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Papa: tratta è crimine contro l’umanità e mercificazione della persona

Francesco riceve i partecipanti alla Conferenza internazionale sulla tratta di persone, organizzata dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Nonostante gli sforzi compiuti, sulla tratta - dice - c’è ancora “molto” da fare: è un fenomeno “tanto complesso quanto oscuro” che offende la libertà e la dignità della vittima e disumanizza chi la compie

Sulla tratta di persone “si è fatto e si sta facendo molto, ma molto rimane ancora da fare”, perché essa costituisce una “piaga profonda nell’umanità di chi la subisce e di chi la attua”. Così il Papa ricevendo in Aula del Sinodo i partecipanti alla Conferenza internazionale sulla tratta di persone, svoltasi da lunedì alla Fraterna Domus di Sacrofano e organizzata dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale: al centro dei lavori degli oltre 200 delegati, l’attuazione degli Orientamenti pastorali sul tema pubblicati dal medesimo organismo nel gennaio scorso e approvati dal Pontefice (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

La tratta, infatti, deturpa l’umanità della vittima, offendendo la sua libertà e dignità. Ma, al tempo stesso, essa disumanizza chi la compie, negandogli l’accesso alla “vita in abbondanza”. La tratta, infine, danneggia gravemente l’umanità nel suo insieme, lacerando la famiglia umana e anche il Corpo di Cristo.

Un crimine contro l’umanità

Essa, prosegue Francesco, è una “mercificazione dell’altro” che nelle vittime viola in modo “ingiustificabile” quelle che sono le dimensioni “costitutive” dell’essere umano “voluto e creato da Dio”: la libertà e la dignità:

Per questo essa è da ritenersi un crimine contro l’umanità. E questo senza dubitare. La medesima gravità, per analogia, dev’essere imputata a tutti i vilipendi della libertà e dignità di ogni essere umano, sia questi un connazionale o uno straniero.

La vita in pienezza

Ringraziando padre Michael Czerny, sotto segretario della Sezione per l’indirizzo di saluto in cui ha assicurato l’impegno a tradurre in “iniziative concrete” gli Orientamenti pastorali, il Papa ricorda la missione di Gesù: “offrire a tutti gli uomini e le donne di ogni epoca la vita in pienezza, secondo il disegno del Padre”.

Il Figlio di Dio si è fatto uomo per indicare a tutti gli esseri umani il cammino di realizzazione della loro umanità, in conformità alla unicità e irripetibilità di ciascuno.

Gli ostacoli dell’individualismo e dell’egocentrismo

Purtroppo il mondo presente è “tristemente” contraddistinto da situazioni che “ostacolano” l’adempimento di tale missione, nota Francesco richiamando gli Orientamenti pastorali sulla tratta di persone, che mettono in luce “una crescita dell’individualismo e dell’egocentrismo”, atteggiamenti che tendono a considerare gli altri in una “prospettiva meramente utilitaristica, attribuendo ad essi un valore secondo criteri di convenienza e vantaggio personale”. Chi si macchia di questo crimine, che il Pontefice ha già definito in passato “una ferita nel corpo dell’umanità contemporanea”, reca danno “non solo agli altri, ma anche a sé stesso”, spiega Francesco:

Ognuno di noi è creato per amare e prendersi cura dell’altro, e questo raggiunge il suo culmine nel dono di sé: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici». Nella relazione che instauriamo con gli altri ci giochiamo la nostra umanità, avvicinandoci o allontanandoci dal modello di essere umano voluto da Dio Padre e rivelato nel Figlio incarnato. Pertanto, ogni scelta contraria alla realizzazione del progetto di Dio su di noi è tradimento della nostra umanità e rinuncia alla “vita in abbondanza” offerta da Gesù Cristo. E’ prendere la scala in discesa, andare in giù, diventare animali.

Missione secondo l’esempio di Cristo

Proprio le azioni che puntano a “restaurare e promuovere” la nostra umanità e quella degli altri, spiega il Papa, sono in linea con la missione della Chiesa “quale continuazione della missione salvifica di Gesù Cristo”.

Tale valenza missionaria è evidente nella lotta contro ogni forma di tratta e nell’impegno proteso verso il riscatto dei sopravvissuti; una lotta e un impegno che hanno effetti benefici anche sulla nostra stessa umanità, aprendoci la strada verso la pienezza della vita, fine ultimo della nostra esistenza.

Prevenire, proteggere, perseguire

Francesco sottolinea poi l’impegno che molte Chiese locali hanno “generosamente assunto” in tale ambito pastorale, con numerose iniziative che le vedono “in prima linea” per “prevenire la tratta, proteggere i sopravvissuti e perseguire i colpevoli”.

Sento di dover esprimere un particolare ringraziamento alle tante congregazioni religiose che hanno operato – e continuano a operare, anche in rete tra loro – come “avanguardie” dell’azione missionaria della Chiesa contro ogni forma di tratta.

Azione sinergica

Di fronte a un fenomeno “tanto complesso quanto oscuro” come la tratta di persone, è essenziale - osserva il Pontefice - assicurare il coordinamento delle diverse iniziative pastorali, a livello locale e internazionale.

Gli uffici preposti delle Chiese locali, le congregazioni religiose e le organizzazioni cattoliche sono chiamati a condividere esperienze e conoscenze e ad unire le loro forze, in un’azione sinergica che interessi i Paesi di origine, transito e destinazione delle persone oggetto di tratta. Per rendere più adeguata ed efficace la sua azione, la Chiesa deve sapersi avvalere dell’aiuto di altri attori politici e sociali. La stipulazione di collaborazioni strutturate con istituzioni e altre organizzazioni della società civile sarà garanzia di risultati più incisivi e duraturi.

Santa Giuseppina Bakhita

Invocando l’intercessione della patrona delle vittime di tratta, Santa Giuseppina Bakhita, “ridotta in schiavitù da bambina, venduta e comprata, ma poi liberata e ‘fiorita’ in pienezza come figlia di Dio”, il pensiero del Papa va ancora una volta alle “vittime innocenti della mercificazione della persona umana”: esorta a ripetere e sottolineare questa definizione, “senza vergogna”, perché - afferma - “questa è la verità”. Quindi invoca il Signore perché benedica tutte le vittime e sia vicino ai tanti che soffrono per il disprezzo e, appunto, la mercificazione. Infine incoraggia i presenti a perseverare nella loro missione, “spesso rischiosa e anonima” - sia per i laici, sia per i religiosi, “anche dentro la congregazione, perché ti guardano storto” aggiunge - ma proprio per questo prova “irrefutabile” della gratuità del servizio.

Giada Aquilino - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, giovedì 11 aprile 2019

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