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Papa Francesco, missionario nelle periferie del Potere

Il poverello d'Assisi e il disarmato e disarmante Francesco del nostro tempo sono accomunati dal «coraggio di proporre, con rispetto l'incontro con Cristo» (Messaggio per la 87^ Giornata Missionaria Mondiale, da ora Ms GMM, 3) ai semplici fedeli laici, a tutte le persone di buona volontà, nonché ai Potenti della terra che spesso, purtroppo, si lasciano guidare dal calcolo e dal prestigio personale, anteposto più volte al progresso della collettività nazionale ed universale.

Se il mite ed umile Francesco d'Assisi - in nome della fede - nel 1219 volle incontrare il sultano d'Egitto, dimostrando che un uomo inerme riesce, col dialogo e con la proposta di conversione, dove un esercito fallisce con le armi, non da meno l'amato e coraggioso papa Francesco - concludendo l'Anno della Fede - si è posto come coriaceo testimone della potenza del digiuno e della preghiera affinché sia scongiurata una guerra di proporzioni planetarie, che ha il suo epicentro in Siria, dove l'utilizzo delle micidiali armi chimiche ha provocato recentemente distruzione e morte.

Mentre scrivo queste righe - tre giorni dopo la celebrazione della Giornata di digiuno e della veglia di preghiera indetta dal pontefice - si è aperto da poco uno spiraglio distensivo tra le nazioni interessate, inimmaginabile sino a poche ore fa. È ancora presto per affermare se la mobilitazione di fede e di risveglio delle coscienze all'interno ed all'esterno della Chiesa cattolica abbia colpito nel segno. È certo, però, che papa Francesco abbia mobilitato le forze religiose e laiche dell'intero pianeta in una Missione di chiaro sapore evangelico rivolta ad una periferia tabù, ovvero allo stra-Potere esercitato dai capi di alcune nazioni e da taluni poteri occulti, quali i commercianti illegali di armi da guerra, che alzano la mano omicida contro il fratello per consolidare personali interessi indifendibili, in quanto letali per l'umanità.

Occorre però riflettere, a mio avviso, sulle motivazioni di questa singolare Missione costituita dal coinvolgimento generale nella preghiera per la pace. Forse qualcuno penserà che un'orazione rivolta a Dio nel silenzio della notte abbia meno valore della invocazione d'aiuto 'gridata' in centomila durante la Veglia in piazza S. Pietro il sette settembre u. s., cui si aggiungeva un coro molto più numeroso di ogni  razza, lingua e appartenenza religiosa che in ogni angolo della terra implorava Pace al Padre di tutti. Non è affatto così: chi ritiene che con questa preghiera corale si volesse convincere Dio a porre la pace dove c'è guerra, è evidente che non ha le idee chiare sulle vere intenzioni del nostro pregare.

Dio è per se stesso Pace e Amore ed è ovunque e sempre, anche dove pace non c'é. Quindi l'inusitata Missione nelle periferie del Potere attraverso la preghiera corale per la pace significa:

a. Per il credente convinto, aver risvegliato in sé l'esperienza di essere abitato dal Cristo mediante la fede (cf Ef 3, 17); ed in lui, icona vivissima e tangibile del Dio invisibile (cf Col 1, 15), essere addirittura partecipe della pienezza della divinità (cf Col 2, 9-10). Questa presa di coscienza è il vero, inaudito miracolo che la preghiera convinta produce in chi crede fermamente. Per cui, pregare per la pace in questa prospettiva, significa divenire noi, in Dio e con Dio, strumento più forte di Amore. Ciò è ben altro rispetto alla delega che si vorrebbe conferire al Padre Onnipotente con la nostra mobilitazione orante, o all'assurda volontà di piegarlo ai nostri desideri pur legittimi. Beninteso, costruire la pace è cosa seria, e lui per primo la auspica per noi mortali. La preghiera, però, ha 'soltanto' la funzione di riappropriarci del nostro compito di operatori di pace, reso possibile da quanto il Padre ha già anticipato nel sangue di Cristo: la pacificazione di tutti i popoli operata da suo Figlio "nostra pace", che ha definitivamente eliminato le radici stesse dell'inimicizia e della discordia (cf Ef 2, 13-18). Pertanto, l'ascolto della Forza dell'Amore dà ai credenti fervorosi, uniti in preghiera, l'assoluta certezza di essere con essa parte unica, consentendo loro di rendere operativo ciò che la Croce di Cristo contiene già in se stessa. In Dio, infatti, tutto diviene possibile (cf Lc 1, 37), poiché «tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4, 13). La nostra forza, dunque, nella speciale Missione condotta in questa periferia rappresentata dal Potere deformato e snaturato, trova nutrimento nel digiuno e nella preghiera corale poiché abbiamo scelto di associarla alla stessa forza sovrumana di Dio: lui e noi assieme, però, secondo l'abituale stile partecipativo di Dio creatore, che nell'oggi ri-crea non senza di noi ciò che  è svanito o deturpato.

b. Per chi non è in Dio, ma lo cerca sinceramente, l'aver aderito alla preghiera per la pace gli conferisce il vantaggio di colui che bussa e gli viene aperto (cf Lc 11, 9). Costui, avendo esperimentato che la Forza d'Amore si muove per una causa così bella come la pace, intende appartenere a tale Forza, prima e più che alla comunità cristiana. Noi credenti non dobbiamo aspettarci che molti abbandonino il mitra e prendano nelle mani un rosario. Occorre piuttosto coltivare lo stupore per la catena d'amore creatasi con questo evento straordinario di preghiera, che ha visto la partecipazione anche di comunità di altre fedi, nonché di atei amanti della pace e della fratellanza universale. Tale Missione fatta di digiuno e di preghiera, che scuote le periferie dei potentati arroganti e boriosi, fa meraviglie non perché convince Dio, ma perché istiga i popoli alla lotta al male. Così ha detto anche il papa: «C'è una guerra più profonda che dobbiamo combattere tutti: è la decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue seduzioni e di scegliere il bene, pronti a pagare di persona. Questa guerra contro il male comporta dire no all'odio fratricida e alle menzogne di cui ci si serve; dire no alla violenza in tutte le sue forme; dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune» (Papa Francesco, Angelus, Piazza San Pietro, domenica 8 settembre 2013).

Dio sa che ciò vuole essere il vero scopo di ogni comunione d'amore, certi che «Il Dio della pace sarà con noi» (Fil 4, 9b). Missione compiuta? Ma se è appena iniziata!

 

don Ambrogio Avelluto

Direttore Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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