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Papa Francesco. «Il Paradiso è l'abbraccio con Dio amore infinito»

Nell'ultima delle catechesi sulla speranza cristiana, papa Francesco affronta la meta di ogni nostra speranza: il Paradiso, di cui Gesù parla solo una volta. Lo fa sulla Croce, rivolto al Buon ladrone

A conclusione del ciclo di catechesi sulla speranza cristiana, durato per l'intero anno liturgico, papa Francesco ha parlato stamani della «meta della nostra speranza»: il Paradiso. Dopo la lettura del brano del Vangelo sulla Crocifissione, davanti alla consueta folla di fedeli in piazza San Pietro, il Pontefice ha invitato a soffermarsi con la mente sull'immagine di Gesù sulla Croce, in mezzo ai due ladroni. IL TESTO INTEGRALE

Nel Vangelo solo una volta si parla di Paradiso

Forse non ci siamo mai chiesti quante volte la parola "Paradiso" ricorra nei Vangeli. Lo fa osservare oggi il Papa: una sola volta, ma estremamente significativa. «Paradiso» è «una delle ultime parole di Gesù sulla Croce» ed è diretta al Buon ladrone, che ammettendo le proprie colpe e riconoscendo di avere meritato, a differenza di Gesù, la crocifissione, gli ha rivolto un'umilissima preghiera: «Ricordati di me quando entrerai nel Tuo Regno».

Immaginando la scena sul Golgota, papa Francesco riflette: «Forse, passando davanti a quelle tre croci, qualcuno tirò un sospiro di sollievo pensando che finalmente veniva fatta giustizia». Il Buon ladrone, in fondo, è «un reo confesso». «Sul Calvario in quel venerdì tragico e santo - prosegue il Papa - Gesù giunge all’estremo della sua solidarietà con noi peccatori». Ed è là, crocifisso in mezzo a due criminali, che Gesù «ha l’ultimo appuntamento con un peccatore per spalancare anche a lui le porte del suo Regno». «È l'unica volta che la parola "Paradiso" compare nei Vangeli. Gesù lo premette a un povero diavolo che, sul legno della croce, gli rivolge la più umile delle richieste: ricordati di me».

Siamo suoi figli, davanti a noi Dio «è disarmato»

Al Buon ladrone basta «quella parola di umile pentimento», riconoscersi reo, per toccare il cuore di Gesù e fargli spalancare il Paradiso. Siamo figli, ricorda il Papa, e Dio prova compassione per noi, addirittura «è disarmato ogni volta che gli manifestiamo la nostalgia del suo amore». Miracoli come quello del Buon ladrone in croce, si ripetono innumerevoli volte nelle camere d'ospedale e nelle celle delle prigioni, osserva Francesco. Non solo: per quante siano le opere buone che pensiamo di avere compiuto nella nostra vita, siamo tutti dei poveri peccatori. «Davanti a Dio ci presentiamo tutti a mani vuote e ogni volta che un uomo, facendo l’ultimo esame di coscienza della sua vita, scopre che gli ammanchi superano le opere di bene non deve scoraggiarsi ma affidarsi alla misericordia di Dio». Dio è Padre, ogni volta aspetta il nostro ritorno. E al Figlio prodigo, ricorda il Pontefice, «chiude la bocca con un abbraccio».

«Che tutto si compia. E venga trasformato in amore»

Che cos'è il Paradiso? «Non è un luogo da favola e nemmeno un giardino incantato» risponde il Papa. «Il Paradiso è l’abbraccio con Dio amore infinito e ci entriamo grazie a Gesù». Senza di Lui «c’è il freddo e la tenebra». Nell’ora della morte «il cristiano ripete a Gesù: ricordati di me». E se anche non ci fosse più nessuno con noi, in quel momento, «Gesù è lì accanto a noi e ci vuole portare nel posto più bello che esiste perché nulla vada perduto di ciò che aveva già redento». Gesù porterà in Paradiso «anche ciò che in noi ha bisogno di riscatto», perché «tutto si compia e venga trasformato in amore».

Se crediamo in questo, conclude papa Francesco, possiamo pensare di partire da questo mondo con serenità e fiducia. «In quell’istante finalmente non avremo più bisogno di nulla, non piangeremo più inutilmente perché tutto è passato, anche le profezie, anche la conoscenza. Ma l’Amore no, quello rimane perché la Carità non avrà mai fine».

A.M.B.

© Avvenire, mercoledì 25 ottobre 2017

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