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Un'intera generazione abbandonata

La violenza di pochi sbandati non oscura le ragioni dei giovani che, pacificamente, si ribellano a una politica irresponsabile.

primo16_2100099.jpgLa differenza sta negli slogan. Ma non solo. Lo striscione degli incappucciati che hanno devastato piazza San Giovanni, sequestrato una manifestazione pacifica, profanato una chiesa e una statua della Madonna, sposta l’asticella dell’indignazione verso la violenza: «Non ci interessa il futuro, ci prendiamo il presente», hanno detto i black bloc. Sono professionisti del vandalismo dissennato. Vanno condannati e contrastati. Senza esitazioni.

Ma non possono oscurare le ragioni dei giovani che, con la forza delle idee, si ribellano ai “padroni dell’universo”. Cioè, a una finanza nefasta e a una politica irresponsabile che scaricano su di loro, incolpevoli, i costi della crisi. Sono troppi i ragazzi in bilico nella “terra di nessuno”. Senza un lavoro e un progetto per il domani. Così il disagio diventa malessere, che cresce in assenza di risposte concrete. Scuola e lavoro, in primo piano. Il nostro è un Paese miope e masochista, che non investe sui giovani. E non sa bilanciare i pesi tra le generazioni.

La precarietà giovanile non preoccupa nessuno. Non è la “priorità delle priorità” nell’agenda dei politici, che pensano solo a “galleggiare”. In un clima da fine impero, tra congiure, ricatti e baratti, in cambio di un seggio in Parlamento. Squallore unico, da “mercato delle vacche”. Senza alcun interesse per il bene comune. Ci vorrebbe, semmai, un voto di “fiducia” a favore dei giovani. Altro che intercettazioni o processo lungo o breve, a seconda degli interessi personali!

Ai giovani abbiamo scippato il futuro. Li abbiamo gravati di un debito che è frutto di scelte scellerate. Non basta (tardivamente) rendersi disponibili ad ascoltarli, come vuol fare il ministro dell’Istruzione. Andavano sentiti prima di operare tagli indiscriminati sulla scuola. Ora è tempo di agire. Non più a parole o con vaghe promesse. Troppo spesso si è abusato della loro pazienza. Non riusciamo a capire che i ragazzi sono la vera ricchezza per un Paese in declino. I migliori, purtroppo, trovano un futuro all’estero.

Da incoscienti e irresponsabili, abbiamo lasciato andare alla deriva un’intera generazione. Due milioni di ragazzi in Italia né studiano né lavorano. Il lavoro non lo cercano più. Sono “fantasmi”. Inattivi. Col rischio di diventare una riserva violenta. Manovali di chi ha interesse a infiammare le piazze. Ecco perché Mario Draghi, prossimo governatore della Banca centrale europea, da tempo ha messo in guardia sulla pericolosità della situazione. E scongiurato tutti ad ascoltare le ragioni dei giovani. Quegli stessi giovani che, a modo loro, un po’ creativo e fantasioso, si sono ribattezzati “draghi ribelli”. Scommettendo su una nuova visione dell’economia e della politica.

Quest’ultima, purtroppo, latita. Assente dai veri problemi del Paese. Tenace solo nella difesa di interessi privati. È giusto invocare severità contro chi mette a ferro e fuoco un’intera città. Ma non basta. Rischia d’essere un alibi per “lavarsi la coscienza”. O, peggio, per sviare l’attenzione. Solo una buona politica sa dare vere risposte. E colmare il vuoto di idee e ideali. L’indignazione giovanile non può lasciarci tranquilli. Tutti dovremmo sentirci indignados come loro.

© Famiglia Cristiana, 18 ottobre 2011

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