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XXX Giornata dialogo tra cattolici e ebrei: crescono fiducia e stima reciproca

Il Libro di Ester è al centro della Giornata in cui la Cei rinnova l'invito ai cattolici italiani ad approfondire e sviluppare il dialogo con gli ebrei. Un appuntamento che si rinnova il 17 gennaio sin dal 1990 una data scelta non a caso, cadendo alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio)

"Approfondire il dialogo attraverso una maggiore conoscenza reciproca, superare i pregiudizi, riscoprire comuni valori biblici e svolgere iniziative comuni per la  giustizia, la pace e la salvaguardia del creato e, dove possibile, scambi di visite". Questo lo spirito originario con cui il 30 ottobre del 1989 la Commissione per l'ecumenismo e il dialogo della Cei, indiceva la Giornata ebraico - cristiana alla vigilia dell'inizio della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, a significare "la distinzione che il dialogo con gli ebrei deve avere dall’ecumenismo, ma nello stesso tempo l’attenzione ai valori comuni, soprattutto fondati nella Bibbia, che ebrei e cristiani condividono".

La Giornata è una straordinaria occasione di mutua conoscenza e stima in sintonia con la svolta del Concilio Vaticano II e grazie al contributo che da Paolo VI in poi, i Papi hanno dato al rapporto con "i nostri fratelli prediletti", come li definì Giovanni Paolo II entrando nel Tempio Maggiore di Roma, nel 1986. “La religione ebraica non ci è estrinseca, ma in un certo qual modo è intrinseca alla nostra religione" disse ancora in quell'occasione, concetto ribadito nel 2005 anche da Benedetto XVI nella Sinagoga di Colonia quando affermò che "Chi incontra Cristo incontra l'ebraismo".  

Israele, radice santa del cristianesimo

Base indispensabile per un autentico sviluppo del dialogo ebraico-cristiano è infatti, come recita anche il Catechismo degli Adulti (CdA), della Conferenza Episcopale italiana, che: "Israele è la radice santa, dalla quale si sviluppa il cristianesimo; è l'olivo buono, sul quale vengono innestati i pagani, perché portino frutto" (Cap.11,5).  Da qui prende le mosse anche mons. Ambrogio Spreafico presidente della Commissione Episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Cei (Ascolta l'intervista), che a Vatican News parla di una "collaborazione costante con la comunità ebraica", di una progressiva "crescita di fiducia e di mutua conoscenza" e poi sottolinea: 

"La radice, come diceva già Pio XI, è che noi siamo spiritualmente semiti : Gesù è profondamente ebreo, nasce da una donna ebrea e muore da ebreo. Si è fatto uomo nel popolo ebraico. E per noi è fondamentale: gli apostoli erano ebrei, Paolo era un grande esperto della Bibbia ebraica e quindi noi nasciamo da lì. Questo è insito nella nostra fede. La nostra Bibbia per più di tre quarti è condivisa con la Bibbia ebraica, quindi noi abbiamo dentro la nostra fede questa origine che non solo non possiamo dimenticare, ma che fa parte della ricchezza di quello che noi siamo".

Quindi, sulla scelta del Libro di Ester come testo base della lettura condivisa di questa Giornata, mons. Spreafico spiega cosa questo testo ci faccia comprendere meglio delle Scritture e dell'attualità:  

Ester, Dio e la fede che salva

"Ci fa capire innanzitutto come la presenza di Dio, pure in maniera misteriosa e nascosta - perchè stranamente nel libro di Ester Dio non viene mai nominato -  suscita correnti spirituali di cambiamento e anzi di rivoluzione della storia. E questo è un cambiamento, perchè sostanzialmente Ester evita che Mardocheo e il popolo ebraico - concepito nel Libro come disperso nell'Impero persiano - sia sterminato. E poi Ester è una figura femminile. E' una donna che, alla fine, nella fede del suo popolo lo salva e, tutto sommato, coinvolge in questa salvezza anche chi non era ebreo. Il nome stesso di Ester non biblico ma derivante dal mondo in cui lei viveva, sta a dire come questo popolo viva nelle culture degli altri popoli, ma porti sempre in sè la testimonianza dell'unico Dio e la forza liberatrice di questo Dio".

