Il nuovo libro con Benedetto XVI: la Chiesa trabocca nuove possibilità

Nel 1958 Joseph Ratzinger scrisse uno  dei suoi primi libri di successo,  La fraternità  cristiana, che anticipava alcune  delle intuizioni fondamentali della sua visione   teologica. Diceva il giovane teologo: «La preghiera cristiana del  Padre Nostro non è l’invocazione di un’anima, la quale non conosce   altro che Dio e se stessa, bensì è legata  alla comunità dei fratelli,  insieme ai quali siamo l’unico Cristo». Poi continuava: la nostra   fraternità si basa sulla comunione con Cristo aperta non solo ai forti e  ai sapienti ma a tutti, soprattutto ai più deboli, ai poveri, agli   umili e ai perseguitati. Vi è qui l’anticipazione  di quella fraternità e  complementarietà tra papa Benedetto e papa Francesco di cui abbiamo  avuto alcune conferme significative  in questi giorni. 
Papa Francesco l’ha sottolineato  nella prefazione al mio volume  Servitore  di Dio e dell’umanità parlando del debito  di gratitudine che noi tutti abbiamo verso   Ratzinger per il suo contributo alla cultura  e alla fede, per  l’elaborazione di un magistero  in grado di rispondere alle attese del  nostro  tempo. Gli rispondeva Benedetto nell’intervista  acclusa al mio  volume parlando della disponibilità di papa Francesco verso tutti gli  uomini. Ora l’altro ieri, presentando il mio libro a papa Bergoglio, in  margine all’udienza  generale del mercoledì, ho avuto modo di toccare  quasi con mano questa disponibilità.  Si notava nello sforzo delle  catechesi  di giungere a tutti, di comunicare, di infondere fiducia ai  presenti a partire non dalle  gerarchie consolidate, bensì dalla  successione  delle Beatitudini, dei poveri, dei miti, di coloro che  soffrono. 
 Poi nell’intervista  Ultime conversazioni di Peter  Seewald di cui il Corriere della Sera ha anticipato  alcuni stralci papa Benedetto fa un’altra  affermazione  di grande interesse: parla della  riforma pratica del suo successore,  della sua capacità di mettere in pratica azioni di carattere   organizzativo. Qui non c’è più unicamente fraternità e comunione, ma  anche complementarietà  e integrazione al servizio della Chiesa. Dice  ancora Benedetto XVI: «L’elezione  di un cardinale latino-americano  significa che la Chiesa è in movimento, è dinamica, aperta,  con davanti  a sé prospettive di nuovi sviluppi». Qui il pensiero va a Guardini e al  suo grido di entusiasmo che aveva aperto la riflessione  sulla Chiesa  all’inizio del XX secolo: «Si è innescato un processo religioso di  portata  imprevedibile: la Chiesa si risveglia nelle anime». E poi al  Vaticano II, a quella Costituzione  sulla Chiesa che nel proemio  afferma: «La Chiesa è ... come un Sacramento o segno e strumento  dell’intima unione con Dio e dell’unità  di tutto il genere umano». 
È  l’invito concorde dei due Pontefici a non attardarsi in dinamiche di  piccole contraddizioni intraecclesiali,  di progressisti e conservatori,  prendendo  magari a pretesto presunte discordanze  tra i due Pontefici.  Dice ancora Benedetto  XVI: «Ciò che è bello e incoraggiante è che  proprio nella nostra epoca accadono cose  che nessuno si aspettava e  mostrano che la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità  ».  Bisogna dunque guardare avanti perché la prospettiva è ancora una volta  nuova ed entusiasmante. 
 C’è la stanchezza dell’Europa che da  tempo ormai non sembra più in grado  di sperimentare l’entusiasmo del  Vangelo, ma vi sono i popoli dell’America, dell’Africa e dell’Asia che  con insistenza chiedono con le parole di Filippo: mostra ci la  misericordia del Padre nell’accogliere i poveri e i diseredati, quanti  subiscono violenza e aggressione, quanti sono deboli e affamati. È il  compito che la Chiesa ha davanti a sé e che può svolgere  solo nella  fedeltà a Cristo, rimanendo aggrappata  al Maestro di Nazaret con tutte  le forze, in una disposizione di generosità e donazione.  E l’Europa? La  lasciamo al suo destino  di stanchezza e indifferenza? Con san Paolo,  Benedetto XVI risponderebbe: impossibile.  Nel suo pontificato egli con  insistenza ha proposto al Vecchio Continente l’ideale di un nuovo  umanesimo per il 2000 basato sul dialogo tra le religioni, sulla  collaborazione tra autorità politiche e religiose a partire da una   laicità sana e rispettosa, sull’amore per il Creato, sulla via della  bellezza che viene da Dio e a lui riconduce.
 
