Profughi, Galantino: no hotspot in mare
«L'hotspot è una riedizione in brutta copia dei luoghi di trattenimento di persone», i profughi hanno il diritto di presentare domanda d'asilo e al ricorso, «sulle navi questo percorso di protezione internazionale non è possibile».
È uno dei passaggi dell'intervista rilasciata a Repubblica da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. «Non è pensabile - ha spiegato Galantino - l'utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione. A meno che le si voglia riportare nei porti della Libia e dell'Egitto, condannandole a nuove forme di sfruttamento».
Al contrario, «l'accoglienza dei richiedenti asilo dev'essere strutturata in tutti i 28 Paesi europei - ha proseguito Galantino -. Non si possono, infatti, salvare le persone e poi non offrirgli una possibilità di futuro»
Parlando delle vittime in mare, il vescovo Galantino definisce quelle morti «uno schiaffo alla democrazia europea», ed evidenzia che «purtroppo, non si è avuto il coraggio di creare canali umanitari, previsti dal diritto internazionale, verso i Paesi disponibili all'accoglienza, per favorire partenze in sicurezza ed evitare violenze, sfruttamento e morti».
«Aderendo all'appello del Papa» e «in collaborazione con i Comuni», ha affermato, stiamo cercando «di favorire sul territorio un'accoglienza diffusa», «fino a valutare, ed è la proposta Cei di 1.000 microrealizzazioni, anche un rientro assistito in patria. Un conto è riempirsi la bocca di aiutare le persone a casa loro e un conto è realizzare, grazie anche a una rete di centinaia di associazioni e ong cattoliche riunite nella Focsiv da 40 anni, concreti progetti di cooperazione internazionali nei Paesi d'origine dei migranti».
© Avvenire, 1 giugno 2016