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Storia di una legge inutile

Il reato di immigrazione clandestina introdotto nel 2009 ha fatto flop: solo 12 condanne in 18 mesi. Lo rilevano i dati del ministero della Giustizia. Crollate anche le espulsioni di immigrati regolari: erano di più quando questo reato non c'era.

Se l’obiettivo era ridurre il flusso di immigrati clandestini, adesso, dopo quattro anni dall’entrata in vigore, possiamo dirlo chiaramente: la legge 94 del 15 luglio 2009 (il cosidetto “Pacchetto sicurezza”) che ha introdotto il reato di «ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato» ha fatto sonoramente flop.
Non solo, ma nel periodo in cui non c’era questo reato il numero di espulsioni per coloro che si trovavano in Italia in maniera irregolare era addirittura maggiore: 49 per cento nel 2003 contro il 28 per cento del 2012.

A parte le varie bocciature ricevute, nell’ordine, dalla Corte Costituzionale nel 2010 e dalla Corte di Giustizia europea nel 2011 e nel 2012, la legge si è rivelata totalmente inefficace per lo scopo che si prefiggeva: la riduzione del 10 per cento del flusso annuo di immigrati clandestini, come spiegava la relazione tecnica del giugno 2008 che accompagnava il disegno di legge.
La pena dell’ammenda prevista (da 5mila a 10mila euro), ad esempio, non è mai stata eseguita perché lo straniero è quasi sempre insolvibile.

A certificare il flop ci sono i numeri forniti dalla Direzione generale della giustizia penale del Ministero che per monitorare l’applicazione della legge ha controllato i dati relativi al 79 per cento dei fascicoli iscritti nel 2010 presso i tribunali italiani.
Risultato: sono appena 172 i fascicoli aperti nei tribunali all’interno dei quali è stata rintracciata la voce relativa al reato di immigrazione clandestina. Di questi, solo 55 sono stati quelli definiti. Più nello specifico, sono solo 12 le sentenze di condanna, mentre 18 sono le sentenze concluse con un patteggiamento e 1 la sentenza “mista” (conclusasi, cioè, con una condanna per un reato e un’assoluzione per l’altro). Il totale delle sentenze di assoluzione sono 4 e 20 quelle chiuse con altre modalità di definizione. I dati del ministero non consentono al momento di sapere quante sono le persone condannate nel contesto delle 12 sentenze.

I dati, ha spiegato l’agenzia Redattore Sociale, rischiano di essere oggettivamente inficiati da alcune lacune del sistema, visto che in diverse cancellerie potrebbero essere stati considerati come “immigrazione clandestina” anche reati specifici, come quelli facenti riferimento alla legge 286 o 189. Inoltre, l’analisi del ministero non tiene conto di eventuali definizioni dei reati davanti al Gip o al Gup, ma solo in sede giudicante. In ogni caso, con l’attuale trend, una copertura totale delle sedi di tribunale porterebbe a circa 200 fascicoli e circa 15/20 sentenze di condanna. Cifre oggettivamente molto piccole.

Emblematica, inoltre, la sproporzione tra sentenze definitive e denunce della polizia. Nel 2011 le forze dell’ordine hanno “segnalato” 28.604 casi di violazione per il reato di clandestinità (il picco in Lombardia con 5.871, seguita dalla Sicilia con 4.609, dalla Campania con 2.782, dall’Emilia Romagna con 2.180). Nel 2012 il trend è stabile con 28.572 casi, mentre nel primo trimestre del 2013 si annotano già 3.943 casi (dati non ancora consolidati) che vedono in testa ancora la Lombardia, seguita da Campania, Emilia Romagna e Puglia.

La norma in questione, insomma, lungi dal ridurre i flussi migratori e la presenza di irregolari nel nostro Paese (si stima che siano oggi circa 500 mila), è riuscita solo a intasare ulteriormente di “carte”gli uffici immigrazioni delle Questure, già abbastanza ingolfati, e costringere Procure e giudici di pace ad avviare lunghe istruttorie e sfornare inutili sentenze.

Non è un caso, quindi, che tra le proposte contenute nel programma di depenalizzazione dei reati redatto dall’apposita commissione incaricata dal ministero della Giustizia nel novembre 2012 e presentato il 23 aprile scorso c’era quello di depenalizzare il reato di immigrazione clandestina trasformandolo in illecito amministrativo.

Antonio Sanfrancesco

© Famiglia Cristiana, 10 luglio 2013

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