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«Quante volte ci hai detto che vivere l’Avvento è prendere la storia in mano, sapendo tenere saldo il timone della storia»

Omelia di Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto, in occasione della celebrazione eucaristica a conclusione dell’anno celebrativo indetto per il trentennale della morte di don Tonino Bello. Cattedrale di Molfetta, 10 dicembre 2023

Carissimo don Tonino,

che imbarazzo, che fatica parlare di te.

Immagino il tuo volto schivo e risoluto nell’evitare ogni riferimento adulante alla tua persona.

Non ti preoccupare: non farò un panegirico, ma lasciami balbettare qualcosa su questa Parola che oggi ci interpella e che tu hai sempre accolto, lasciandoti plasmare nel tuo essere uomo, credente e vescovo.

La Parola che abbiamo ascoltato ha intriso il tuo ministero, e tu, con la tua passione di evangelizzatore, innamorato di Cristo, della gente e dei poveri soprattutto, con la vita l’hai offerta a ciascuno.

Pietro, nella seconda lettura ci ha ammonito saggiamente:

Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. (2Pt3,8-9)

Parole chiare che additano l’attenzione a cui la vita deve tendere per imparare a essere sempre di più secondo il cuore di Dio.

Spesso, nel tuo guardare alla storia, educando i cuori, hai citato un altro brano che era a te caro, quello di Isaia

Mi gridano da Seir: “Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?”. La sentinella risponde: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!” (Is 21,11-12)

Vegliare nella notte è sempre stato per te sinonimo di speranza, sapendo declinare l’oscurità, fatta di paure e angosce, come grembo gravido di nuove aurore, di nuove opportunità.

Dinanzi al degrado dell’umanità, hai sempre invitato, tutti e ciascuno, a non tirare i remi in barca, ma a confidare nel futuro che viene da Dio, divenendo capaci di intravedere l’aurora imminente.

Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda.

Pietro sembra darti ragione, caro don Tonino.

È vero: quanto ci accade intorno non deve impaurirci, schiacciarci, ma risvegliare dentro quella consapevolezza gravida di responsabilità, capace di farci muovere la vita verso nuove posture.

Siamo chiamati a coltivare il coraggio del rifiuto di ogni ipocrisia;

a solcare il futuro attraverso la creatività dell’amore;

a prendere coscienza dell’aridità che ci abita per tornare ad aprire la vita a quella tenerezza sanante, che come balsamo il Signore desidera riversare nel cuore di tutti….

perché Egli anela con passione e non vuole che alcuno si perda.

Quante volte ci hai detto che vivere l’Avvento è prendere la storia in mano, sapendo tenere saldo il timone della storia attraverso la preghiera, l'impegno e anche l'indignazione. Mi sembra di sentirti:

         Indignatevi un po', fratelli e sorelle! Indignatevi, perché abbiamo perso questa capacità; anche noi sacerdoti, anche noi vescovi, non ci sappiamo più indignare per tanti soprusi, tante ingiustizie, tante violenze…

Quanto accade intorno, quello che viviamo – dicevi - deve diventare per noi una provocazione, uno scrupolo, una spina di inappagamento, messa nel fianco della nostra vita, un'icona, una «pro-vocazione».

Qualcuno ti ha definito un moderno Giovanni Battista, e credo non si sia sbagliato.

Come lui, anche tu ci hai sempre ricordato che vivere l’Avvento è, in definitiva, accettare una condizione esodale, un pellegrinaggio incontro al Signore, sapendo uscire dalle nostre storture, dai nostri accomodamenti e soprattutto da quei ripiegamenti che propagano semi di morte e impediscono alla vita di generare stupore, sussulti di gioia.

Come lui, anche tu, caro don Tonino, sei stato Voce.

Una voce capace di annunciare che la vita è opportunità unica; che Dio, nella sua infinita misericordia, è il Dio del sempre nuovo, capace di rinnovare ogni esistenza.

Una voce, la tua, capace di suscitare passione e desiderio per nuovi processi, sapendo intraprendere percorsi audaci.

Quanta nostalgia di te stasera, quanta gratitudine per il dono che tu sei per noi tutti.

Gratitudine per le suggestioni di Vangelo che hai saputo suscitare nella vita di tanti.

Gratitudine per la forza che hai instillato nei cuori con il tuo esempio e la tua passione per il quotidiano, per Cristo, per la gente.

Gratitudine per quell’amore senza misura, traboccante, con cui hai generato rivoli di grazia nella Chiesa.

Quante volte mi soffermavo a guardarti, a spiarti scoprendoti felice e realizzato nel vivere la tua vita, spesso colma di amarezze.

Stasera, caro don Tonino, abbiamo bisogno ancora di te. Questa Parola accolta nell’ascolto ha bisogno di mettere radici e trasformarsi in vita.

Dal cielo intercedi perché la nostra esistenza ritrovi il gusto dell’essenzialità, della sobrietà vissuta dal Battista, ma anche la passione del camminare per convertire il nostro sguardo su Dio.

Spesso riteniamo Lui la causa dei nostri dolori o il silente protagonista della storia, e non riusciamo a comprendere il suo cuore appassionato per l’uomo, desideroso di una nuova creazione per tutti.

Aiutaci, don Tonino, a spalancare gli occhi, ad aprire la vita all’incontro con il Signore che viene, per imparare a guardare ogni cosa dalla parte di Dio e scoprire che egli vuole farci oggetto del suo amore, partecipi della sua gloria.

Solo così sapremo smettere di resistergli e torneremo a metterci in gioco, avendo cura di aggiungere vita ai nostri giorni.

Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto

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