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Bari: il vero miracolo di san Nicola

Da qui partivano le crociate, oggi è una città dal cuore ecumenico. Le guide che accompagnano turisti e pellegrini sempre più numerosi vengono a rendere omaggio a San Nicola. A cui sono dedicate la Basilica cattolica e una chiesa di culto ortodosso russo

Nei vicoli di Bari vecchia, finalmente restituiti al passeggio e al turismo, si aprono squarci sui secoli andati. Via dei Crociati, a due passi dalla basilica di San Nicola, ricorda che da qui partivano le navi alla riconquista del Santo sepolcro.

Il castello normanno svevo guarda il mare, mentre a Palazzo Simi sono al lavoro gli archeologi della città. Fra le pietre bianche, gli archi, le strade strette che si inseguono come in un labirinto, sembrano risuonare le voci arabe che fecero della città, tra l’847 e l’871, il più rilevante insediamento islamico della penisola italiana.

Ma anche quelle dei cristiani e dei bizantini che contesero la città ai longobardi. Le voci, anche, dei saraceni e dei normanni. È un intreccio di storia, cultura e arte, questo pezzo di Italia. La terza città, dopo Napoli e Palermo, più popolosa del Mezzogiorno e il primo porto per scalo passeggeri dell’Adriatico si mostra allo sguardo dei turisti aprendo i suoi tesori di musei e reliquie, di edicole votive – 120 nella sola Bari vecchia –, di chiese e sfarzo.

È una città ricca, questa. Basta gettare un occhio nelle vetrine di via Andrea da Bari o di via Sparano o fare un salto in corso Cavour su cui si affaccia, restaurato, il Teatro Petruzzelli.

Siamo nel cuore del quartiere murattiano, nella parte sud, quella più moderna. È città suggestiva, Bari.

Un po’ nordeuropea, con l’affascinante piazza del Ferrarese, uno dei punti di accesso alla città vecchia e meta obbligata della movida barese, e un po’ mediterranea. Porta privilegiata per il dialogo con l’Est.

Lo ricordano le doppie scritte, in italiano e russo, che compaiono in tutta la città vecchia; lo ricordano le guide che accompagnano turisti e pellegrini sempre più numerosi che qui vengono a rendere omaggio a San Nicola. E fu lo stesso Vladimir Putin, nel 2003, che, come presidente della Federazione russa, volle suggellare questa devozione regalando a Bari una statua del santo che fa bella mostra nella piazza antistante la basilica.

La targa posta dietro il monumento ricorda: «Quale dono alla vostra città, che custodisce quel grande e sacro tesoro che sono le reliquie di San Nicola, arcivescovo di Mira di Licia, si trasmette una statua dello stesso taumaturgo (…). Possa questo dono essere testimonianza non soltanto della venerazione del grande santo da parte dei russi, ma anche della costante aspirazione dei popoli dei nostri Paesi al consolidamento dell’amicizia e della cooperazione».

Amicizia e cooperazione che i Domenicani, che reggono la basilica, non si stancano di coltivare con una serie di iniziative ecumeniche che si intensificano a ridosso del 6 dicembre, giorno in cui si festeggia san Nicola. Anche se qui un’altra data viene ricordata con processioni, feste e l’affascinante “sposalizio del mare”: l’8 maggio, giorno in cui le reliquie furono portate nella città.

I baresi contesero a Venezia i resti di san Nicola andando a prenderli nella cattedrale di Mira quando questa cadde in mano musulmana. Era il 1087 e le due città, dirette concorrenti nei traffici marittimi, misero in mare le proprie navi. Giunse prima la spedizione barese di 62 marinai, cui oggi è dedicata una delle piazze della città vecchia, che presero i frammenti ossei più grandi. In seguito i veneziani recuperarono i frammenti più piccoli (che comunque costituiscono circa metà dello scheletro del santo) e li portarono nella loro città. Dalle ossa del santo, quando il 9 maggio viene aperto il foro della teca in cui sono racchiuse, sgorga un’acqua che i laboratori di chimica dicono di particolare purezza.

In assenza di convincenti spiegazioni scientifiche, il popolo si limita a considerarlo il “miracolo della manna” da parte del santo, copatrono della città assieme a san Sabino, cui è dedicata la pregiatissima cattedrale di Bari. Ma il vero miracolo qui sembra essere l’ecumenismo ordinario che si respira. Nella cripta dove riposano le ossa del santo pregano insieme ortodossi e cattolici. Davanti all’icona di san Nicola arde l’uniflamma, segno dell’unica fede alimentata dalle due tradizioni, orientale e occidentale. Donata alla basilica nel 1936, fu accesa assieme nel 1984 da papa Giovanni Paolo II e dal metropolita di Mira Crisostomo Konstantinidis. Da qui la luce sembra espandersi a tutta la città, a questa porta verso l’Oriente che, come dice anche la sua forma geografica, è capace di volare alto, verso mete ambìte, come un’aquila con le ali spiegate.

Annachiara Valle

© www.famigliacristiana.it, 6 dicembre 2017

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