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Caritas, aumentano i "nuovi poveri" dal 31% al 45%

Presentato il Rapporto 2020 povertà ed esclusione sociale intitolato "Gli anticorpi della solidarietà". Registrato un incremento del 12,7% del numero di persone seguite rispetto allo scorso anno

La pandemia sociale in Italia ha ora una fisionomia ben definita. Il rapporto 2020 sulla povertà della Caritas italiana intitolato "Gli anticorpi della solidarietà" e presentato ieri fotografa infatti lo scenario economico e sociale dell’attuale crisi da Covid19, lanciando l'allarme su "il tempo di una grave recessione economica" in arrivo e la nascita conseguente di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008.

Un quadro di impoverimento inaspritosi in pochi mesi allargando la platea degli ultimi. I nuovi poveri che nel 2020 si sono presentati per la prima volta ai centri di ascolto sono passati dal 31% al 45%. Significa che quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas in parrocchia non si era mai vista. E sempre di più sono famiglie con minori, donne, giovani che dal precariato sono passati alla disoccupazione. Per chi guarda al passaporto degli ultimi, i nuclei di italiani sono la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno).

E dai monitoraggi effettuati con tutte le Caritas diocesane durante e immediatamente dopo il lockdown e nei mesi estivi, si registra un incremento del 12,7% del numero di persone seguite nel 2020 rispetto allo scorso anno. Il record degli assistiti resta quello dei giorni della lunga chiusura, 450 mila persone tra marzo e maggio, con un calo in estate. Ora c'è l'incognita di nuove chiusure.

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In quello che il rapporto chiama "tempo inedito,", gli interventi della rete Caritas sono stati numerosi e diversificati. Anzitutto i circa 62mila volontari, a partire dai giovani impegnati nel Servizio civile universale. Circa 19 mila over 65 si sono dovuti fermare per ragioni di sicurezza sanitaria mentre 5.339 nuove leve under 34 si sono attivate in questo tempo nell'emergenza.

Appena possibile sono stati riaperti i centri di ascolto “in presenza”, per lo più su appuntamento o ad accesso libero in parallelo con i servizi telefonici e on line ancora molto diffusi. Si è poi affinata nell'83% delle diocesi la preziosa attività sul fronte dell’accompagnamento e orientamento rispetto alle misure previste dal Decreto “Cura Italia” e “Decreto Rilancio, permettendo a numerose persone e famiglie in difficoltà di poter accedere ai sostegni pubblici.pubblici.

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Nella indagine sulle misure di emergenza, nella metà dei casi (50,1%) i servizi e gli operatori Caritas sono stati identificati come la principale forma di aiuto e sostegno, sia concreto che psicologico durante l’emergenza Covid. In 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati per sostenere piccoli commercianti e lavoratori autonomi con fondi specifici per le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività). Per il direttore della Caritas don Francesco Soddu ,"anticorpi sono i volontari, l'ascolto, ma soprattutto la solidarietà della comunità di cui spesso ci parla il Papa e in cu tutti sono chiamati a contribuire ".

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Paolo Lambruschi

© Avvenire, sabato 17 ottobre 2020