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«Ed ecco che cosa è bello o che cosa dà gioia, se non l’abitare dei fratelli insieme!» (Sal 132)

OMELIA DI SUA SANTITA’ K.K. BARTOLOMEO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO DURANTE LA VISITA AL PONTIFICIO SEMINARIO PUGLIESE PIO XI DI MOLFETTA (Molfetta, 6 Dicembre 2016)

Ιερώτατε Μητροπολίτα Ιταλίας και Μελίτης, K. Γεννάδιε,

Eccellenza Reverendissima Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi,

Eminenze, Eccellenze,

Reverendissimo don Gianni Caliandro, Rettore della Comunità del Seminario,

Reverendi Padri,

Fratelli e Sorelle, Figli amati nel Signore,

 

            “Ed ecco che cosa è bello o che cosa dà gioia, se non l’abitare dei fratelli insieme! come unguento profumato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull'orlo della sua veste; come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion, perché là il Signore ha disposto la benedizione e la vita in eterno.” (Sal. 132)

            Con queste parole del Salmo, desideriamo manifestarvi la nostra gioia di poter stare oggi con voi, in questo maestoso centro del Pontifico Seminario Pugliese Pio XI che, sotto la vigile attenzione dei Vescovi di questa Regione e l’amorevole attenzione dei vostri Padri, Educatori e Maestri, accompagna coloro che il Signore ha scelto per il servizio alla Sua Chiesa ed ai Fratelli.

            Siamo giunti da Costantinopoli, dalla sede della Santa e Grande Chiesa di Cristo, il Patriarcato Ecumenico, che secondo la espressione dei Santi Canoni della Chiesa, presiede nel servizio di unità, la Sinfonia della Sante Chiese Ortodosse Autocefale,  - per festeggiare quest’anno con Voi la memoria del nostro Santo Padre Nicola, Vescovo di Mira di Licia, il Taumaturgo, le cui vivificanti Reliquie riposano a Bari, e con l’occasione la nostra Modestia, unitamente al rispettabile Seguito che ci accompagna, abbiamo potuto gioire alla vista di quanto la Provvidenza e l’Amore di Dio ha operato e opera in questa terra e tra i suoi ospitali abitanti.

            Questa prima visita di un Patriarca Ecumenico a questa terra, in Duemila anni di storia ecclesiastica, ha rinsaldato antichissimi legami, che il susseguirsi del tempo e le vicissitudini della storia, se possono alle volte aver allentato, mai hanno reciso, perché non possiamo non pregare in ogni Divina Liturgia per “la pace del mondo intero, per la stabilità delle sante Chiese di Dio e per l’unione di tutti”. E questi giorni di permanenza in Puglia ci hanno manifestato ancora una volta la vocazione ecumenica di questa terra, intreccio di radici del cristianesimo greco e del cristianesimo latino.

            Questa visita alla Vostra Comunità pertanto – oltre a gioire per quanto vediamo, vuole portarvi la testimonianza dell’amore che il Patriarcato Ecumenico e tutta la Chiesa Ortodossa hanno per voi, che vi preparate a servire la Chiesa, o che già la servite nel ministero ordinato.

            Vogliamo esortarvi pertanto, come un Padre con i propri Figli, affinché la vostra vocazione sia piena alla chiamata del Padre Celeste, sia una vocazione vivificata dallo Spirito Santo, che testimonia l’annuncio che il Figlio ci ha lasciato. Una vocazione di amore e di relazione, secondo l’esempio delle Tre Persone Divine nella Santissima Trinità.

            Seguite, ascoltate i Vostri Maestri, i Vostri Professori, i Vostri Padri Spirituali, amateli e rispettateli, perché è preziosa la loro opera agli occhi del Signore. Anche noi vogliamo incoraggiarvi in questa splendida Comunità, proponendovi cinque percorsi, che reputiamo importanti:

            Primo: La Formazione Teologica.

            Formarsi teologicamente non significa apprendere solamente delle nozioni offerte dalle varie materie dell’ordinamento degli studi; Teologo, è colui che prega, è colui che parla delle cose di Dio, non come un osservatore esterno, ma come un vero imitatore, immerso nella conoscenza di Dio. Cristo annunciava e ammaestrava, insegnando le cose di Dio. La Chiesa nel corso della sua bi-millenaria storia, è attenta a quanto lo Spirito dice: “Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” (Gv. 14,26). In questo modo fin dalla Chiesa Nascente si è diviso il grano buono dalla zizzania, affinché solo la Verità fosse annunciata. I Padri della Chiesa Indivisa hanno manifestato con i loro insegnamenti il soffio dello Spirito ed i Concili Ecumenici hanno attuato il percorso teologico della Chiesa. E’ fondamentale quindi che la Tradizione, espressione della vivificante Parola di Dio, e la stessa Esegesi Biblica accompagnino chi si accinge a servire nella Chiesa.

