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Parolin: Gmg, a Panama per progettare un mondo più dignitoso

A Panama con la ricchezza di un rapporto creato al Sinodo di ottobre. C'è una forte connessione tra i due eventi che la Chiesa ha dedicato ai giovani tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019. A metterla in risalto è il cardinale Pietro Parolin nell'intervista a pochi giorni dalla partenza del Papa per la Gmg in Centro America, dove Francesco sarà dal 23 al 27 per poi rientrare a Roma il 28 gennaio. Dal segretario di Stato ai giovani un appello a impegnarsi per un mondo solidale

C'è il Sinodo alle spalle a tracciare una via. A ricordare i due verbi del doppio impegno assunto dalla Chiesa nei riguardi dei giovani, ascoltarli e accompagnarli. La prossima Giornata mondiale della gioventù di Panama non farà eccezione, afferma il cardinale Pietro Parolin nella tradizionale intervista dei media vaticani alla vigilia di un viaggio apostolico di Papa Francesco. A migliaia, ragazze e ragazzi stanno convergendo sul Paese dell'istmo. La Gmg di Panama, afferma il Segretario di Stato, vuole essere un "luogo di progettualità" per i giovani ai quali il Papa ha già indicato nel videomessaggio un "sì" alto, quello di Maria, che ha cambiato il mondo non "con la forza, con la potenza, con la violenza, con lo spettacolo". Una Gmg, auspica il porporato, che vuole essere della "speranza e della fiducia", entrambe tradotte in un'assunzione di responsabilità da parte dei giovani all'interno dei rispettivi tessuti sociali. Anche, sostiene il cardinale Parolin, praticando un'attività politica a "servizio alla comunità", "preoccupata del bene comune". 

Questa è la terza Gmg di Papa Francesco: con quale spirito il Papa si prepara a partire, anche considerando il legame con il Sinodo dei giovani di ottobre in cui si è ribadito questo “camminare insieme” e il forte slancio per i giovani?

R. – Questa Giornata mondiale della gioventù che si terrà a Panama si colloca immediatamente dopo la celebrazione del Sinodo dei vescovi sui giovani dell’ottobre scorso. Penso che lo spirito che la animerà, e che animerà quindi anche il Santo Padre nel momento in cui si accinge a parteciparvi e a presiederla almeno negli ultimi giorni, sia lo stesso spirito che ha animato il Sinodo: uno spirito di grande gioia. Abbiamo vissuto quei giorni con un entusiasmo veramente grande aiutati anche dai giovani presenti, e quindi questo spirito sarà moltiplicato all’infinito dal numero dei partecipanti alla Gmg di Panama. Io credo che questo spirito si concretizzi poi in alcune precise indicazioni: prima di tutto, il fatto che i giovani sono parte della Chiesa. Questa è stata una delle affermazioni fondamentali del Sinodo: non sono solo degli interlocutori esterni, ma sono membri a pieno titolo della Chiesa che vivono la sua vita e partecipano alla sua missione. Nei confronti della Chiesa e di tutte le altre realtà ecclesiali ci dev’essere un duplice impegno: l’impegno che si riassume nei due verbi che hanno un po’ caratterizzato il documento finale – un documento molto lungo, molto complesso – che però si può sintetizzare in questi due verbi e cioè: l’ascolto e l’accompagnamento. Io direi, ascolto reciproco: la Chiesa, o le diverse istanze della Chiesa, ascoltano i giovani nelle loro aspirazioni, nei loro ideali, e dall’altra parte anche i giovani sono chiamati ad ascoltare la Chiesa che nello stesso tempo li accompagna. Ascolto e accompagnamento che poi si riducono – io credo – nella proposta fondamentale della Chiesa che è quella di incontrare il Signore Gesù e di essere trasformati da Lui.

Nel videomessaggio per la Gmg di Panama, il Papa richiama il “sì” di Maria – peraltro tema della Gmg – ed esorta i giovani ad acquisire la consapevolezza della loro forza che può cambiare il mondo…

R. – Credo che tutti vogliamo cambiare il mondo: non c’è nessuno che non voglia rendere il mondo migliore di quello che sia, almeno così speriamo. Però, si tratta di vedere “come” cambiare il mondo. Il riferimento alla Vergine Maria, alla Madonna, il riferimento soprattutto al suo “sì”, al suo “eccomi” alla proposta del Signore, diventa un’indicazione concreta di un metodo e il metodo consiste fondamentalmente in questo: mettersi in ascolto, in ascolto profondo della volontà di Dio, quello che ha fatto Maria. Mettersi a disposizione di questa volontà, sapendo quindi che non con la forza, con la potenza, con la violenza, con lo spettacolo si cambia il mondo, ma si cambia il mondo realizzando giorno dopo giorno il piano di Dio sulla Storia e sugli uomini, che è sempre un piano, un progetto di felicità e di salvezza. Quindi, guardare alla Madonna vuol dire proprio accettare di fare come lei e di cambiare il mondo come lei l’ha cambiato, perché l’ha cambiato donandoci Gesù.

