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Per i migranti «tante porte sono chiuse»

Papa Francesco all'udienza generale in piazza San Pietro si è soffermato sulla situazione dei "migranti di oggi" bloccati alle frontiere europee "che soffrono all'aria, senza cibo" e non possono entrare in Europa: "non sentono l'accoglienza"

Non bisogna "chiudere la porta", e invece di fronte al dramma dei migranti "tante porte e tanti cuori sono chiusi": lo ha detto Papa Francesco all'udienza generale in piazza San Pietro, soffermandosi, in un passaggio pronunciato a braccio, sulla situazione dei "migranti di oggi", "che soffrono, che soffrono all'aria, senza cibo, e non possono entrare: non sentono l'accoglienza. A me piace tanto - ha detto Francesco - sentire le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte".

Dopo il consueto giro in piazza San Pietro per salutare i pellegrini, Papa Francesco ha tenuto l'udienza generale. Si è dato lettura del libro del profeta Geremia (31, 3-4, 12-13) e in particolare Papa Francesco nella catechesi si è soffermato sulla misericordia di Dio che abbraccia il popolo di Israele.

«L’esilio era stata un’esperienza devastante per Israele. La fede aveva vacillato perché in terra straniera, senza il tempio, senza il culto, dopo aver visto il paese distrutto, era difficile continuare a credere alla bontà del Signore. Mi viene al pensiero, la vicina Albania» ha affermato Papa Francesco. «Anche noi possiamo vivere a volte una sorta di esilio, quando la solitudine, la sofferenza, la morte ci fanno pensare di essere stati abbandonati da Dio. E quanti nostri fratelli invece stanno vivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontani dalla loro patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care! In questi casi uno può chiedersi: dov’è Dio? Come è possibile che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne e bambini innocenti? Quando cercano di entrare in una parte si vedono chiudere le porte» ha proseguito Papa Francesco.

«Il profeta Geremia ci dà una prima risposta. Il popolo esiliato potrà tornare a vedere la sua terra e a sperimentare la misericordia del Signore. È il grande annuncio di consolazione: Dio non è assente, neppure oggi, in queste drammatiche situazioni, Dio è vicino, e fa opere grandi di salvezza per chi confida in Lui. Non si deve cedere alla disperazione, ma continuare ad essere sicuri che il bene vince il male e che il Signore asciugherà ogni lacrima e ci libererà da ogni paura».

© Avvenire, 16 marzo 2016

 

Migranti morti voto al Senato

Migranti, 3 ottobre giornata contro l'indifferenza

 

L'Aula del Senato ha detto sì all'istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione con 143 sì, 9 no e 69 astenuti.
Il provvedimento già approvato dalla Camera diventa legge.

Ogni 3 ottobre si ricorderà il giorno del naufragio di Lampedusa, avvenuto il 3 ottobre 2013, nel quale vicino alle coste di Lampedusa 366 persone, tra cui molte donne e bambini, tutti eritrei. Il cammino iniziato ad aprile alla Camera si chiude al Senato grazie alla battaglia condotta dal 'Comitato 3 ottobre' che lanciò una petizione sui social per la legge raccogliendo 30 mila firme e alla sensibilità di buona parte dei parlamentari italiani. Il prossimo 3 ottobre, nel terzo anniversario del naufragio - una delle più grandi catastrofi marittime del secolo nel Mediterraneo - ci auguriamo sia qualcosa più di una commemorazione. È giusto ricordare che le nostre istituzioni da quel naufragio sono state colpite, esattamente come il popolo italiano, e ne hanno tratto ispirazione per dare vita a grandi operazioni umanitarie.

Dopo il 3 ottobre 2013 l’allora premier Enrico Letta decise infatti di lanciare Mare Nostrum, grazie alla quale la Marina Militare e la Guardia Costiera hanno salvato in un anno la vita di 100 mila persone attirandosi le ingiuste critiche di molte cancellerie per le quali, in sostanza, i salvataggi di esseri umani avrebbero favorito i trafficanti. Il governo Renzi ha agito in continuità e l’operazione Triton, che ha raccolto il testimone di Mare Nostrum anche se doveva essere un pattugliamento europeo circoscritto, nei fatti grazie all’attenta regia italiana ha evitato molte stragi e ha attirato le stesse critiche infondate. Perché il 3 ottobre fu invece uno stimolo a squarciare il velo sul racket che dalla Libia gestisce senza scrupoli il traffico di esseri umani. La nostra magistratura ha inflitto una condanna esemplare (30 anni) a uno scafista somalo che torturava i migranti e che era stato riconosciuto dalle sue vittime.

E poche settimane fa ha condannato gli organizzatori eritrei ed etiopi (alcuni atitanti) di quel viaggio che prevedeva di sovraccaricare il peschereccio chiudendo nella stiva di chi - madri e figli - aveva pagato di meno. Accuse infondate che costituivano i prodromi della crisi dei migranti che da questa estate mina le fondamenta stesse dell’Ue. Il segnale politico che oggi il Parlamento italiano può dare a Bruxelles è forte, l’approvazione è una risposta netta a quegli Stati che perseguono la politica dei muri e della chiusura dei confini. E, nell’intenzione dei promotori, è un ricordo di tutti i morti - si stima siano 450 solo in questa striscia temporale del 2016 - dei viaggi della speranza. Il 3 ottobre diventi giorno di lotta all’indifferenza.

Paolo Lambruschi

© Avvenire, 16 marzo 2016

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