            Secondo: La Formazione Spirituale.

            Conoscere Dio, significa fare esperienza di Dio con il cuore, e la preghiera è il mezzo e lo strumento che pone ognuno di noi davanti al Volto di Dio. Ma dobbiamo farci soprattutto noi stessi preghiera, perché la preghiera è un mistero radicato nella nostra coscienza spirituale. Efrem il Siro diceva che “La preghiera è la madre di tutte le virtù. Preserva la temperanza, sopprime la collera, previene i sentimenti di orgoglio e d’invidia, attira lo Spirito Santo verso l’anima ed eleva l’uomo verso il cielo”. Per questo anche San Serafino di Sarov diceva che: “Se non conosci Dio non puoi amarlo e potrai amarlo solo se lo vedi, ma lo puoi vedere solo se lo conosci”. In questo c’è però bisogno della paternità spirituale, colui che guida il neòfito al corretto cammino verso Dio, senza influenzarlo o sforzarlo, ma conducendolo per mano, per entrare nel mistero di Dio. E questo sempre in unione col vescovo, soprattutto per un prete o un confessore. Come dice San Ignazio di Antiochia: “Nessuno senza il vescovo faccia qualcosa che riguarda la Chiesa” (Lettera agli Smirnesi).

            Terzo: Vita e Formazione Liturgica.

            I Santi Misteri della Chiesa sono le mani di Dio nella storia dell’uomo; vivere la Liturgia e santificarsi con essa è opera del sacerdote per santificare il popolo. San Basilio, nelle sue esortazioni al Sacerdote esclama: “Cerca, o sacerdote di presentarti come un lavoratore che non ha di che vergognarsi e che dispensa rettamente la parola di verità… Presentati con cuore puro al Santo Altare.” Pertanto chi serve all’Altare del Signore, deve essere degno di questo servizio, deve essere cosciente, soprattutto nel celebrare la Santa Eucarestia, di essere al cospetto di Dio, del Suo Corpo e del Suo Sangue. Non “abituiamoci alla Liturgia”, ma viviamola come “fosse la prima e l’ultima e la sola”. E’ detto infatti “Non date le cose sante ai cani e non gettate le perle ai porci” (cfr. Mt. 7,6).

            Quarto: Il servizio ai Fratelli.

            Il sacerdote deve avere amore per tutto, per ogni cosa, per ogni fratello e sorella e soprattutto per i più poveri. Povertà materiale e povertà spirituale, sono mali che affliggono le nostre società post-industriali. Nell’epoca dell’appiattimento e della globalizzazione, il sacerdote deve essere vigile sentinella e capire la povertà dell’essere umano, non deve lasciarsi travolgere, ma deve essere porto sicuro per la nave della Chiesa e braccia che accolgono e mai giudicano. Troppe volte, i nostri fratelli bussano alla porta della Chiesa, cercando un’àncora di salvezza, ma ci trovano troppo occupati nelle nostre faccende della vita. Leggiamo infatti nel Vangelo di Matteo: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”. (Mt. 25,40)

            Quinto: L’amore per l’unità della Chiesa.

            Da questa terra così ricca di profumo di unità, non deve mancare un impegno tutto particolare a lavorare per il comandamento del Signore: “Ut unum sint” – “ἵνα πάντες ἓν ὦσι” (Gv. 17,21). Lavorare per l’Unità delle nostre chiese, significa conoscerci reciprocamente, conoscere le tradizioni gli uni degli altri, significa rispetto e anche pazienza. “Vi riconosceranno da come vi amerete”. (Gv 13,35).

            Figli amati nel Signore,

            Vi accompagni in questo percorso formativo la tenera protezione della Madre di Dio, la Theotokos, Colei che si è fidata completamente di Dio nel momento della Annunciazione, colei che ha il volto della tenerezza per suo Figlio e per tutti noi e che qui venerate con particolare ardore come “Regina Apuliae” e che custodite la Sua Santa Icona.

            Nel ringraziarvi per la Vostra Ospitalità, Vi benediciamo tutti, portandovi nel cuore con affetto e nella preghiera con amore, “perché là il Signore ha disposto la benedizione e la vita in eterno.” (Sal. 132).

            Grazie.

Bartolomeos

Patriarca Ecumenico

Arcivescovo di Costantinopoli