Alla grande festa panamense della fede ci saranno anche mille giovani partecipanti al primo Incontro mondiale della gioventù indigena. Il Papa, nel viaggio in Messico, ha chiesto perdono alle popolazioni indigene, guardate con indifferenza o disprezzo dalla cosiddetta “cultura dello scarto”. Cosa dirà il Papa a questi giovani, al mondo?

R. – E’ una realtà, che le culture indigene hanno sofferto nel corso della Storia un po’ per questo senso di disprezzo da parte di coloro che si ritenevano detentori di una cultura superiore, e che oggi appunto soffrono per questa “cultura dello scarto” che il Papa richiama continuamente come uno dei grandi mali del nostro tempo. Credo che il messaggio sia quello della valorizzazione di queste culture: queste culture certamente possono ricevere ma possono anche dare dei contributi fondamentali. I giovani di queste culture, delle culture indigene possono dare un contributo essenziale proprio allo sviluppo e al progresso del nostro mondo. Avendo fatto un po’ di esperienza nei Paesi dove sono presenti anche queste culture, durante gli anni del mio servizio all’estero, vorrei dire ai giovani soprattutto di non vergognarsi di quello che sono ma di essere fieri: di essere fieri perché davvero possono portare un grande contributo, soprattutto nel senso di una vita più impostata sulle relazioni, meno preoccupata dell’avere e più dell’essere, di stabilire delle relazioni, di avere dei collegamenti e un forte legame con le proprie radici, di inserirsi nella modernità portando però i propri valori e i propri pregi.

Geograficamente la Gmg si colloca in un luogo dove sono presenti anche gravi problemi sociali, economici, politici, le migrazioni forzate, la violenza, il narcotraffico. I giovani guardano al Successore di Pietro con speranza: quale messaggio alla Chiesa può lanciare a questi ragazzi, per ridare fiducia?

R. – Sì, credo che abbiamo bisogno di fiducia e di speranza, oggi: abbiamo tanto bisogno proprio, al di là delle soluzioni concrete, di trovare questa capacità di progettualità, di pensare a un mondo diverso, a un mondo migliore dove siano rispettati e valorizzati la dignità e i diritti di ciascuno. Quindi io credo che il Papa prima di tutto, come fa sempre nei suoi incontri con i giovani, lancerà questo messaggio: “Non scoraggiatevi, andate avanti; sapete che potete fare qualcosa, che potete incidere su questa Storia e su queste vicende”, di fronte anche ai tanti mali che sperimentano. E poi, io vorrei dire – mi rifaccio anche al messaggio per la Giornata mondiale della pace – “sappiate che la politica, oltre al volontariato (oggi ci sono moltissimi giovani che si dedicano al volontariato), è un campo in cui voi potete impegnarvi per cambiare il mondo”. Certamente, una politica intesa come ce la presenta il Papa nel suo messaggio, quindi una politica che è servizio alla comunità, alla società e che è preoccupata del bene comune, quindi del bene di tutti e del bene di ciascuno. Ma, ecco, impegnatevi anche in questo ambito perché davvero può essere un ambito importante, prezioso per lavorare a migliorare il mondo. Credo che un’altra maniera anzi, la maniera più importante per i giovani per impegnarsi e per cambiare il mondo, sia quella di diventare a loro volta evangelizzatori dei loro coetanei. Io vorrei che ogni partecipante alla Gmg di quest’anno, di Panama, che tra l’altro si svolge in una regione dove ci sono molti giovani – l’America Latina, l’America Centrale – davvero portasse a casa questo impegno di annunciare il Vangelo con le parole, ma soprattutto con la sua vita e con la sua testimonianza agli altri. Perché loro hanno possibilità di agganciare tanti coetanei che forse in altre maniere non possono essere contattati, e possono essere incisivi proprio perché condividono l’età, la cultura, le aspirazioni e tutto quello che li caratterizza.

Massimiliano Menichetti - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, sabato 19 gennaio 2019

 

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