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Unità, la preghiera delle donne. Giornata mondiale ecumenica sul tema del lavoro

Il testo è stato realizzato quest’anno dal Comitato delle Filippine. Nel sussidio le testimonianze al femminile

Per la Giornata mondiale di preghiera che ricorre il primo venerdì di marzo, il Comitato femminile interconfessionale delle Filippine ha inviato un forte invito a «mettere in pratica l’attenzione e la compassione reciproca», con senso di responsabilità e con lo slancio del cuore. Il sussidio preparato s’intitola: «Sono ingiusto con voi?» (cfr. Mt 20, 13) e trae spunto dalla parabola dei lavoratori a giornata. Il coloratissimo logo raffigura il fervore delle attività nelle risaie e nelle città del Paese. Su tutto campeggia una donna dai lunghi capelli neri nel vento, con una bilancia fra le mani: è il simbolo della giustizia che il testo invoca contro ogni sfruttamento ed oppressione, invitando le persone ad impegnarsi senza odio né violenza, ma con fiducia e speranza. L’autrice del dipinto, Rowena “Apol” Laxamana- St.Rosa, una giovane mamma di trentadue anni, membro della Chiesa metodista unita, spiega: «La Chiesa continua a ricordare alle persone che tutti sono benvenuti nel regno, e la lunga tavola aperta e imbandita, posta in basso nel quadro, simboleggia l’accesso alla provvidenza di Dio».

Questa Giornata ecumenica intende creare legami di fraternità fra donne sparse in più di 170 Paesi, facilitando la conoscenza delle loro reali condizioni di vita e dando voce a chi usualmente non ha voce. Il sussidio contiene alcune testimonianze molto forti sui temi della violenza domestica, degli orari massacranti di lavoro, delle paghe troppo basse, dei disastri lasciati dai tifoni, dell’emigrazione a cui molti sono costretti dalla miseria. Un’attenzione particolare è riservata a quanti operano come collaboratori domestici. Più di due milioni di filippini e filippine si dedicano a questo lavoro, in patria e all’estero. «Terminiamo a malapena la scuola elementare per andare a finire come domestiche – scrive una giovane –. Subiamo spesso abusi e ingiustizie economiche benché dal novembre 2012 sia stata promulgata una legge per regolare il lavoro domestico, chiamata Legge Kasambahay.

La parola kasambahay significa domestiche in tagalog (la lingua delle Filippine, ndr). Abbiamo bisogno di un lavoro adeguato per superare la povertà». Particolarmente commoventi i racconti di alcuni piccoli, presentati nel testo preparato per i bambini. «Mi chiamo Maria, ho dieci anni – dice una bambina –. Vivo in una zona povera, chiamata Baseco, vicino alla Baia di Manila. Ho quattro sorelle e fratelli più piccoli. Non vado a scuola perché mi prendo cura dei gemelli. Ogni giorno mio padre raccoglie spazzatura da vendere per comprare cibo, mentre mia madre vende ogni sorta di merce usata. Quel che guadagnano non basta per una vita decente.

Ci sono molti bambini e ragazzi come noi, a Baseco». Accanto a queste realtà dolorose, il sussidio parla anche dei semi di speranza presenti nella cultura del Paese, come la pratica del dagyaw, un’abitudine diffusa nelle piantagioni di riso: «I coltivatori di riso – spiegano le redattrici del testo –sono soliti chiamare i vicini per dare una mano quando è tempo di piantare e raccogliere. Nessuno è pagato ma il raccolto è diviso fra tutti. Questo è il dagyaw. È una buona via per costruire e sostenere una comunità».

Da tutte queste situazioni si alza a Dio una preghiera appassionata, che le donne filippine desiderano condividere con le loro sorelle sparse in tutto il mondo: «Ti preghiamo, o Dio di bontà, di trasformare il nostro popolo e la nostra società in persone misericordiose e benevole. Dio della vita, che trasformi i semi in frutti, ti preghiamo per coloro che partecipano al mistero della mietitura e alla gioia del raccolto. Fa’ che i nostri semi di giustizia crescano come le piante vicino all’acqua viva, l’acqua della tua grazia».

Donatella Coalova

© Avvenire, venerdì 3 marzo 2017