Tutto il tempo che vuoi
Aumentano le ore messe a disposizione e scambiate nelle banche del tempo italiane. Per la maggior parte i soci “donatori” sono pensionati, la fascia d’età prevalente è quella superiore ai 60 anni; tra le area di lavoro prevalgono attività di segreteria e scambi di sapere. Sono i risultati di una indagine conoscitiva condotta della Provincia di Torino e dall’Associazione nazionale delle banche del tempo di Roma, che ha censito 391 strutture (quelle che hanno aderito), nel corso del 2009.
Più ore scambiate. Rispetto al passato aumenta il numero delle ore scambiate, passando da un massimo di “oltre 3600 ore” nel primo anno di costituzione, ad oltre 7000 ore scambiate nel 2009. Il report segnala che, tra le tipologie di attività scambiate, le banche del tempo prestano molto tempo all’organizzazione interna, destinando alla direzione della segreteria il 14% delle ore. «Ognuna delle banche ha una propria specificità che rende l’esperienza reale ed efficiente», si legge nello studio. Tuttavia solo il 37% delle banche svolgono attività formative nei confronti della comunità.
Soci. Riguardo la composizione dei soci, nel 2009 è aumentata dell’8% la partecipazione dei pensionati, mentre è diminuita sempre dell’8% la partecipazione degli occupati; cresce invece del 2% la fascia dei disoccupati e delle casalinghe. Di conseguenza si registra una tendenza all’aumento dell’età degli iscritti: la fascia d’età che cresce di più è quella sopra i 60 anni, che passa dal 25 al 43%, mentre diminuisce la partecipazione sia della fascia dai 21 ai 40 anni sia di quella dai 41 ai 60 anni, che passano rispettivamente dal 23 al 19% e dal 49 al 37%. Un lieve calo anche per la fascia d’età sotto i 20 anni, che passa dal 3 all’1%.
Regole e relazioni esterne. Il 76% delle banche del tempo possiede uno statuto proprio e l’86% possiede un regolamento interno. E quali sono i rapporti con gli enti locali e le altre realtà del territorio? Il 53% delle banche rispondenti al questionario adotta una qualche forma di convenzione con il Comune, mentre il 7% è in fase di costruzione di un rapporto. Per le prime, tra i benefici concordati e maggiormente erogati dall’ente pubblico ci sono l’uso dei locali (29%), il telefono (14%), la rete internet (12%) e il computer (10%). Nel 47% dei casi l’idea di costituire una banca nasce da un gruppo spontaneo di cittadini, e nel 25% dei casi si tratta di una “evoluzione” da un’associazione preesistente; nel 19% dei casi l’iniziativa parte dal Comune di riferimento.
Autonomia finanziaria. Secondo lo studio il 57% delle banche usufruisce di contributi in denaro da parte di enti locali o Regioni. Di questi il 40% arrivano dalla Regione, il 35% da fondi comunali e il 18% provinciali. Inoltre, il 54% chiede un’iscrizione in denaro ai soci, per il 13% l’iscrizione è in ore da mettere a disposizione, mentre il 33% non richiede nessuna quota di iscrizione. Ma ci sono anche altre attività di auto finanziamento, tra cui figurano i mercatini dell’usato (29%) e le donazioni (21%). Piemonte guida la classifica. Il report rileva la distribuzione territoriale delle banche del tempo (sia quelle iscritte all’associazione nazionale che quelle afferenti ad altre reti nazionali come Tempomat e Kronos). La maggior parte (72%) sono comunali, seguono quelle di circoscrizione/municipio (13%), di quartiere (10%) e dalla provincia (5%). La regione con il maggior numero di banche del tempo è il Piemonte, dove ce ne sono 107, seguono Lombardia (99), Emilia Romagna (53) e Lazio (28). Meno numerose le banche in Veneto (20) e Sicilia (11), mentre Molise e Valle d’Aosta sono in fondo alla classifica con una sola banca del tempo. Più del 50% di queste realtà che hanno risposto al questionario sono iscritte all’Associazione nazionale banche del tempo.