoccupa i governi, non può certo toccare ambiti delicati come questo, perché i tagli devono riguardare gli sprechi, ma non va mai tagliata la solidarietà!

Coniugare sempre la solidarietà con la sussidiarietà, che ne rappresenta il completamento, è ciò in cui l’ANMIL si impegna ogni giorno, ed è quello che il Pontefice definisce indispensabile perché ad ognuno sia permesso di offrire al bene comune, il proprio contributo.

Solidarietà e sussidiarietà

L’insegnamento sociale della Chiesa, al quale vi esorto a ispirarvi sempre, richiama costantemente questo equilibrio tra solidarietà e sussidiarietà. Esso va ricercato e costruito in ogni circostanza e ambito sociale, in modo che, da un lato, non venga mai a mancare la solidarietà e, dall’altro, non ci si limiti ad essa rendendo passivo chi ancora può dare un importante contributo al mondo del lavoro, ma lo si coinvolga attivamente, mettendo a frutto le sue capacità.

Questa modalità che la Chiesa insegna, aiuta anche a superare l’equivalenza tra lavoro e produttività, ridando ai lavoratori la dignità e il valore e tutelando soprattutto i diritti dei più deboli: donne, invalidi, anziani, migranti.

L'uomo non è merce

Lo stile sussidiario, che ora ho richiamato, aiuta tutta la comunità civile a superare la fallace e dannosa equivalenza tra lavoro e produttività, che porta a misurare il valore delle persone in base alla quantità di beni o di ricchezza che producono, riducendole a ingranaggio di un sistema, e svilendo la loro peculiarità e ricchezza personale. Questo sguardo malato contiene in sé il germe dello sfruttamento e dell’asservimento, e si radica in una concezione utilitaristica della persona umana.

Francesco si rallegra per i tanti progetti promossi dall’Associazione sul territorio e per la sinergia con le istituzioni civili, i ministeri e le università volta a diffondere la coscienza delle esigenze di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori. Da qui l’auspicio:

Il nostro mondo ha bisogno qui di un sussulto di umanità, che porti ad aprire gli occhi e vedere che chi ci sta davanti non è una merce, ma una persona e un fratello in umanità.

Più leggi e coscienza sociale

Il Papa cita il Testo unico sulla sicurezza, e invita l’ANMIL a vigilare sulla sua attuazione, mentre guardando ai dati del Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, ribadisce che insieme alla cultura del lavoro e della sicurezza oggi è in gioco la sostanza stessa della democrazia, che si fonda sul rispetto e la tutela della vita di ognuno. Perciò chiede anche un più adeguato quadro legislativo che risponda alle reali esigenze dei lavoratori, oltre che  una più profonda coscienza sociale senza la quale – sostiene - le leggi resterebbero lettera morta.

Cari amici, vi esorto a portare avanti questa nobile missione, che contrasta l’indifferenza e la tristezza e aumenta la fraternità e la gioia.

Cecilia Seppia - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, giovedì 20 settembre 2018