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Si può essere cristiani e razzisti?

I figli ci chiedono. Si può essere cristiani e, contemporaneamente, razzisti? No, assolutamente. La Bibbia, dalla prima all’ultima pagina, predica il contrario del razzismo. Come fare per non essere razzista? Non chiudere gli occhi e non tapparti le orecchie davanti alle ingiustizie, ma abbi il coraggio di dire la tua e di agire di conseguenza

Alcune persone che si dicono cristiane sono razziste nei confronti degli immigrati. si può essere cristiani e contemporaneamente razzisti?

No, assolutamente. Le due cose non possono andare a braccetto. La Bibbia predica il contrario del razzismo, dalla A alla Z, dalla prima all’ultima pagina. Nella Genesi, il primo libro della Bibbia, leggiamo n dal capitolo 1 la storia di Adamo ed Eva come primi genitori da cui discende l’umanità intera, un modo per dire che l’uomo appartiene alla stessa famiglia e per spiegare con parole semplici l’ideale di fraternità che, nel sogno di Dio, sottende la specie umana. Nell’Apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia, leggiamo che alla fine dei tempi Dio radunerà nei cieli una moltitudine immensa che nessuno potrà contare, folle oceaniche appartenenti a ogni tribù, popolo, lingua e nazione.

Perciò, la risposta è negativa: cristiano e razzista non possono essere sinonimi. D’altronde l’apostolo Paolo, nelle sue lettere, che sono il catechismo originario dei cristiani, raccomanda di stimare e amare tutti come fratelli, annullando le differenze: non ci sono più Greci o Giudei (cioè non puntare il dito sulle differenze di popolo), schiavi o liberi (sulle differenze di condizione sociale), circoncisi o non circoncisi (sulle differenze di religione) perché Cristo è «tutto in tutti». E nei catechismi della Cei (cioè quelli approvati dall’assemblea dei vescovi italiani) la lezione è la medesima: agli occhi di Dio siamo tutti fratelli. E per fortuna lui è un Padre che non fa preferenze!

Cosa devo dire a chi è razzista?

Ti suggerisco, per riflettere, una frase di un pastore protestante tedesco, resa poi universalmente famosa da Bertold Brecht, celebre letterato e pensatore che ha combattuto il razzismo con le idee e con la penna. Dice così: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare».

Ma questo scrittore è contro gli zingari, gli ebrei…? non capisco.

Hai ragione, è una frase un po’ difficile. Ti spiego quello che leggo io nelle sue parole. Credo che Brecht abbia voluto usare un discorso per assurdo, mettendosi nei panni di chi la pensa in modo diverso da lui. Chi parla in prima persona è un garantito, perché non fa parte delle categorie colpite dai razzisti.

Non è apertamente razzista, ma solo simpatizzante dell’ideologia, perché pure lui sente fastidio per chi è diverso e appartiene a un popolo, a una cultura, una religione che non è la sua, ma rimane nell’ombra. Sembra totalmente sordo alle sofferenze delle vittime, gli va bene che qualcuno metta al bando le categorie per cui sente fastidio, fiintanto che non è colpito anche lui dalla stessa violenza che prima non aveva contrastato. Solo allora apre gli occhi e capisce.

Perciò non chiudere gli occhi, non tapparti le orecchie davanti all’ingiustizia. Abbi il coraggio di dire la tua e di agire di conseguenza.

Francesca Fabris

© www.famigliacristiana.it, domenica 11 marzo 2018

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