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"In Laudem Gloriae". Ringraziamento al termine della Messa di Ordinazione Episcopale di Mons. Vito Angiuli

Cattedrale di Bari, 4 dicembre 2010, II Domenica di Avvento

IMG_1972.jpg«Padre della gloria» (Ef 1,17), celebrando il mistero di Cristo, «irradiazione della tua gloria» (Eb 1,3), questa assemblea orante ha elevato un inno di lode alla tua santità.

Sostenuto dallo «Spirito della gloria» (1Pt 4,14), unisco la mia voce a questo coro festoso e ti ringrazio, Padre santo, per tutti i benefici che mi hai concesso, soprattutto per il dono del ministero episcopale. Ti lodo con la consapevolezza della fede che, illuminata dalla preghiera liturgica, proclama: «Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie. I nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva» (Prefazio IV).

 

Lode per la Chiesa universale

 

Ti lodo, Signore, anzitutto per la tua Chiesa, santa e cattolica, che hai affidato alla guida umile, coraggiosa e sapiente di Papa Benedetto XVI. In lui, il popolo di Dio sparso nel mondo trova il segno visibile di unità.

Il Santo Padre è qui degnamente rappresentato da Sua Eminenza il Cardinale Salvatore De Giorgi.

Eminenza, la Sua persona onora la nostra terra di Puglia e rende più saldo il vincolo di amore che unisce il popolo cristiano al Sommo Pontefice.

Le sono riconoscente per la Sua partecipazione al rito di Ordinazione.

Mi sento anche confortato e onorato dalla presenza del Nunzio Apostolico, S. Ecc.za Rev.ma Mons.

Bruno Musarò, degli Arcivescovi e Vescovi che hanno preso parte a questa celebrazione e dalla partecipazione degli altri confratelli che si sono uniti spiritualmente alla nostra preghiera.

Si rende così visibile l’affetto collegiale e la sollecitudine di ogni vescovo per tutta la Chiesa.

 

Lode per le Chiese di Puglia

 

Ti lodo, Signore, per le Chiese di Puglia e i loro Pastori che saluto e ringrazio fraternamente.

Esprimo una particolare riconoscenza a S. Ecc.za Rev.ma, Mons. Benigno Papa, Arcivescovo Metropolita di Taranto, e a S. Ecc.za Rev.ma, Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce, per la preghiera che hanno rivolto al Signore in questa solenne liturgia.

Negli anni in cui ho prestato il mio servizio alle Chiese di Puglia in qualità di Delegato per la catechesi, Docente nella Facoltà Teologica Pugliese, Animatore e Padre Spirituale nel Seminario Regionale di Molfetta ho imparato a conoscere le molteplici ricchezze spirituali e pastorali di questa regione. Sarebbero molte le persone da ricordare e da ringraziare. Ricordo, in particolare, i rettori con i quali ho collaborato: Mons. Tommaso Tridente, Mons. Agostino Superbo, Mons. Donato Negro, Mons. Giovanni Ricciuti. Esprimo la mia gratitudine verso tutti, manifestando, in particolare, la mia riconoscenza a Mons. Luigi Renna, Rettore del Pontificio Seminario Regionale, e a Mons. Salvatore Palese, Preside della Facoltà Teologica Pugliese.

L’esperienza vissuta a livello regionale è stata per me particolarmente ricca per le persone incontrate, le iniziative intraprese, i progetti realizzati.

In questa molteplice abbondanza di doni, sento come una grazia particolare l’aver conosciuto personalmente don Tonino Bello durante gli anni del mio servizio presso il Seminario Regionale di Molfetta. I progetti di Dio sono misteriosi, ma si svolgono sempre secondo un disegno sapiente che solo a distanza è possibile riconoscere: iniziai, infatti, a svolgere il mio compito di educatore nel settembre del 1982 e appena un mese dopo don Tonino fece il suo ingresso nella diocesi molfettese; nell’aprile del 1993, don Tonino morì e nel giugno dello stesso anno conclusi il mio servizio al Seminario.

Questa sera, mi sembra quasi di riascoltare le parole pronunciate da Mons. Mincuzzi nella piazza di Tricase durante l’omelia della Messa di Ordinazione episcopale di don Tonino; parole che prefiguravano quanto poi si realizzato nella sua vita. E, quasi in dissolvenza, rivedo la spianata del porto di Molfetta, stracolma di gente, mentre Mons. Magrassi parlava della morte di don Tonino come di «un tramonto più fascinoso di un’alba». Stare accanto a don Tonino per 11 anni è stata una grazia speciale della quale sarò sempre riconoscente al Signore.

