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Via un ministro. A Londra, non da noi

S'è dimesso il responsabile della Difesa inglese, Liam Fox. Conflitto di interessi. In Italia, invece, chi ha una poltrona non la lascia. Per nessun motivo. E' sempre Europa, ma....

liam-fox_2091751.jpgChe un ministro inglese si sia dimesso per certe consulenze un po’ sospette è vicenda che non dovrebbe riguardare noi italiani. Tutt’al più parrebbe materia da gossip per i rapporti fra questo ministro, di nome Fox (traduzione: volpe), e l’amico troppo intimo che ha ottenuto quegli incarichi a pagamento. In apparenza, comunque, una questione privata, sia pure con il corredo di procedure quanto meno disinvolte.

Ci sono però dei risvolti che, gossip o politica che sia, fanno riflettere sulle usanze di casa nostra. La prima è che a Londra non se ne va un ministro di secondo livello ma il titolare della Difesa, in una nazione spesso impegnata in conflitti armati e dotata di ordigni nucleari. Cioè, solitamente, un intoccabile. Se dunque il suo comportamento è stato giudicato indegno, vuol dire che non si è assistito a un episodio minore. Al contrario si è denunciato un grave arbitrio, tanto offensivo per i cittadini britannici da meritare una pesante punizione.

Domanda. Sarebbe lo stesso anche da noi? Ci rispondiamo da soli: per favore, non facciamo ridere. Si tratti del Governo o degli enti periferici, dalle Regioni ai Comuni fino alle aziende pubbliche, le consulenze vengono erogate oggi in Italia come una volta i sigari Cavour e le croci di cavaliere. Se c’è un amico da sistemare, mettiamolo in busta paga. Nessuno si scandalizzerà, né si sognerà di esercitare controlli sulla natura e l’entità di queste benedette consulenze. C’è poi un altro dettaglio, tutt’altro che secondario. 

Sentite come il ministro Liam Fox, meno astuto di una volpe ma di sicuro dignitoso, motiva il suo gesto. “Ho erroneamente consentito che la distinzione fra i miei interessi privati e le mie attività di governo diventassero confuse”. A chi ci sta leggendo, fischieranno certamente le orecchie. Se da noi dovesse dimettersi chiunque abbia fatto o stia tuttora facendo confusione fra l’interesse personale e l’interesse nazionale, chissà quanti personaggi dovrebbero abbandonare i banchi del Governo, del Parlamento, dei Consigli locali e aziendali.

In buona sostanza, come tasso di disoccupazione, altro che scioglimento delle Camere.Ora, siccome l’Italia fa parte dell’Europa e dagli europei viene giudicata, oltre che da altri alleati, lasciamo da parte il gossip e amenità analoghe. Quando le agenzie di rating ci declassano e i notabili stranieri si mostrano dubbiosi sul nostro futuro, non è solo per considerazioni politiche ed economiche. E’ anche per il modo nazionale di fare e distribuire soldi a spese della comunità. Ossia, oltre al malgoverno, una endemica corruzione. Una intesa fra amici e amici degli amici: e qui, per carità di patria, lasciamo stare quelle altre allarmanti assonanze che ci vengono in mente.


Giorgio Vecchiato
 
© Famiglia Cristiana, 15 ottobre 2011
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