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Caivano. "Vietato" andare a Messa e all'oratorio, Patriciello: ordine del boss

I camorristi indicano don Maurizio come il responsabile del giro di vite sulle occupazioni abusive nel quartiere e “vietano” ai figli di andare a Messa, a catechismo e all’oratorio

Non si può andare a Messa, frequentare l’oratorio, andare al catechismo. L’ordine sarebbe partito dai camorristi che avevano trasformato il Parco Verde di Caivano in un supermarket della droga aperto 24 ore su 24 e che ora si ritrovano sempre più nell’angolo, dopo le centinaia di arresti messi a segno negli ultimi due anni e l’azione repressiva decisa dal governo nell’estate scorsa.

Ci sarebbe anche questo dietro la protesta che decine e decine di abitanti del quartiere hanno portato nelle strade della città in provincia di Napoli sabato scorso contro le oltre 254 ordinanze di sgombero — circa un terzo delle case popolari di cui è costituito il quartiere, per intenderci — inviate nelle settimane scorse dalla procura di Napoli Nord a occupanti abusivi che non hanno mai pagato il canone. I clan si sarebbero spinti molto in là, fino a minacciare di occupare la chiesa.

È stato don Maurizio Patriciello, parroco nel Parco Verde, a rivelare questi timori nell’omelia domenicale. I camorristi, che sabato hanno addirittura provato a impedire fisicamente ai fedeli di entrare a Messa (ma la presenza massiccia delle forze dell’ordine li ha scoraggiati), starebbero cercando di fare terra bruciata intorno al sacerdote, che si trova sotto scorta da quasi due anni per le minacce ricevute dai clan dell’area a nord di Napoli in seguito alle sue denunce contro il crimine organizzato, facendolo passare per il responsabile della stretta contro le occupazioni abusive: lui che l’estate scorsa invocò e ottenne l’arrivo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e un intervento repressivo dello Stato a Caivano in seguito all’ennesima tragedia vissuta dalla città, ovvero gli stupri subiti da due ragazzine del posto ad opera di alcuni adolescenti e giovani.

Ma il parroco non ci sta, e anche ieri ha ribadito che «non capisco che senso abbia protestare, quando il prefetto e la procura hanno detto più volte che non ci saranno subito gli sgomberi (nei quali sarebbero coinvolte più di 419 persone, ndr), come si era pensato all’inizio, che ci sarà attenzione alle persone più fragili e che si procederà con gradualità: l’ho spiegato io stesso alle persone del quartiere riunite in chiesa»

Oggi nel Parco Verde arriverà il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, che presiede la cabina di regia sulle occupazioni abusive nel Napoletano, a ribadire di persona agli abitanti del quartiere la propria posizione sulla questione sgomberi: è stata già chiarita in una nota della settimana scorsa, in cui si precisa che nel piano di priorità stabilito nell’ambito della liberazione delle case popolari occupate abusivamente si terrà conto delle «diverse problematiche dei territori interessati», della salvaguardia dei «soggetti in condizione di fragilità» e che si procederà «con gradualità», esaminando caso per caso, «con tempi istruttori certi» le istanze di regolarizzazione. Resta fermo, tuttavia, l’impegno «per il rispristino della legalità e per ristabilire il rispetto delle regole nelle zone ad alto rischio sociale e degrado, per il contrasto agli interessi illeciti della criminalità».

Ciò vuol dire, dunque, che gli sgomberi non avverranno tra pochi giorni, come si era pensato all’inizio del mese scorso, quando furono recapitate le 254 ordinanze di sgombero agli occupanti abusivi del quartiere. Il prefetto di Napoli arriverà nel pomeriggio in un Parco Verde blindato dalle forze dell’ordine per ribadire la sua linea. Dall’altra parte c’è chi invece ribatte con lo slogan che circola nelle chat e viaggia sulle bocche degli abitanti del quartiere, suggerita da chi ha interesse a soffiare sul fuoco e, ogni giorno che passa, perde sempre più quel controllo del territorio che ha esercitato per anni: “O tutti o nessuno”.

Antonio Averaimo, Napoli

© Avvenire, martedì 27 febbraio 2024

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