 

Lode per la Chiesa di Bari-Bitonto

 

IMG_1913.jpgTi lodo, Signore, per la Chiesa di Bari-Bitonto affidata all’intelligente e saggia guida pastorale di Mons. Francesco Cacucci. Eccellenza Rev.ma, è dal profondo del cuore che Le esprimo tutta la mia riconoscenza, perché in questi anni ho sentito in modo particolarmente intenso la sua vicinanza di Padre e Maestro. In Lei, rivedo e ringrazio tutti i Pastori di questa Chiesa, che mi hanno guidato nel cammino vocazionale e sacerdotale: Mons. Enrico Nicodemo, Mons. Anastasio Alberto Ballestrero che mi ha ordinato sacerdote, Mons. Mariano Magrassi con il quale ho avuto la gioia di collaborare per diversi anni.

Come pure mi sento particolarmente unito con gli altri Vescovi originari di questa Diocesi: Mons. Domenico Padovano, Mons. Filippo Santoro, Mons. Luciano Bux.

A tutti voi, carissimi sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate e laici, la mia più viva gratitudine.

Il vostro generoso impegno pastorale mi ha aiutato a conoscere e ad amare questa Chiesa. Vi porto tutti nel cuore.

In modo speciale, conservo nell’animo la memoria di alcuni sacerdoti che hanno lasciato un segno indelebile in tutti noi. Mi riferisco a don Tonino Ladisa, don Vito Marotta, don Vito Rescina.

La loro preghiera e la loro intercessione mi siano di aiuto nel mio ministero. Se ricordo in modo particolare don Tonino Ladisa è perché la sua persona è cara non solo a me, ma a tutti voi per i ruoli che egli ha rivestito a livello diocesano, regionale e nazionale. Questa sera sento che dal cielo mi sorride e mi benedice.

La mia nomina episcopale è stata annunciata nella festa degli Angeli Custodi. Nel misterioso concatenarsi dei disegni divini, è come se ora mi siano stati, per cos’ dire, rivelati i loro nomi: don Tonino Bello e don Tonino Ladisa. In loro ho ritrovato quelle « due ali » che sembravano spezzate e con le quali sono ora pronto a riprendere il volo.

A questa Chiesa locale appartengono anche i miei familiari che ringrazio per il bene con cui mi hanno sempre circondato. Soprattutto, ricordo i miei genitori, Lorenzo e Maria, che dal cielo gioiscono con noi.

Ringrazio tutti i miei compaesani di Sannicandro di Bari e tutti i Sannicandresi residenti all’estero. Sento ancora l’eco delle parole che in questo periodo sono circolate nel nostro paese: «Ora abbiamo un Vescovo a Sannicandro!». La mia nomina, infatti, non coinvolge solo la mia persona e la mia famiglia, ma anche l’intero paese.

Carissimi sannicandresi, nel mio stemma episcopale ho voluto mettere il nostro Castello, così mi ricorderò sempre di voi.

Ed ora, dulcis in fundo.

 

Lode per la Chiesa di Ugento-Santa Maria di Leuca

 

Ti lodo, Signore, per la Chiesa di Ugento-Santa Maria di Leuca, alla quale mi invii come Pastore, Sacerdote e Maestro.

Saluto con particolare affetto e stima l’Amministratore Diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, e lo ringrazio per la saggezza  l’equilibrio e lo zelo, con cui ha retto la Diocesi in questo periodo, impiegando le sue particolari doti umane e spirituali nel preparare la Chiesa diocesana ad accogliere il suo nuovo Pastore.

Carissimi, sacerdoti e fedeli ugentini, la liturgia che abbiamo celebrato ha il sapore di una festa nuziale: Cristo sposo celebra le sue nozze con la Chiesa, sua sposa. E riferendo alla nostra Chiesa particolare le parole che la sposa dice di se stessa nel Cantico dei Cantici, possiamo parafrasare dicendo: Chiesa di Ugento–Santa Maria di Leuca, sei piccola, ma sei bella!

Di quale bellezza risplende la nostra Chiesa?

Un fascino tutto particolare esercitano la bellezza del territorio e le qualità umane della nostra gente.

