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Verso il Natale. Umberto Saba e l'amore che sa perdonare

Accogliere Gesù che viene significa fargli spazio rinunciando a noi stessi. E' un richiamo alla semplicità e al bisogno di perdonare. Ed essere perdonati

Guardare il presepe è un modo semplice e insieme profondo per capire il Natale. Fin dall’origine francescana - scrive papa Francesco nella Lettera apostolica “Admirabile signum” – «il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. È un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi».

Il Natale ha sempre ispirato i poeti, che si sono lasciati toccare il cuore dalla più semplice e insieme straordinaria delle solennità cristiana. In “Nella notte di Natale”. Umberto Saba (1883-1957) spiega in brevi, ispirati versi, che la parola amore è strettamente collegata al concetto di perdono.

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Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
Improvvisa la mia speranza buona?
È forse il sogno di Gesù che brilla
nell'anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?

Riccardo Maccioni
 
© Avvenire, sabato 21 dicembre 2019
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