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San Sabino

ssabino.jpgLa Chiesa di Bari, pur non avendolo avuto come suo vescovo, venera in modo tutto speciale S. Sabino, affidandosi alla sua particolare protezione.

S. Sabino, originario di Canosa di Puglia, l'antico e importante "municipio romano", apparteneva a famiglia cristiana di elevata posizione sociale. Divenuto sacerdote, in una realtà sociale che stentava ad assorbire il messaggio cristiano, coltivò prima di tutto nel popolo il rispetto della persona umana, l'amore alla giustizia e alla verità, per poi aggiungervi l’educazione alla vita di fede e di carità. Alla morte del vescovo Memore, nel 514, all'età di 54 anni, gli subentrò nella sede di Canosa, in un momento particolarmente grave per la Chiesa in Italia, dominata dai Goti e con il re Teodorico che favoriva gli Ariani. A Canosa, per di più, all'emergere degli Ariani, persisteva un paganesimo duro a estinguersi. S. Sabino si manifestò maestro illuminato, guida ferma e decisa del suo popolo che "nutriva abbondantemente con la Parola di Dio". Sotto la sua guida, si può dire che Canosa acquistò il suo volto cristiano vero e proprio, facendo fruttificare al massimo l’eredità ricevuta dai grandi e santi vescovi che lo avevano preceduto.

Canosa, per la sua opera di pacificatore, fu salvata dalla devastazione dei Goti e giustamente lo designò "difensore della città".

Sabino, oltre a costruire la Chiesa canosina con "pietre vive", pensò anche a costruire quella materiale: il vasto Battistero dodecagonale, detto di S. Giovanni, la basilica dedicata al Salvatore, una chiesa dedicata alla Vergine, una ai SS. Cosma e Damiano, una al martire S. Quirico.

Tutta questa realtà fa emergere l’interesse del vescovo per il bene della comunità a lui affidata.

Negli Atti di San Lorenzo, vescovo di Siponto, i Bollandisti scrivono: "S. Benedetto sul monte Cassino, S. Germano nella città di Capua, S. Sabino nella città di Canosa, sedendo sulle loro cattedre episcopali, rifulgevano nel mondo come astri di prima grandezza nel cielo".

Inoltre, a più vasto raggio, la saggezza di S.Sabino venne in aiuto anche al papa Bonifacio II che, nel 531, lo chiamò al Sinodo Romano per la causa di Stefano di Larissa contro il patriarcato di Bisanzio. Più tardi, nel 535, da papa Agapito venne mandato a Costantinopoli, quale suo rappresentante, dall'imperatore Giustiniano per risolvere alcune delicate questioni.

Dopo un episcopato di ben 52 anni, il 9 febbraio 566 segnò il suo "dies natalis", all’età di 105 anni, e il suo corpo, per un certo tempo, trovò probabilmente sepoltura nella Cattedrale di Canosa, dedicata a S. Pietro, ubicata fuori le mura della città.

Ai tempi delle razzie dei Saraceni, tra 1'870 e 1'875, la vecchia Cattedrale fu abbandonata e ne fu costruita una nuova, in città, dedicata ai SS. Giovanni e Paolo, dove, sotto l'altare, fu deposto il corpo di S. Sabino.

Sempre in questo periodo si attribuisce l’unificazione della sede vescovile di Canosa a quella di Bari dove, in seguito, nel secolo XI, anche le reliquie di S. Sabino vennero traslate, al tempo del vescovo Angelario.

L'unione delle due sedi vescovili non fu, a quanto risulta, del tutto pacifica e a Canosa i Normanni difesero a lungo la sede vescovile, ampliarono e abbellirono la Cattedrale che fu nuovamente dedicata da papa Pasquale II, nel 1101. Ma nonostante questo rivivere, a partire dagli ultimi anni dell'epoca sveva, Canosa entrò nell'ombra, pur rimanendo sempre viva con Bari la polemica sul possesso delle reliquie di S.Sabino. Canosa, infatti, vanta di possedere reliquie insigni come il cranio e un braccio, custodite nell'attuale Cattedrale, e venera S. Sabino come protettore, lo celebra nella liturgia due volte all'anno: per il transito il 9 febbraio, e il 1 agosto per la traslazione delle ossa.

Bari, a sua volta, tributa al santo grande venerazione, celebrandone la festa liturgica il 9 febbraio e conservando altre sue reliquie sotto l’altare principale della cripta della Cattedrale, che è a luì dedicato.

A lui è dedicato il largo dell’arcivescovado ove, al centro, è collocata una sua statua.