Ciò che veramente conta, però, è la bellezza spirituale che si manifesta nella vita di fede e di carità del nostro popolo, sorretta da una tenace speranza nonostante le difficoltà sociali siano, talvolta, sconfortanti. Ne è prova il modo con il quale avete reagito all’annuncio della mia nomina, gioendo non tanto e non solo per la mia persona, a molti di voi del tutto sconosciuta, quanto per l’annuncio di nuovo Pastore che avete accolto come un dono di Cristo.

Da parte mia, ho sentito particolarmente di volervi bene quando a Roma, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, ho abbracciato i genitori e le sorelle di Marco, morto in Afghanistan. Ho pianto con loro, pensando di aver perso anch’io un figlio. Abbracciando i parenti di Marco, mi è sembrato di abbracciare ognuno di voi.

La nostra Chiesa, carissimi, è bella perfino nel nome!

L’ho compreso quando ho prestato giuramento davanti al Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei Vescovi. Scandendo le prime parole della formula latina (Ego, Vitus Angiuli, Episcopus Uxentinus Sanctae Mariae Leucadensis), ho avvertito la bellezza di questo nome e, quasi come un innamorato che ripete tra sé il nome della sposa, ho detto nel silenzio del cuore: Questa sposa è tutta bella, tota pulchra, come la Vergine de finibus terrae!

Ora che il matrimonio spirituale è stato celebrato, siamo chiamati a prendere due impegni davanti a testimoni qualificati come sono il Signor Cardinale, i Vescovi qui presenti e questa assemblea di fedeli.

Il primo impegno investe la mia persona: amarvi come vi hanno amato i miei predecessori e come vi ha amato Mons. Vito De Grisantis, con la stessa tenacia e tenerezza e senza risparmio di energie fisiche e spirituali.

Il secondo impegno coinvolge entrambi, me e voi: amare il mondo e l’uomo contemporaneo, soprattutto le persone più deboli, i poveri, i giovani con lo stesso amore con cui li ha amati don Tonino Bello: sine modo e sine glossa!

Vi lascio ora due consegne:

Facendo riecheggiare le parole di un celebre discorso di Giovanni XXIII, ritornando a casa date un bacio ai vostri bambini e porgete la mia benedizione agli ammalati. E dite loro: «Il Vescovo ci vuole bene!».

Portate il mio saluto anche a tutte le religiose che non hanno potuto essere presenti a questo rito e all’amata comunità delle Clarisse di Alessano e dite loro: «Il Vescovo confida nella vostra preghiera».

Rivolgo, infine, una parola di ringraziamento a tutti voi che siete convenuti in questa Cattedrale per celebrare nella gioia questa festa nuziale e a tutti coloro che si sono adoperati per rendere la celebrazione degna del mistero che abbiamo celebrato.

Un sentito ringraziamento anche alle Autorità e ai rappresentanti delle Istituzioni civili e militari per la loro partecipazione a questo sacro rito.

Ho scelto come motto episcopale le parole dell’inno della Lettera agli Efesini: in laudem gloriae (Ef 1,6.12.14). L’espressione ha un profondo significato biblico, teologico e spirituale.

In termini semplici, può essere intesa in questo modo: a stare con i piedi per terra e con il cuore ormai rapito in cielo!

Perciò, esorto me e voi: in un tempo, come il nostro, attraversato da un diffuso e pervasivo senso di smarrimento, di insicurezza e di offuscamento della speranza, lasciamoci affascinare da Cristo Risorto! La sua luce risplenda su di noi, diradi l’oscurità e le ombre che incombono sul mondo, infonda nei nostri cuori la vera gioia, doni forza e coraggio ai nostri passi, orienti il cammino dell’umanità verso un futuro pieno di speranza.

Sì, cari fratelli e sorelle, la nostra vita sia un inno a Cristo risorto. A lui, la lode, l’onore e la gloria!

È lui, infatti, «l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale. Lui, il Signore, è il fine della storia, il punto “focale dei destini dei popoli e delle loro culture”, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni» (Gaudium et spes, 45).

Sarebbe bello se in ogni circostanza, gioiosa o triste, della vita potessimo ripetere: in laudem gloriae! Anche la croce, anzi soprattutto essa, per noi cristiani è segno di gloria. E, perfino la morte non è altro, se non la porta del Castello che si apre e consente di entrare nella settima

stanza, la stanza delle nozze, per cantare eternamente, con gli Angeli e i Santi, le lodi del Signore.

Grazie a tutti

In laudem gloriae!

 

† Vito ANGIULI

Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca

 

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