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Papa Francesco. All'Azione Cattolica: «Non siate più papisti del Papa»

Il mandato ai 300 delegati al Forum internazionale di Azione Cattolica: incarnarsi in diocesi e in parrocchia, stare con il popolo, non chiudersi, essere concreti, evitare il perfezionismo

Un'Azione Cattolica aperta, gioiosa, intraprendente, incardinata in parrocchia e in diocesi. Capace di evitare le tentazioni del perfezionismo, del clericalismo, della chiusura. È un discorso intenso, e che riguarda in definitiva ogni realtà ecclesiale e ogni cristiano, quello che papa Francesco ha rivolto stamani ai 300 partecipanti al secondo congresso del Forum internazionale dell'Azione Cattolica (Fiac), ricevuti nell'Aula del Sinodo in Vaticano. Il Pontefice ha parlato per oltre un'ora, in spagnolo come richiesto dagli organizzatori, lasciando spesso il testo scritto per ampie aggiunte a braccio. Formatevi, pregate, sacrificatevi, ha detto. Per essere apostoli missionari. Erano presenti molte famiglie con bambini, provenienti da ogni parte del mondo. Ecco i punti principali del discorso.

Il carisma alla luce di Evangelii Gaudium

La missione dell’Azione Cattolica, nel mondo di oggi e in concreto, è la «formazione di discepoli missionari», ha ricordato Francesco, ringraziando la stessa Ac per avere assunto a propria magna carta l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. «L’Azione Cattolica ha avuto tradizionalmente 4 pilastri o zampe: la preghiera, la formazione, il sacrificio e l’apostolato». Oggi «l’apostolato deve essere il tratto distintivo, la zampa che si poggia per prima». Questo apostolato missionario, cui l’Ac è chiamata, «ha bisogno di preghiera, formazione e sacrificio». Ci si forma sulla Parola di Dio, «per animare una felice amicizia con Gesù». Si prega per raggiungere «quella santa estroversione che pone il cuore nei bisogni del popolo». «Così eviterete di guardare continuamente voi stessi». Il sacrificio, infine, sia quel «sacrificio generoso» che «fa bene agli altri».

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 Rinnovare l’impegno evangelizzatore, in diocesi e in parrocchia

La missioneè” il compito dell’Azione Cattolica. Questa missione deve incarnarsi nella diocesi e nella parrocchia. «Se un movimento ecclesiale non si incarna nella realtà ecclesiale della diocesi non è cristiano» osserva il Papa, e scandisce una parola: «Diocesanità». Un’Azione Cattolica che pretenda di chiudersi in se stessa, che dimentichi questa “diocesanità”, insiste, «è azione, buona azione, ma non è cattolica». Incarnarsi, appunto in diocesi, vuol dire farsi concreti. «Il Verbo si fece carne» cita il Papa: «Fu concreto, molto concreto». «Quando recitiamo il Credo non c’è affermazione di fede che non sia concreta» osserva. Senza questa «concretezza» la fede «non è cattolica». «Il cattolico è sempre concreto» non si stanca di ripetere Francesco.

Tutti attivi, senza eccezione

«Tutti i membri dell’Azione Cattolica sono dinamicamente missionari. I ragazzi evangelizzano i ragazzi, i giovani i giovani, gli adulti gli adulti, e così via. Niente di meglio di un proprio pari per mostrare che è possibile vivere la gioia della fede». Qui Francesco mette in guardia da una tentazione: quella dell’«eterna preparazione per la missione». E fa l’esempio di piani pastorali che «quando finalmente sono messi a punto non sono più attuali». Gesù, ricorda il Papa, inviava i discepoli «con quel poco che avevano in quel momento». È la forza della testimonianza, è questa la vera predicazione. «Tutti potete andare in missione anche se non tutti potete uscire nelle strade o nelle campagne» esorta Francesco. «Tutti hanno una missione nel mondo» e certamente anche gli anziani e gli ammalati. La missione della preghiera, della richiesta della grazia. E qui Francesco torna su uno dei temi a lui più cari: quello degli scartati, coloro che la società oggi mette ai margini, quasi fossero inutili. Gli anziani, i disoccupati… e così ci sono »giovani disperati che finiscono per arruolarsi nella criminalità». Dalla Bibbia papa Francesco cita un passo a lui caro: «Gli anziani torneranno a sognare, i giovani diverranno profeti». «È una profezia da realizzare» ribadisce. «Non può esserci frutto se la radice secca», non può esserci futuro se non dialoga con il passato. Per questo bisogna riscoprire lo scambio fecondo tra anziani e bambini, nella nostra società e all’interno della Chiesa.