Un Libro che parla al mondo di oggi

"In un tempo in cui sembra facile emarginare, escludere gli altri, fino a volerli eliminare, "l'atteggiamento che il Libro di Ester suggerisce  - prosegue mons. Spreafico - è invece che "nella diversità possiamo vivere insieme". In fondo il "popolo ebraico nel grande impero persiano contava numericamente molto poco eppure la fede in Dio lo ha aiutato a salvarsi e a diventare esso stesso operatore di salvezza per tutti. E' affascinante questa storia: pur nella diversità di religione e cultura possiamo condividere la stessa vita perchè siamo uomini e donne figli di Dio".

I Papi e l'incontro

Ma quale il contributo dei Pontefici, da ultimo di Papa Francesco, a questo rapporto di collaborazione, dialogo, stima e rispetto con la comunità ebraica? Mons. Spreafico nell'intervista a Vatican News ricorda la visita di Francesco alla Sinagoga nel 2006 e rilancia il valore dell'" incontro". "Nella relazione - afferma -  noi ci facciamo presenti con un senso di protezione e vicinanza. La vita di uomini e donne di fede è fatta di dialogo, ma tanto anche di relazione e di amicizia". Sulla stessa linea anche Ruth Dureghello presidente della Comunità Ebraica di Roma (Ascolta l'intervista), che a Vatican News, rilancia la capacità di Papa Francesco di "raccogliere le istanze dei singoli, di approfondire temi come la povertà e l'emarginazione e di non temere di doverli condividere e rendere pubblici. E' un elemento positivo - afferma - un segnale importante che però va sostenuto dalla partecipazione di tanti".

Superare i pregiudizi con la conoscenza reciproca

La Giornata del 17 gennaio è, nelle parole di Ruth Dureghello, un "momento simbolico e significativo perchè vuol dire dare autorevolezza ad un percorso continuo, dare dignità ad un lavoro su diversi tavoli che si trasforma in quotidianità condivisa. Senza il riconoscimento reciproco e senza la capacità di sedersi e confrontarsi serenamente sarebbe difficile pensare di andare avanti in un'epoca così segnata da divisioni, da un impegno del mondo religioso non così evidente e che invece secondo noi è diventato un punto di forza nella società civile".

I passi avanti tra ebrei e cristiani, che la presidente della Comunità evidenzia, sono tutti fondati sul "superamento del pregiudizio" basato  - dice - "sull'ignoranza dei diversi approcci alla dottrina e sui principi fondamentali delle religioni". "Molto spesso - rimarca - e la storia ce lo insegna, non conoscere il pensiero dell'altro ha significato etichettarlo in maniera negativa. Invece approfondire su testi e temi specifici, dandone una lettura diversa ma comune per la radice, costituisce un elemento di valore aggiunto. Nessuno vuole assismilarsi o assimilare, anzi è bene mantenere la differenza dei punti di vista, però già il fatto stesso di conoscerci permette di non giudicare aprioristicamente o peggio ancora, criticamente, allontanando. Allora dialogare ha un senso perchè significa riconoscersi attraverso la parola dell'altro e questo è sicuramente non solo uno strumento importante ma anche un esempio per chi ci circonda per capire quale è l'approccio costruttivo da mantenere".

Ester donna del dialogo

Da donna Ruth Dureghello si sofferma infine sulla figura di Ester al centro della riflessione dell'odierna Giornata: figura emblematica per il mondo ebraico, ha una "grande carica emotiva e una grande semplicità". "E' la donna della speranza"-  afferma - della fede, dell'impegno e dell'approccio concreto e costruttivo. Una donna che ha avuto il coraggio di non sacrificare la propria identità anche nel pericolo di veder sacrificato il suo popolo e di costruire un rapporto di fiducia e soprattutto di far valere personalità e idee proprie. E' un tema attuale quello femminile in ambito religioso: in questo caso l'umiltà e la modestia di Ester fa prevalere il modello identitario, culturale dell'appartenenza ad un popolo che non si tradisce mai".

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, giovedì 17 gennaio 2019

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