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Quale Mediterraneo? Vescovi e patriarchi a Bari, perché abbia finalmente pace

Mare nostrum o Male nostrum? Divisioni, sofferenze, dolori e morte là dove un tempo - navigando - s'intrecciavano, senza frontiere né tensioni, storie, culture e destini differenti: come far ritornare quelle acque alla loro antica vocazione? Dal 19 al 23 febbraio ne parlano vescovi e patriarchi dei 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo

L’intuizione di La Pira che parla di un Mediterraneo che torna a essere culla delle civiltà come era stata in passato, Il cardinale Gualtiero Bassetti presenta l’incontro di Bari sul Mediterraneo, il «mare tra le terre, ma anche tra i Continenti» recuperando il senso della parola «rivale» che non è di scontro, ma di persona che sta sull’altra riva, con la quale «dialogare e camminare insieme». E camminare insieme sarà proprio lo stile dell’incontro di Bari, «che non sarà un convegno, ma uno scambiarsi le esperienze per andare avanti insieme».

«La Pira ha fatto un passo avanti nel cammino verso la beatificazione», dice ancora il cardinale «e spero che un po’ di sua ispirazione in questa iniziativa ci sia stata».

Monsignor Raspanti, presidente del Comitato organizzatore, ha ricordato il grande coinvolgimento di tutte le conferenze o assemblee che radunano i vescovi cattolici dei 19 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. In cartellina un vero dossier fatto dalle risposte alle domande che la Cei ha sollecitato, ma anche dagli interventi che i vescovi hanno fatto sugli organi di informazione, sollecitati dalle domande dei giornalisti. «Sensibilità diverse, ma con punti cruciali all’ordine del giorno che accomunano le comunità ecclesiali».

Non solo il fenomeno migratorio, ma anche il tema della trasmissione della fede, della pastorale per comunità cattoliche composte soprattutto da persone di provenienza diversa rispetto al Paese che li ospita. Dall’Egitto al Marocco alla Grecia la parola d’ordine è dialogo: dialogo tra vescovi e non un convegno», sottolinea anche il vicepresidente della Cei. Con un testo finale che sarà consegnato al Papa che concluderà l’incontro il 23 mattina.

Squilibri, ingiustizie, soprusi, giovani, migrazioni, pace, guerra, famiglia saranno al centro dell’incontro, ma, ancora di più, conclude monsignor Raspanti, «il grande interrogativo è se abbiamo una visione del Mediterraneo, una vocazione». La domanda è «che rapporto c’è tra la mediterraneità e la rivelazione cristiana. In sostanza cosa vuole Dio dal Mediterraneo? Riusciamo noi vescovi a reintepretare, almeno per noi cristiani, una possibile volontà di Dio su questi popoli? È un’opera di discernimento. Per dare un contributo alla costruzione della pace e di una amicizia».

La cornice è Bari, «una città che ha una antica tradizione di dialogo, con San Nicola», ribadisce monsignor Cacucci, vescovo della città. Il vescovo ricorda anche l’impegno contro gli f16 e il ricordo di don Tonino Bello che parlava della Puglia come arca di pace e non arco di guerra. E, infine, la scelta di papa Francesco che, nel 2017, a cento anni dalla rivoluzione russa, ha voluto che fosse translata da Bari alla Russia una piccola reliquia di San Nicola. La Puglia allora, e Bari, scelte per l’incontro ecumenico del 2018 con il Papa e i patriarchi insieme, anzi «unanimi», ha ricordato monsignor Cacucci, sul sagrato della basilica di San Nicola.   «Non mi meraviglia dunque che Bari sia stata scelta per questo incontro dove il tema della pace si allarga dal medio oriente al Mediterraneo, all’Africa. ”Bari e la Puglia”, disse Giovanni Paolo II, “hanno una vocazione verso il Mediterraneo e l’Africa”. Parole di valore profetico che oggi felicemente si realizza».

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 12 febbraio 2020

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