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I destinatari della missione: tutti gli uomini e tutte le periferie

«È necessario che l’Azione Cattolica sia presente nel mondo politico, imprenditoriale, professionale, ma non perché ci si creda cristiani perfetti e formati, ma per servire meglio». Così come è indispensabile che l’Azione Cattolica sia presente «nelle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle baraccopoli, nelle fabbriche». Se l’Azione Cattolica non dice nulla alla gente «non dice nulla neppure alla Chiesa». Papa Francesco esorta: «Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita». E per quanto riguarda l’ingresso, invita ad aprire le porte: «Non siate più papisti del Papa, non fate esami di perfezione cristiana perché così facendo promuoverete un fariseismo ipocrita».

L’impegno che assumono i laici che aderiscono all’Azione Cattolica «guarda avanti. È la decisione di lavorare per la costruzione del Regno». E «tutti hanno diritto a essere evangelizzatori».

Stare in mezzo alla gente

Per non cadere nella sterilità «l’Azione Cattolica viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo». Papa Francesco non nasconde i rischi: «Un’Azione Cattolica più popolare, più incarnata, vi causerà problemi, perché vorranno far parte dell’istituzione persone che apparentemente non sono in condizioni di farlo: famiglie in cui i genitori non si sono sposati in Chiesa, uomini e donne con un passato o un presente difficile ma che lottano, giovani disorientati e feriti. È una sfida alla maternità ecclesiale dell’Azione Cattolica; ricevere tutti e accompagnarli nel cammino della vita con le croci che portano sulle spalle».

Un’Azione Cattolica in uscita: passione per Cristo e per il popolo

«Cosa dice Gesù ai discepoli? Vai, esci» ricorda il Papa citando il Vangelo di Marco. «Uscita significa apertura, generosità, incontro con la realtà al di là delle quattro mura dell’istituzione e delle parrocchie. Ciò significa rinunciare a controllare troppo le cose e a programmare i risultati. È questa libertà, che è frutto dello Spirito Santo, che vi farà crescere». «Il progetto evangelizzatore dell’Azione Cattolica - osserva Francesco - deve compiere i seguenti passi: primerear (mi permetto un neologismo), cioè prendere l’iniziativa, partecipare, accompagnare, fruttificare e festeggiare». L’allegria fa parte dell’annuncio del Vangelo: «Contagiate con la gioia della fede».

Il Papa mette in guardia contro una tentazione, nella Chiesa: quella dello strutturalismo. «Siate audaci», esorta, ovvero: non aspettate sempre che vi venga detto cosa fare. E aggiunge, suscitando le risate dei presenti: «Meglio chiedere "scusa" dopo che chiedere "permesso" prima». C'è ancora un rischio da evitare, in Ac come in tutta la Chiesa: «Non clericalizzate il laicato» scandisce Francesco. «Che l’aspirazione dei vostri membri non sia di far parte del sinedrio delle parrocchie che circonda il parroco ma la passione per il Regno». E aggiunge: «Tra i vostri membri devono uscire evangelizzatori, catechisti, missionari, operatori sociali che continueranno a far crescere la Chiesa».

«Passione cattolica»

In conclusione papa Francesco cita una pubblicazione del 1937 («quando avevo un anno»), La Acción Católica a luz de la teología Tomista: «"Forse l’Azione Cattolica non deve tradursi in Passione Cattolica?". La passione cattolica, la passione della Chiesa è vivere la dolce e confortante gioia di evangelizzare. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno dall’Azione Cattolica».

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