E l’arrivo di nuove  forze  provenienti da altri Paesi e continenti può ben essere lo  stimolo che può dare nuova linfa  anche al Vecchio Continente. In  conclusione  Benedetto XVI fa nella nuova intervista una  confessione  che desta tenerezza: «Non riesco  a vedermi come un fallito». Possiamo  ben credergli. Come dice papa Francesco: tutti siamo  debitori verso il  Pontefice emerito, tutti gli dobbiamo amore e riconoscenza per il suo  servizio alla verità, per il suo amore a Cristo e alla Chiesa.
Elio Guerriero
© Avvenire, 9 settembre 2016
Benedetto XVI: così ho vissuto la mia rinuncia

"Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza.  Ma non riesco a vedermi come un fallito". "Francesco è l'uomo della  riforma pratica e ha anche l'animo per mettere mano ad azioni di  carattere organizzativo".
Sono due frasi del papa emerito Benedetto XVI, contenute nel libro-intervista Ultime conversazioni in uscita domani nelle librerie per Garzanti e curato dal suo biografo, Peter Seewald, il cui contenuto è anticipato oggi dal Corriere della Sera.  "Ho scritto io il testo della rinuncia", spiega Joseph Ratzinger. "Non  si è trattato di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una  fuga per l'incapacità di farvi fronte. Nessuno ha cercato di ricattarmi.  Non l'avrei nemmeno permesso. Se avessero provato a farlo non me ne  sarei andato perché non bisogna lasciare quando si è sotto pressione. E  non è nemmeno vero che ero deluso o cose simili. Anzi - continua -,  grazie a Dio, ero nello stato d'animo pacifico di chi ha superato la  difficoltà. Lo stato d'animo in cui si può passare tranquillamente il  timone a chi viene dopo". 
"Felice del mio successore"
Benedetto  XVI si dice quindi "felice" del successore Jorge Bergoglio, la cui  elezione è stata il segno di una "Chiesa viva". Ratzinger interviene  anche sul tema di un presunto gruppo di pressione omosessuale in  Vaticano: "Effettivamente - afferma - mi fu indicato un gruppo, che nel  frattempo abbiamo sciolto. Era appunto segnalato nel rapporto della  commissione di tre cardinali che si poteva individuare un piccolo gruppo  di quattro, forse cinque persone. Se ne formeranno altri? Non lo so.  Comunque il Vaticano non pullula certo di casi simili". 
"La scristianizzazione progredisce"
Nel  testo Benedetto XVI sprona anche la Chiesa a cambiare: "È chiaro che la  scristianizzazione dell'Europa progredisce, che l'elemento cristiano  scompare sempre più dal tessuto della società. Di conseguenza la Chiesa  deve trovare una nuova forma di presenza, deve cambiare il suo modo di presentarsi". 
"Bisogna prepararsi alla morte"
Il  Papa emerito confida quindi come si prepari alla morte. "Bisogna  prepararsi alla morte - afferma -. Non nel senso di compiere certi atti,  ma di vivere preparandosi a superare l'ultimo esame di fronte a Dio. Ad  abbandonare questo mondo e trovarsi davanti a Lui e ai santi, agli  amici e ai nemici. A, diciamo, accettare la finitezza di questa vita e  mettersi in cammino per giungere al cospetto di Dio". 
Il libro è un "testamento spirituale"
"Queste Ultime conversazionì - spiega la scheda del libro - rappresentano il testamento spirituale, il lascito intimo e personale del Papa che più di ogni altro è riuscito ad attirare l'attenzione sia dei fedeli sia dei non credenti sul ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo".  Nella sua lunga intervista con Peter Seewald - annota la scheda del  volume - il Papa emerito "affronta per la prima volta i tormenti, la  commozione e i duri momenti che hanno preceduto le sue dimissioni; ma  risponde anche, con sorprendente sincerità, alle tante domande sulla sua  vita pubblica e privata: la carriera di teologo di successo e  l'amicizia con Giovanni Paolo II, i giorni del Concilio Vaticano e  l'elezione al papato, gli scandali degli abusi sessuali del clero e i  complotti di Vatileaks". 
Peter Seewald, scrittore e giornalista tedesco, ha già scritto con Benedetto XVI Sale della terra (1996), Dio e il mondo (2000) e Luce dal mondo
(2010).
© Avvenire, 8 settembre 2016
            