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Commento alla preghiera colletta della seconda domenica di Quaresima

La colletta della seconda domenica di quaresima afferma: “Dio, che ci hai comandato di ascoltare il tuo Figlio amato, nutrici interiormente con la tua parola, affinché con lo sguardo spirituale reso puro possiamo allietarci della visione della tua gloria”.

Il vangelo di questa domenica, il racconto della trasfigurazione, dà l’orientamento all’esodo quaresimale, mostrando la meta (Fil 3,20-21). La colletta aiuta a pregare il vangelo nell’ambiente spirituale proprio del tempo liturgico e insieme è il frutto di una preghiera nutrita dalla pagina evangelica. Infatti, al centro c’è il rapporto fra l’ascolto della Parola da parte del credente e la Parola come cibo donatogli per sostenerlo nel cammino verso “la visione della gloria” di Dio. Nella prima parte si ricordano le parole rivolte dalla nube ai discepoli come rivolte ora a noi: “Questi è il Figlio mio l’amato: ascoltatelo!” (Mt 17,5). Nella supplica si domanda a Dio di nutrirci interiormente con la sua parola. Con questo legame fra il comando di ascoltare il Figlio e la domanda di essere nutriti con la parola di Dio, la chiesa chiede che sia suo cibo il Figlio, l’unica parola proferita dal Padre (Gv 1,3; Eb 1,1-3). La filantropia divina, il suo desiderio che gli esseri umani vivano e la sua cura per loro si manifestano in Gesù, che ricapitola la storia della salvezza. In questo senso i padri della chiesa parlano di Cristo come Verbum abbreviatum, come “Parola abbreviata”. Gesù di Nazaret è la Parola eterna di Dio. Essa si fa carne, come condensata, perché sia comprensibile attraverso tutta la vita del Figlio. Gesù, poi, ha reso breve la parola, in quanto in lui troviamo l’unità e la semplicità della Scrittura (Lc 10,25-37): la fede si risolve in quest’unico amore che abbraccia Dio e gli esseri umani. Gesù, infine, ha reso breve tutta la sua vita ricapitolandola nell’eucaristia, “coppa della sintesi” (Ireneo di Lione). Per questo la preghiera cristiana è ascolto di Gesù, di Gesù narrato e incontrato nella Scrittura e nell’eucaristia.

La finalità della domanda è escatologica: la visione della gloria di Dio nella pasqua eterna, alla fine dei tempi. È il gioire della comunione con Dio in Cristo per sempre. Si passa dal registro dell’ascolto a quello della visione. Collega i due registri lo “sguardo spirituale reso puro”. Questo sguardo è frutto della manducazione interiore della Parola. Esso va inteso non tanto come rimozione del male quanto come assunzione di uno sguardo altro, più acuto sulla realtà. In latino è “intuitus”: il guardare dentro, a fondo, non fermandosi alla superficie di eventi e persone, e oltre, avanti. L’assiduità con la Scrittura insegna a leggere la storia con gli occhi di Cristo, attraverso la dinamica pasquale, ci fa posare uno sguardo di speranza sulle sue contraddizioni e contesta ogni visione scettica, sconsolata, arresa o rassegnata che le assolutizza, poiché crede che il Padre non ha abbandonato alle grinfie della morte il Figlio amato e che la croce non è l’ultima parola dell’esodo di Gesù.

Davide Varasi, monaco di Bose

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